Attentato a San Pietroburgo: la storia di Andrej, "terrorista" per sbaglio

L’immagine ripresa dalle telecamere di sicurezza e diffusa poche ore dopo l’attentato del 3 aprile nella metro di San Pietroburgo, inquadra l’uomo inizialmente indicato come presunto terrorista. La notizia è poi stata smentita.

L’immagine ripresa dalle telecamere di sicurezza e diffusa poche ore dopo l’attentato del 3 aprile nella metro di San Pietroburgo, inquadra l’uomo inizialmente indicato come presunto terrorista. La notizia è poi stata smentita.

: Russian Archives/Global Look Press
Andrej Nikitin, sospettato per errore di essere l’esecutore della strage del 3 aprile, è stato bloccato sul volo che lo avrebbe riportato a casa e ha perso il lavoro. “Sono perseguitato ovunque. Lasciatemi vivere in pace”

Alcune ore dopo l’esplosione del 3 aprile nella metropolitana di San Pietroburgo tra i media russi e stranieri è circolata una fotografia del presunto terrorista, con la barba e un copricapo nero. L’uomo non aveva in realtà niente a che vedere con la strage, come ha avuto modo di chiarire in questura. Ma anche nei giorni a seguire i problemi per Andrej Nikitin non sono finiti.

Le fotografie diffuse dal canale televisivo REN TV del presunto terrorista vestito di nero, con una barba lunga e la tubetejka (il tipico cappellino di forma cilindrica indossato in Asia Centrale e dai musulmani, ndr) si sono diffuse tra i media russi e stranieri alcune ore dopo l’attentato alla metropolitana pietroburghese del 3 aprile.

Come annunciato dal canale REN TV, il sospettato è entrato in metropolitana alla fermata “Petrogradskaya” venti minuti prima dell’esplosione, ha lasciato uno zaino nel vagone ed è uscito. La sera stessa l’uomo della fotografia si è presentato alla polizia e ha dichiarato la sua innocenza.

Si tratta di Andrej Nikitin, un capitano russo delle truppe da sbarco, ora in congedo, da poco convertito all’islam con il nome di Ilyas. Nikitin ha terminato il collegio militare di Ryazan, ha combattuto in Cecenia e fino a poco tempo fa faceva il camionista. Racconta di essersi rivolto alla questura più vicina non appena ha visto le sue fotografie sui media, per fare una deposizione. Il primo a dare la notizia è stato il blogger Ilya Varlamov, che ha caricato una fotografia dell’uomo nel social network Vkontakte.

In aeroporto

Dopo essere stato rilasciato dagli agenti di sicurezza Nikitin si è imbarcato dall’aeroporto di Pulkovo sul volo serale della compagnia Jut-Air per raggiungere Orenburg, con scalo previsto a Vnukovo.

I problemi sono iniziati la mattina del 4 aprile all’aeroporto di Vnukovo dove Nikitin era in attesa dell’aereo per tornare a casa. I passeggeri terrorizzati hanno notato la somiglianza dell’uomo con le fotografie che la stampa non aveva ancora commentato e si sono rivolti agli addetti della compagnia aerea. Appena prima del decollo gli agenti dell’FSB sono entrati nell’aereo e hanno portato via Nikitin, sottoponendolo all’ennesimo interrogatorio, come riferisce il portale Life.

Nell’intervista rilasciata a IslamNews Nikitin ha dichiarato che la reazione dei passeggeri lo ha colto di sorpresa e gli ha fatto perdere il volo per Orenburg.

In un’intervista alla Komsomolskaya pravda il suo amico Rasul Tavdijarkov ha dichiarato che Nikitin “è molto tranquillo e sopporta tutto con pazienza”. Ha aggiunto che quando gli hanno proposto di rimanere in aeroporto fino al volo successivo Nikitin ha risposto che si sarebbe fermato per la notte da alcuni amici che vivono vicino a Vnukovo. La compagnia aerea non è riuscita a gestire la situazione e nemmeno gli organi di sicurezza sono stati di aiuto. Per fortuna Nikitin è riuscito almeno ad avere il rimborso del biglietto. Più o meno nello stesso momento il corrispondente di Realnoe vremya è riuscito a mettersi in contatto con Nikitin il quale ha dichiarato che stava facendo ritorno a casa, in Bashkiria, nella città di Kumertau. Viene da una famiglia russo-tartara, è divorziato e non ha ancora parlato con i suoi famigliari. È addetto al trasporto di carichi pericolosi, in particolare di carburante diesel e lavora da quattro anni in una società pubblica.

Non sappiamo se sia effettivamente riuscito a raggiungere Orenburg, ma il 5 aprile Nikitin ha dichiarato a IslamNews che il suo datore di lavoro a Nizhnevartovsk lo aveva licenziato, dichiarando che la richiesta era partita dalla Commissione investigativa regionale.

“Io, i miei famigliari e i miei amici siamo perseguitati ovunque dai reporter che già prima mi definivano un terrorista. Non posso nemmeno provare a tornare a casa. Vi chiedo di non darmi più la caccia e di lasciarmi vivere in pace”, ha riferito a IslamNews.

“Il terrorista ideale”

Il responsabile scientifico dell’Istituto di ricerca sociale dell’Accademia russa delle Scienze Leontij Bysov in un’intervista a Rbth ha fatto notare che gli screenshot delle telecamere di sorveglianza nella metropolitana sono arrivati nelle mani dei giornalisti da parte degli organi di sicurezza. Ma il pregiudizio che il “terrorista ideale” debba avere proprio quell’aspetto è comune sia alle forze dell’ordine sia tra la gente comune. “L’opinione pubblica si è formata un’immagine ben precisa del terrorista, cioè un uomo che abbia l’aria di essere musulmano, con la barba e un copricapo. E questo vale da noi, ma anche in Occidente”, riflette Bysov.

Con questa premessa non sorprende che di fronte a Nikitin tutti i sospetti siano ricaduti subito su di lui. “E mi sembra del tutto naturale, perché è una statistica. La Russia ha ormai una certa esperienza in merito a eventi tragici. Al di là degli ultimi anni, già dal 2000 tragedie simili erano all’ordine del giorno. E non è mai successo che i mandanti o gli esecutori di un attentato terroristico fossero russi cristiani. Si mette in funzione la logica del “noi non abbiamo niente contro di loro, ma per qualche motivo si fanno esplodere soltanto i seguaci dell’Islam”, afferma il sociologo.

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