Fabio Capello: "Sono felice qui in Russia"

L'allenatore della Nazionale russa di calcio, Fabio Capello (Foto: Petr Titarenko)

L'allenatore della Nazionale russa di calcio, Fabio Capello (Foto: Petr Titarenko)

Disciplina e genio, la ricetta per vincere dell'allenatore italiano sulla panchina della Nazionale di calcio russa dal 2012. L'importanza delle regole, in campo e fuori, rivelate in un'intervista

In pochi mesi di lavoro con la Nazionale russa di calcio, mister Fabio Capello è riuscito a ottenere il miglior inizio nella storia della squadra nei gironi di qualificazione per il Campionato del Mondo Brasile 2014.

Nell'autunno 2012, la Nazionale, profondamente rinnovata con l'arrivo dell'allenatore italiano, ha vinto quattro partite su quattro e attualmente è in vantaggio di cinque punti sui portoghesi, principali favoriti del girone. Significa che la Russia per la prima volta in 12 anni ha ottime chance di approdare alle fasi conclusive dei Mondiali. Ma alla vigilia della partita in trasferta contro l'Irlanda del Nord Capello non ha fretta di esultare.

Mister Capello, con quale stato d'animo attende il match con l'Irlanda del Nord? È fiducioso delle sue forze?
Un allenatore deve sempre sentirsi sicuro di sé. Altrimenti è meglio che si cerchi un altro lavoro. Credo che per noi questo sarà il match più importante. L'Irlanda del Nord ha pareggiato in casa con i portoghesi, e per la nostra squadra la trasferta a Belfast sarà un test molto importante. Spero tanto che i giocatori siano arrivati in Nazionale nella forma fisica ottimale. Il problema però è che quest'anno non hanno giocato molti incontri ufficiali. Per raggiungere la necessaria condizione fisica bisogna fare più pratica. 

Alcuni tifosi ritengono che la Nazionale russa si sia già assicurata la partecipazione ai Mondiali. Non c'è il rischio che questo stato d'animo si trasmetta anche ai giocatori?
No (Sorride). Perché cinque punti di vantaggio non sono affatto sufficienti. Abbiamo giocato solo quattro partite, ne abbiamo ancora davanti sei. Non sarà affatto facile qualificarsi per il Campionato del Mondo. Sì, siamo partiti bene e abbiamo distanziato il Portogallo. Ma un torneo di qualificazione è un percorso lungo.

Lei lavora in Russia già da sei mesi. Qui ha ottenuto tutto ciò che si aspettava?
Ho incontrato un po' di difficoltà all'inizio, quando ho dovuto scegliere il luogo migliore a Mosca per i raduni prima delle partite in casa. Ho visitato la base di Kratovo, dove ha il suo quartier generale l'Anzhi, ma alla fine ci siamo stabiliti allo Swiss Hotel e ci alleniamo nello stadio del Torpedo. È una scelta molto azzeccata per noi. Inoltre, quando abbiamo giocato l'ultima partita nello stadio del Lokomotiv il campo non era nelle migliori condizioni. Abbiamo preferito giocare l'incontro successivo al Luzhniki. L'anno prossimo sarà ancora più dura, quando verrà chiuso lo stadio Luzhniki a Mosca non resterà più nemmeno uno stadio (ride). Pertanto, gli incontri con Lussemburgo e Israele prevediamo di giocarli a San Pietroburgo. 

Le piace il tempo in Russia? Mosca qualche giorno fa è stata sommersa dalla neve.
A me piace. Solo una volta le condizioni atmosferiche mi hanno un po' guastato l'umore. Ma non vedo niente di terribile nel fatto che nevichi per un paio di giorni.

Lei è un grande amante della cultura russa. Si sente a proprio agio a Mosca? Trova il tempo di andare a vedere l'opera, che ama tanto, o delle mostre d'arte?
Sì, non c'è assolutamente alcun problema. Qui sono felice. Mia moglie vive stabilmente a Mosca, come me. Abbiamo preso in affitto un appartamento in centro, perché a me non piacciono gli alberghi. Anzi, si può dire che odio vivere in hotel, quell'atmosfera mi deprime. Amo la libertà che si può avere solo quando si vive in un appartamento. In casa puoi impiegare il tuo tempo come ti pare: mangiare, bere, ascoltare musica.

La sua severità è leggendaria. Quali sono le sue "regole di vita"? C'è una lista di cose che i suoi giocatori non devono fare?
Sono regole assolutamente normali, che riguardano qualsiasi sportivo. La prima cosa è il rispetto. Il rispetto delle regole, degli orari della giornata, il rispetto per tutte le persone con cui si lavora. Senza rispetto non si ottiene niente. Mi dica perché a colazione tutti devono aspettare un solo giocatore che non si è svegliato in tempo? Ricordo quando nel 1972 venivano a mangiare i giocatori del leggendario Ajax con Johan Cruijff. Si sedevano a tavola tutti insieme, vestiti alla stessa maniera. Se vuoi creare un gruppo che sia unito, devi fare qualcosa. Niente cose straordinarie solo perché tu sei una stella. Sei una stella sul campo di calcio, dove devi giocare al massimo livello e portare risultati. Ma la cosa migliore è quando i calciatori più bravi riuniscono intorno a sé tutti gli altri, creano un collettivo. Non è l'allenatore a farlo, ma loro stessi. Ricordo Baresi, Maldini, Van Basten, Raoul, Hierro, Beckham. Fuori dal campo si comportavano in modo semplice, erano come tutti gli altri. Questo è lo stile di comportamento di cui abbiamo bisogno: non delle star viziate per cui ci vuole un trattamento particolare. È una regola semplice. Rispetto, rispetto e ancora rispetto.

Cosa ci può dire della mentalità dei calciatori russi? È diversa da quella che ha incontrato in Italia, in Spagna o in Inghilterra?
No, non direi. Semplicemente, il modo di vivere dipende dalle usanze di questo o quel Paese. In Spagna è normale andare a letto alle due di notte e sedersi a tavola per cenare alle dieci di sera. Gli italiani sono un po' diversi. Dopo la partita preferiscono andare in discoteca e passarci tutta la notte. Agli inglesi piace riunire tutta la squadra per bere qualcosa insieme. È il loro stile di vita. Ma, lo ripeto ancora una volta, è di importanza cruciale il rispetto delle regole. Quando ci si prepara a una partita, bisogna dare il massimo di sé negli allenamenti, cercare di migliorarsi continuamente in qualche aspetto. Perciò, quando la squadra si riunisce per alcuni giorni, la giornata è fatta di lavoro, sonno, e pasti. E poi bisogna creare lo spirito di squadra.

Quante partite di calcio guarda in una settimana? Le ha mai contate?
Mi faccia pensare. La settimana scorsa non ho guardato partite soltanto venerdì, perché quel giorno non ce n'erano. Di solito nel weekend e di lunedì ci sono le partite del campionato russo, poi da martedì a giovedì le coppe europee. Calcio tutti i giorni. Ma è normale, è il mio lavoro.  

Che cosa l'ha colpita maggiormente nel calcio di questi ultimi anni?  
Per come la vedo io, nella storia del calcio vi sono state tre importanti svolte. La prima la fece l'Ajax con Cruijff all'inizio degli anni '70. Era un calcio totale con un pressing fantastico. Poi c'è stato il Milan del periodo di Arrigo Sacchi e del mio periodo. Abbiamo fatto qualcosa di nuovo dal punto di vista del pressing, e giocavamo molto compatti. La terza svolta è stata quella del Barcellona di oggi. È un nuovo stile, davvero innovativo. Anche gli altri stanno inventando qualcosa: battono le punizioni in maniera diversa, trovano delle soluzioni interessanti per i calci d'angolo. Ma qualcosa di veramente completo lo hanno fatto solo le tre squadre che ho appena menzionato.

Vuol dire che per la prossima svolta dovremo aspettare altri 20 anni?
Chissà? (Ride). Probabilmente sì. Vediamo quando arriverà qualcuno che introdurrà delle idee nuove. A me interessa molto, davvero.

L'intervista è stata pubblicata in versione ridotta nell'edizione cartacea di "Russia Oggi" del 28 marzo 2013

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