Per difendere il Bajkal

Ecosistema a rischio per il lago Bajkal, la più grande riserva di acqua dolce della Russia (Foto: Petr Malinovsky / RIA Novosti)

Ecosistema a rischio per il lago Bajkal, la più grande riserva di acqua dolce della Russia (Foto: Petr Malinovsky / RIA Novosti)

Milioni di tonnellate di scorie, provenienti dal vicino stabilimento per la produzione di cellulosa e di carta, costituiscono una seria minaccia per l’ecosistema del lago. Cosa fare per difenderlo?

Il lago Bajkal è la più grande riserva di acqua dolce del paese. Per difendere il lago era stata approvata una legge federale speciale ed era stato adottato un programma speciale d’intervento. Ma intanto il suo ecosistema continua a essere minacciato da milioni di tonnellate di scarichi tossici provenienti dalla cartiera Baikalsky.

Alcuni ricercatori dell’Mgu (l’Università Statale di Mosca) hanno cercato di spiegare a Rbth quali sono le procedure per bonificare le scorie prodotte dalla cartiera Baikalsky e se la presenza del deposito di zinco Kholodninskoe rischia davvero di compromettere il sistema ambientale del lago.

Mikhail Slipenchuk, professore ordinario di Gestione delle risorse ambientali presso la Facoltà di Geografia dell’Mgu, ci ha spiegato come è possibile bonificarli.

È davvero pulito il Bajkal?

A voler semplificare direi che l’acqua del Bajkal oggi è pulita e che continuerà a restare tale. Il Bajkal possiede un enorme volume di acqua praticamente distillata che nessuno è in grado di inquinare (il volume d’acqua del lago è pari a 23mila km cubi, ossia superiore a quello dei Grandi Laghi dell’America Settentrionale, ndr)

 
Il volto sconosciuto del Bajkal

Inoltre, la legge sulla tutela del lago Bajkal è l’unica legge federale della Russia sulla materia che riguardi la tutela ambientale di una singola regione (la superficie del Bajkal è superiore a quella di paesi come Germania, Finlandia e Polonia, ndr). Su questo territorio sono stati posti vincoli ambientali molto rigidi.

Intende dire che la cartieraBaikalsky non ha avuto e continua a non avere effetti sull’ecosistema del lago?

La cartieraBaikalsky è stata, per fortuna, chiusa, ma ha prodotto parecchi milioni di tonnellate di biomasse e fanghi di scarto, ad alto contenuto di lignina, potenzialmente pericolosi. Se i reflui dovessero finire nel lago (le discariche che contengono le scorie si trovano ad alcune centinaia di chilometri dal lago in una località montana) si produrrebbe a livello locale una catastrofe ambientale proporzionale solo ai 100 anni di inquinamento provocato dall’attività produttiva della cartiera.

È possibile recuperare i fanghi di scarto e la lignina?

Sono state avanzate alcune proposte, ma per ora non ne è stata scelta nessuna. La prima è quella di utilizzare i fanghi di scarto nella costruzione delle strade. Nutro dei dubbi al riguardo. La seconda proposta è quella di bonificare gli scarti inoculando nella lignina dei microrganismi che trasformerebbero la biomassa in acqua e anidride carbonica. Ma il clima del Bajkal è piuttosto rigido e probabilmente questi microrganismi d’inverno non riuscirebbero a sopravvivere.

 
 Emozioni sotto zero

La terza proposta, che è quella che apprezzo maggiormente, consiste nel sottoporre la lignina a un processo di incenerimento dal momento che si tratta di una sostanza del tutto organica. Esistono tecnologie russe e giapponesi grazie alle quali è possibile recuperare le scorie così ottenute per la costruzione di strade; l’essicazione artificiale consentirebbe di recuperare l’aria calda utilizzata per estrarre l’umidità dalla lignina per il riscaldamento di locali contigui e la produzione di energia elettrica pulita.

Non lontano dal Bajkal esiste il giacimentodi zinco e piombo Kholodninskoe, che a detta di Greenpeace, costituirebbe una seria minaccia per il lago. È davvero così?

Questo è un tema delicato, che mi tocca molto da vicino: il giacimento appartiene a una delle mie società (dal 1995 al 2011 Slipenchuk è stato a capo della società “Metropol” che detiene la licenza per lo sviluppo del giacimento Kholodninskoe, ndr).

Si trova a 74 chilometri dal Bajkal. Il fiume Kholodnoe è un fiume secondario. Negli ultimi cinque anni abbiamo inviato laggiù sia d’estate che d’inverno dei gruppi di monitoraggio per verificare l’impatto del giacimento sul sistema ambientale.

Delle tracce esistono dal momento che nel giacimento ci sono dei pozzi da cui negli anni '60 venivano estratte decine di migliaia di tonnellate di minerale lavato con acque naturali e l’acqua arricchita di zinco e piombo finisce nel lago Kholodnoe ancora oggi, anche non in presenza di un’attività estrattiva. Queste tracce si estendono fino a 500 metri.

Che cosa si può fare?

Si possono fare tre cose. La prima è conservare il giacimento, anche se è molto pericoloso, dal momento che è tutto aperto e qualunque tipologia d’acqua può venire in contatto con questo pozzo. La seconda è creare delle barriere biochimiche, ma in assenza di strade risulta molto caro. E la terza, la più logica, è allontanare la minaccia utilizzando tecnologie ecologiche non pericolose nell’estrazione.

Perché non si comincia fin da ora?

Il Ministero delle Risorse naturali ha vietato lo sfruttamento del giacimento. Tre anni dopo l’ottenimento della licenza per il suo sfruttamento è stata creata la riserva naturale del Bajkal. Il termine di sospensione della licenza scadrà il prossimo anno, dopo di che potremo prolungarla e tutelare con delle tecnologie ecologiche non pericolose l’attività estrattiva. Togliere di mezzo la riserva sarebbe sciocco dal momento che è strategicamente importante: è il sesto giacimento del mondo per dimensioni. E sarebbero anche a rischio dei posti di lavoro e l’economia dell’intera linea Bajkal-Amur.

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