La copertina del libro “L’isola incantata. Nuovi racconti sull’Italia”.
: ufficio stampaIsola delle sirene, perché secondo la tradizione qui risiedevano le affascinanti creature che stregarono Ulisse. Isola azzurra, per i riflessi blu cangianti che colorano grotte e anfratti. La città del dolce far niente, come la ribattezzò l’imperatore Augusto, alludendo alla pigra indolenza che assaliva i visitatori. Per Capri le metafore si sprecano. E tutte rimandano a quella bellezza assoluta che stordisce e “ubriaca anche senza vino, rendendo impacciata la penna”, come scriveva Maksim Gorkij, ospite sull’isola dal 1906 al 1913.
Un secolo dopo alcuni scrittori russi contemporanei hanno ricalcato le orme dell’esule di Nizhnij Novgorod, provando a raccontare una Capri lontana dalla mondanità estiva, ancora capace di ammaliare con il canto delle sue sirene. L’idea è nata nell’ambito del Premio Gorkij – che ogni anno elegge i migliori autori e traduttori italiani e russi – e nella Federazione è stata molto apprezzata, tanto da entrare nella classifica dei dieci libri più venduti a Mosca. La casa editrice Transeuropa ha da poco pubblicato in traduzione italiana “L’isola incantata. Nuovi racconti sull’Italia” (304 pagine, 16,90 euro), un volume che raccoglie questi scritti nati a Capri, dopo una settimana trascorsa nella tranquillità di un alberghetto con vista sui Faraglioni.Maksim Amelin, Andrej Astvacaturov, Viktor Erofeev, Sergej Gandlevskij, Eduard Limonov, Jurij Mamleev, Zakhar Prilepin, Andrej Rubanov, German Sadulaev, Vladimir Sorokin: nei loro testi – poetici, romantici, onirici, irriverenti – l’isola diventa occasione per un diario in prima persona o ambientazione di un racconto originale.
Amelin la visita durante il periodo natalizio, quando le strade si illuminano di lucine e nelle chiese si allestiscono presepi: un luogo autentico di vita vissuta, in cui “passano suore, marinai, bambini, arrancano vecchietti, si affrettano madri di famiglia tenendo in braccio stelle di Natale”. Astvacaturov va in cerca dello spirito dell’imperatore Tiberio – che preferì la quiete dell’isola agli impegni di governo – e s’imbatte invece nella presenza, fin troppo reale, del nuovo marito della sua ex compagna.
Nei racconti di Prilepin e Rubanov il protagonista è il mare d’inverno: un’immersione nelle acque fredde e agitate che schiarisce i pensieri e mette gli uomini di fronte alla propria coscienza. La grotta di Matermania, nella parte orientale dell’isola, in cui si praticava il culto della dea della fertilità Cibele, ispira a Sadulaev una favola d’amore tra un intellettuale russo e una creatura sovrannaturale, che nello spazio di soli cinque giorni s’innamorano, concepiscono e crescono una nuova dea, un’altra Cibele che vivrà per sempre a Capri, “il luogo della Terra più vicino al Paradiso”. Sorokin chiude il volume con il dialogo surreale tra uno scrittore russo, colpevole di aver ambientato il suo romanzo a Capri per denigrare la patria, e un poliziotto ottuso.
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