Il sorriso ritrovato dei bambini di Michela

archivio privato
Da quattro anni a Mosca, Michela Ghidoni, 28 anni della provincia di Vicenza, lavora per una fondazione russa che aiuta i piccoli affetti da malattie oncologiche a curarsi nelle migliori cliniche

C’è un pizzico d’Italia nel sorriso ritrovato dei bambini della fondazione Lichnoe Uchastoe (Involvment), che dal 2012 aiuta i bimbi russi affetti da malattie oncologiche. A far parte del piccolo ma efficiente team della fondazione, infatti, c’è anche Michela Ghidoni, 28 anni della provincia di Vicenza, a Mosca da quattro anni. “Offriamo sostegno ai bambini affetti da patologie oncologiche - racconta Michela -. Le famiglie ci contattano subito dopo la diagnosi e noi, da quel momento, iniziamo a raccogliere i fondi e la documentazione per mandare i bimbi a curarsi in Svizzera o in Israele, dove ci sono delle strutture mediche molto avanzate”.

Michela Ghidoni. Fonte: archivio privatoMichela Ghidoni. Fonte: archivio privato

La fondazione, racconta Michela, si fa carico in forma totale o parziale delle spese mediche per quelle famiglie che non se lo possono permettere. “Purtroppo in Russia ci sono ancora delle carenze a livello di cura e diagnostica - dice -, e per questo in molti casi i trattamenti vengono fatti all’estero”. Il compito della fondazione è quello di offrire un primo sostegno economico a fondo perduto: “Il primo scoglio che si ritrovano ad affrontare i genitori è la fase iniziale - spiega -, perché servono fin da subito grosse cifre e bisogna agire in fretta. Per evitare che i tempi si allunghino e che la malattia avanzi, noi mettiamo un primo deposito per avviare subito le cure”.

Dal 2012 sono cinque i bambini russi che hanno potuto curarsi grazie al sostegno di Lichnoe Uchastoe, fondata da un imprenditore locale che dopo la perdita di sua moglie, morta di tumore, ha voluto dare un contributo concreto alle famiglie in difficoltà. I costi della fondazione, precisa Michela, “sono interamente sostenuti dal direttore e fondatore, in modo che tutto ciò che viene raccolto viene destinato direttamente ai bambini”.

“Siamo molto soddisfatti perché fino ad ora abbiamo registrato il 100% di guarigioni - racconta Michela -. Solamente un bimbo ha avuto una piccola ricaduta, ma ora sta bene. Il più piccolo dei nostri bimbi aveva otto mesi, il più grande 16 anni”.

Un lavoro fondamentale, quello della fondazione, perché consente di avviare la macchina delle cure in tempi molto rapidi: “Dopo aver ricevuto un primo aiuto economico, le famiglie si organizzano da sole attraverso raccolte fondi, riuscendo così a portare avanti le cure in forma autonoma”. Ma il contatto, così come il sostengo morale e consultivo con i bambini, resta sempre attivo: “Gestendo un numero limitato di casi - spiega Michela -, abbiamo un rapporto diretto con le famiglie e siamo pronti a intervenire nuovamente, se c’è bisogno. Ovviamente valutando caso per caso”. Dai 30 ai 50mila euro le somme erogate per ogni singolo caso. “La fondazione interviene quando ci rendiamo conto di essere l’unica risorsa che hanno - dice -. Inoltre non lavoriamo mai con soldi contanti, ma solo attraverso trasferimenti bancari per garantire la massima trasparenza. La Federazione Russa tra l’altro monitora in forma molto rigida le fondazioni come la nostra e vengono fatti controlli periodici fino all’ultima fattura”.

Ora si lavora per raccogliere nuovi fondi e per dare nuova linfa e liquidità al lavoro della fondazione, recuperando in parte la spesa del deposito. “Stiamo organizzando nuove collaborazioni ed eventi di beneficenza - conclude Michela -. E anche se i russi inizialmente si dimostrano diffidenti, quando si rendono conto della serietà della fondazione dimostrano sempre di avere un cuore molto generoso”.

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