Foto: Ruslan Krivobok / Ria Novosti
Mancano i finanziamenti. E l’Unesco a Mosca si prepara a chiudere i battenti. L'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Educazione, la Scienza e la Cultura chiuderà la propria sede a Mosca nel 2015. Una decisione - secondo quanto riferito da Eleonora Mitrofanova, capo della rappresentanza permanente della Federazione russa presso l’Unesco - presa nel 2008, e legata principalmente alla riduzione dei finanziamenti. "Si tratta di una chiusura pianificata. La questione era stata decisa nel 2008, ma poi rinviata - ha riferito Mitrofanova all’agenzia Tass -. L’Unesco, come è noto, si trova in una situazione finanziaria difficile, per cui è costantemente alla ricerca di nuovi finanziamenti”.
Secondo Elena Mitrofanova, la decisione di chiudere la sede moscovita farebbe parte di una serie di misure per “ottimizzare” la struttura delle sedi estere. "Questa questione è costantemente all'ordine del giorno: spesso vengono chiuse delle sedi in giro per il mondo, e altre ne vengono aperte. Si tratta di considerazioni puramente finanziarie”.
Momenti bui
Le difficoltà finanziarie sono venute alla luce alcuni anni fa, quando gli Stati Uniti e Israele hanno interrotto i finanziamenti. L’aiuto economico all’organizzazione è stato negato a causa dell’ingresso al suo interno, in qualità di membro effettivo, della Palestina. In seguito a ciò il bilancio dell’organizzazione internazionale è sceso del 22%.
Nella sua storia l'Unesco ha già vissuto un periodo simile. L’America aveva bloccato il proprio finanziamento nel 1984, quando il Presidente degli USA Ronald Reagan ordinò di lasciare l'organizzazione, accusandola di posizioni antiamericane, sprechi e mancato rispetto di quelli che erano gli obiettivi sanciti dallo statuto. Dopo 18 anni, nel settembre 2002, gli americani hanno annunciato il proprio ritorno all’interno dell'Unesco, ma ufficialmente il ritorno avvenne un anno dopo, il 29 settembre 2003.
Come spiegato a Rbth dal Ministero Russo degli Affari Esteri, le circostanze della chiusura hanno una natura esclusivamente economica. In precedenza Gennady Gatilov, vice ministro degli esteri della Federazione Russa, aveva dichiarato a Interfax che l’accordo relativo alla chiusura dell'ufficio Unesco era stato raggiunto nel 2012, e faceva parte di un "processo pianificato". Secondo Gatilov "non ci sono ragioni politiche per quanto accaduto e non è successo nulla che riguardi le nostre relazioni e la nostra cooperazione. I nostri rapporti con l'Unesco si stanno sviluppando con successo". Gatilov ha fatto notare che, ad oggi, tutte le attività dell'ufficio di Mosca sono state portate a termine. Secondo quanto riferito da Gatilov "l’ufficio aveva i propri obiettivi, era considerato un ufficio cluster e la sua attività si estendeva ai paesi CSI. Poi le cose sono cambiate, Ucraina e Georgia hanno smesso di far parte di questo ufficio. In questo modo la sua sfera d’azione si è ristretta, non abbracciando più tutti i paesi CSI”.
Il funzionario ha spiegato che in Russia è stata istituita una Commissione per gli affari Unesco, all’interno della quale lavorano dei comitati che si occupano di definire le principali direzioni dell’attività dell'organizzazione internazionale. Inoltre sono stati aperti diversi uffici in diverse regioni della Federazione Russa. Questa Commissione dovrà svolgere in maniera indipendente le funzioni dell'Unesco.
Il numero di specialisti diminuirà
Come ha spiegato a RBTH la professoressa dell’Istituto di architettura di Mosca, storica di architettura ed esperta di protezione dei monumenti culturali, Natalia Dushkina, gli effetti della chiusura della sede Unesco potrebbero ripercuotersi negativamente sulla conservazione dei monumenti e sulle varie attività di ricerca. Secondo Natalia Dushkina “adesso in questo settore ci saranno meno specialisti, meno opportunità di ricevere informazioni e supporto qualificato e, considerato che il numero dei siti russi rientranti nel patrimonio dell’Umanità in Russia cresce, queste persone sono indispensabili".
La professoressa fa notare che in Russia ci sono dei siti molto complessi, protetti dall'Unesco: "San Pietroburgo, per esempio, con il più grande insieme di strutture urbanistiche a livello mondiale; oppure i monumenti unici in legno del Museo-riserva di Kizhi, nel nord-ovest del paese. Spero che si tratti di una cosa temporanea. La comparsa dell’ufficio di Mosca era stata un evento importante, esso ha permesso il coordinamento di tutti i programmi di formazione e di ricerca nei paesi dell’area ex sovietica”.
Sergei Orjonikidze, presidente del Consiglio pubblico russo per la cooperazione internazionale e la diplomazia pubblica presso la camera pubblica della Federazione Russa, reputa sbagliata la chiusura della sede dell’Unesco in Russia, vista la necessità di preservare e studiare il patrimonio culturale. "Sarebbe meglio se l'ufficio di Presidenza fosse stato solo ridimensionato numericamente”, ha affermato.
Quest'anno l'ufficio dell'Unesco a Mosca per l'Azerbaigian, l’Armenia, la Bielorussia, la Repubblica della Moldavia e della Russia ha celebrato i suoi 20 anni di attività.
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