Un manifesto a Borisoglebskij, nella regione di Yaroslavl, cita: “Un paese che uccide i bambini non può fiorire”.
: Aleksej Kudenko/RIA NovostiUna petizione per chiedere di “sospendere l'uccisione legalizzata dei bambini prima della loro nascita”: con questo appello, sottoscritto anche dal Patriarca Kirill, si accende in Russia il dibattito sull’aborto. Nei giorni scorsi infatti un gruppo di attivisti ha avviato una raccolta firme per chiederne il divieto, invitando così la società a considerare viva una persona sin dal momento del suo concepimento. I promotori auspicano che venga vietata l’interruzione della gravidanza sia attraverso farmaci sia per via chirurgica.
La firma della petizione da parte del Patriarca Kirill ha suscitato non poche polemiche. Più tardi, però, il portavoce del Patriarca, Aleksandr Volkov, ha riferito che "con questo appello non si chiede di vietare l'aborto, ma di eliminarlo dal sistema di assicurazione sanitaria obbligatoria". Secondo Volkov, Kirill ha firmato l'appello per attirare l'attenzione dell'opinione pubblica sulla questione.
Non un divieto, bensì una limitazione
Difficile pensare all’intervento del Patriarca contro l'interruzione artificiale della gravidanza come a qualcosa di inaspettato: l'ortodossia, così come altri rami del cristianesimo, ritiene l'aborto un infanticidio. Il giornalista Ivan Davydov ha commentato ironicamente su Twitter la reazione di quei blogger che si sono stupiti o indignati per le parole di Kirill:
Судя по реакции публики, многие ожидали, что патриарх выступит в поддержку сексуальной революции. Разочаровал так разочаровал.
— ivan davydov (@ivan_f_davydov) 27 settembre 2016
"A giudicare dalla reazione del pubblico, molti si aspettavano che il Patriarca avrebbe supportato la rivoluzione sessuale. Deludente".
Vladimir Legoyda, capo del Dipartimento sinodale per le relazioni della Chiesa con la società e i media, ha spiegato all'agenzia stampa Tass la posizione della Chiesa ortodossa russa: è importante escludere l’aborto dal sistema di assicurazione sanitaria obbligatoria affinché le persone contrarie agli aborti non debbano pagarli di tasca propria. Legoyda spera che il divieto del finanziamento statale agli aborti costituisca il primo passo verso una società priva di aborti in generale.
Secondo i dati del Ministero russo della Salute, nel 2015 in Russia gli aborti sono stati 746mila, l’8% in meno rispetto all'anno precedente. Dal 1991 il numero di aborti è diminuito, fatta eccezione per il 2014, quando la cifra è salita di 50mila rispetto al 2013La lotta contro l'interruzione della gravidanza
Anche i rappresentanti dei musulmani russi sostengono la lotta contro l'aborto. Il supremo muftì di Russia Talgat Tajuddin si è detto d’accordo con il leader spirituale dei cristiani russi, definendo l'aborto una "uccisione di bambini".
Le critiche all’iniziativa
Il Ministero della Salute non ha sostenuto le iniziative intraprese dal clero e dai difensori civici dei bambini, sia riguardo il divieto di aborto, sia riguardo il ritiro dal sistema di assicurazione sanitaria obbligatoria. Alla radio Govorit Moskva il capo del Ministero della Salute Veronika Skvortsova ha detto che le restrizioni sull'aborto possono essere pericolose per le donne.
"Ci sono diverse sfumature della questione, legate al possibile passaggio delle pratiche di aborto in una zona d’ombra, soprattutto per chi ha un reddito basso o per i minori", ha detto la Skvortsova. Secondo lei, il compito del Ministero della Salute è prevenire l’aumento della mortalità infantile e materna, che possono insorgere a seguito dell'introduzione di eventuali restrizioni.
Nel mese di maggio 2015 il deputato Elena Mizulina ha introdotto alla Duma di Stato una proposta di legge sull’esclusione dell'aborto dal Sistema di assicurazione sanitaria obbligatoria, nonché sul divieto di pillole abortive. Il disegno di legge non è stato approvato dal Ministero della Sanità né da altri enti
Misure restrittive – dicono le persone più critiche verso la petizione - non risolverebbero il problema dell'aborto, ma lo spingerebbero al di fuori dell’ambito giuridico e lo renderebbero più pericoloso per la salute delle donne.
Così, il vice presidente della Società Russa di Ginecologia e Ostetricia Viktor Radzinsky ritiene che l’approccio restrittivo sia erroneo e che non porterebbe a risultati positivi. "L’aborto è stato vietato dal 1936 al 1955 – spiega -. E si moriva di setticemia". Il medico ha ricordato che in quel periodo le donne che volevano liberarsi del feto ricorrevano a pratiche pericolose per la salute, che spesso portavano alla morte.
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