Così in Urss si salvavano i ragazzi dalle strade

Republic of ShKID. "The Republic SHKID". Gennady Poloka, director. A still from the film. Sergei Yursky, center

Republic of ShKID. "The Republic SHKID". Gennady Poloka, director. A still from the film. Sergei Yursky, center

RIA Novosti
Negli anni Venti venne inaugurato un istituto per la rieducazione dei giovani: qui, giocando sui principi della democrazia e sul culto dell’educazione, si cercava di riportare ladruncoli e piccoli criminali sulla retta via. La storia di questa scuola è diventata un libro

Una scena del film “La repubblica della Shkid” di Gennadij Poloka, tratto dal romanzo omonimo. Fonte: Ria NovostiUna scena del film “La repubblica della Shkid” di Gennadij Poloka, tratto dal romanzo omonimo. Fonte: Ria Novosti

L’abbreviazione “Shkid” è nota a tutti coloro che sono nati in epoca sovietica. Novant'anni anni fa, nel 1927, fu pubblicato per la prima volta un romanzo breve dal titolo “La repubblica della Shkid” che divenne un libro di culto per molte generazioni di ragazzi sovietici. Il libro di Grigorij Belykh e Leonid Panteleev narra la vita di un gruppo di ragazzi di strada alla Scuola per l’educazione alla vita sociale e al lavoro Dostoevskij (Shkid) nei difficili anni post-rivoluzionari. Le strade erano invase da piccoli ladruncoli e criminali alle prime armi che poi venivano affidati alle case per l’infanzia. Alcuni di loro venivano mandati alla “Shkid”, e quelli che non superavano la selezione finivano in prigione.

Il successo del romanzo era inevitabile: l’istituto esisteva davvero ed era stato inaugurato nel settembre del 1920, anno in cui Pietrogrado era falcidiata dalla fame. Il libro si basava su storie vere e prototipi dei protagonisti erano stati gli stessi autori. Leonid Panteleev ricorda: “Ci eravamo dedicati in modo spensierato, di getto alla stesura della ‘Repubblica della Shkid’, senza pensarci troppo… Non dovevamo inventare niente, ci bastava ricordare e trascrivere ciò che avevamo serbato in modo così vivido nella nostra memoria infantile”.

Il sistema pedagogico di Vikniksor

La parte principale della vicenda narrata nel romanzo si svolge tra le mura dell’istituto diretto da Viktor Nikolaevich Sorokin (soprannominato dagli allievi della Shkid “Vikniksor”) che cercava di fronteggiare il primo scaglione di allievi. L’idea di rieducare gli adolescenti difficili, assai diffusa allora in Unione Sovietica, non era così facile da convertire in realtà: i teppisti minorenni respingevano ogni forma di responsabilità e si rifiutavano di studiare, si prendevano gioco degli insegnanti e continuavano a comportarsi come prima, mettendosi a rubare oggetti e viveri. Col loro occhio allenato i ragazzi della “Shkid” individuavano subito i lati deboli del pedagogo e finivano col sottometterlo alla loro volontà e le punizioni non sortivano alcun effetto.

Sembrava che non si riuscisse a spuntarla. Ma Vikniksor, che comprendeva bene la natura dei suoi discepoli e la loro propensione per le situazioni bizzarre, cercava di affascinarli con le sue nuove idee. Da principio i ragazzi avevano un atteggiamento irriverente nei suoi confronti, ma poi progressivamente si fecero coinvolgere nelle invenzioni pedagogiche di Vikniksor. In questo modo era nata l’idea di creare un giornalino scolastico e poi lo stemma e l’inno della scuola sul motivo dell’antico canto studentesco “Gaudeamus” e infine l’autogoverno della repubblica (che in seguito ha ispirato il titolo del romanzo).

Una scena del film “La repubblica della Shkid” di Gennadij Poloka, tratto dal romanzo omonimo. Fonte: Ria NovostiUna scena del film “La repubblica della Shkid” di Gennadij Poloka, tratto dal romanzo omonimo. Fonte: Ria Novosti

Gli eroi della repubblica

I prototipi dei protagonisti del libro erano delle persone reali. Uno degli ospiti dell’istituto era Lenka Panteleev,  il futuro autore del romanzo, che allora non pensava certo di dedicarsi al mestiere dello scrittore. Aveva commerciato e rubato nei mercati e aveva preso parte alla repressione della rivolta dei kulaki (i contadini agiati). In seguito era fuggito da due case per l’infanzia e da solo attraverso l’Ucraina aveva raggiunto Pietroburgo dove era stato assegnato alla “Shkid” e aveva conosciuto il futuro co-autore del romanzo, Grigorij Belykh  (detto Yankel). Prima di finire all’istituto Grishka aveva vissuto di espedienti: era stato un piccolo imbroglione e aveva fatto anche il “cavallo”, aspettando i clienti davanti alle stazioni e trasportando i loro pesanti bagagli per tutta la città sulla slitta per un tozzo di pane.

Alla “Shkid” era stata bandita qualunque differenza di proprietà e di classe ed era stata proclamata l’uguaglianza. Ma, come nella Pietroburgo del periodo della Guerra civile falcidiata dalla fame, anche qui la fame generava il mercato nero. L’adolescente Slaenov offriva a credito ai compagni il pane in cambio dei quattro. In breve tempo era diventato un vero imprenditore: concedeva una porzione delle sue riserve di pane agli studenti delle classi superiori per assicurarsi il loro aiuto nel controllo sui più piccoli. Tutto andò avanti così finché la repubblica non si sollevò si ribellò contro l’adolescente: la schiavitù alla “Shkid” era abolita e così i debiti. “Oggi è uscito un proclama che impone di tirare una croce sui debiti!”.

Grigorij Belykh e Leonid Panteleev, 1928. Foto d'archivioGrigorij Belykh e Leonid Panteleev, 1928. Foto d'archivio

L’ostracismo contro l’anarchia

Nei giorni più difficili per la scuola quand’era esplosa una violenta epidemia di furti il direttore, secondo la definizione degli allievi della “Shkid”, “si rivolse al lontano passato” e da lì trasse l’ispirazione per una misura sociale che serviva a tutelarsi dai criminali e che era stato già adottato nell’antica Grecia: l’ostracismo. Durante un’assemblea popolare a cui partecipavano tutti i cittadini i greci scrivevano su un frammento di terracotta il nome del cittadino ritenuto pericoloso per la democrazia che doveva essere esiliato. Fino a poco tempo prima tutti i ragazzi della “Shkid” erano stati fedeli alla legge della strada che insegnava a non tradire i propri compagni, ma solo una minoranza di loro restitituì i fogli senza compilarli, temendo delle ritorsioni. Questo tribunale dei ragazzi fu la più grande conquista di Vikniksor nella lotta contro l’anarchia e i furti che imperversavano alla “Shkid”. A scuola, come nel mondo esterno, era in corso una lotta tra i vecchi stili quotidiani di vita ancora radicati e i nuovi che appena germogliavano. E alla fine il nuovo ebbe il sopravvento.

Il culto dello studio, la pubblicazione di giornali e riviste murali e altre analogie consentirono al poeta, traduttore e critico letterario Samuil Marshak di paragonare l’esperienza di questo istituto semicoatto con quella del Liceo imperiale Tsarskoe Selo frequentato da Pushkin.

“La repubblica della Shkid” è stato tradotto in numerose lingue. Nel 1966 è stata girata una trasposizione cinematografica dell’omonimo romanzo di Belykh e Panteleev che ha ottenuto molti riconoscimenti ai festival del cinema sovietici e riscosso uno straordinario successo di pubblico. Il libro veniva pubblicato in quasi tutte le città e lo “scrittore proletario” Maksim Gorkij, dopo averlo letto, così scriveva agli educatori della colonia di Kuryazh a lui intitolata: “Ammiro molto le persone piegate e maltrattate dal destino fin dall’infanzia. Di recente due di loro hanno scritto e pubblicato un libro estremamente interessante. Gli autori sono, a quanto pare, due ragazzi di 17 e di 19 anni, ma il libro è stato scritto con una maestria assai maggiore di quella di molti scrittori maturi. Per me la lettura di questo libro è stata una vera festa e conferma la mia fede nell’uomo, l’essere più grande e straordinario che sia mai esistito sulla nostra terra”.

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