I rifugiati ucraini che hanno trovato ospitalità negli Urali (Foto: Darya Kezina)
Sulla lista davanti a Yuri sono elencati più di 140 possibili datori di lavoro: sono pronti ad assumere i rifugiati arrivati dall’Ucraina negli Urali centrali, una regione della Russia esattamente a metà strada tra Europa e Asia. Le città russe poste sul confine non ce la fanno più a ospitare il gran flusso di profughi provenienti dalle zone di guerra. E così i servizi sociali li hanno mandati qui, in questa regione così lontana.
Yuri Savelev ha di fronte agli occhi una lista di più di 140 potenziali datori di lavoro pronti ad assumere i nuovi arrivati. È Yuri stesso, presidente del consiglio di amministrazione dell'autonomia nazionale e culturale russa ad aiutare i rifugiati dall'Ucraina su base volontaria: ricerca le informazioni sulle opportunità di posti di lavoro e sulle possibilità di alloggio temporaneo.
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La regione necessita di costruttori, parrucchieri, pasticcieri, cuochi, autisti, ingegneri, programmisti e molti altri specialisti ancora. Su un'altra lista che giace sul tavolo ci sono decine e decine di contatti di comuni cittadini disposti ad ospitare i profughi. Su un a terza lista infine, vi sono i deputati, gli attivisti sociali, gli avvocati che hanno preso l'incarico di occuparsi del rilascio dei documenti e dell'educazione dei bambini fuggiti dalla guerra, oltre che del sostegno medico-sanitario.
Sessanta giorni di adattamento
“Gli abitanti locali portano da casa coperte e indumenti caldi, alimenti ed elettrodomestici indispensabili”, racconta a RBTH Yuri Savelev. Lui stesso, per esempio, ha messo a disposizione una lavatrice. Secondo le sue parole, nessuno dei rifugiati resta per strada: ciascuno viene sistemato in strutture munite di ostelli. Sul conto istituito dagli abitanti di Sverdlovsk in beneficenza ai profughi ucraini ci sono già più di 3 milioni di rubli (circa 77.500 dollari).
Anche con l'occupazione problemi non ce ne sono. “L'ufficio di collocamento ha preso queste persone sotto la sua ala e ha persino organizzato per loro uno sportello apposta. Nell'oblast ci sono circa 56mila posti vacanti”, spiega Savel'ev. Il periodo più difficile per i rifugiati sono i primi sessanta giorni di permanenza in Russia. Proprio tale termine è necessario per l'ottenimento del permesso di soggiorno temporaneo, senza il quale non è possibile occuparsene ufficialmente.
Difficoltà burocratiche
Il noto allenatore di SAMBO (Difesa personale senza armi) Aleksandr Zanochkin ha offerto ad una famiglia di profughi dall'oblast di Lugansk la propria casa di campagna con 200 metri quadrati di orto situata nella cittadina di Artemovskij (a 94 km da Ekaterinburg), mentre i suoi parenti, una macchina, una “Gazel”. Lo stesso allenatore vive e lavora a Ekaterinburg. “Ho detto loro: viveteci fin quando vi serve, sistematevi. Io capisco quanto sia difficile per le persone ricominciare tutto da zero e ho aiutato come ho potuto”, dice a RBTH.
La famiglia che lui ha aiutato viene da Chervonopartizansk, una “città di minatori” al confine con la Russia. Il minatore ventinovenne Vladimir è arrivato con la moglie incinta, due bambini di 2 e 5 anni e il cugino di 21 anni, anch'egli minatore. Quando alla loro città sono sopraggiunti i carri armati e i battaglioni volontari ucraini, i fratelli hanno preso con sé i bambini e hanno varcato il confine in macchina, arrivando fino a Ekaterinburg. Qui con il lavoro sono stati aiutati dal presidente della Casa dell'amicizia russo-ucraina Petr Shcherbin. Il primo mese la famiglia lo ha vissuto in un punto di accoglienza temporanea a Kamensk-Ural'sk, dove sono stati visitati dai medici e si sono svolte le procedure per l'ottenimento dei documenti.
“Qui la gente ha un buon atteggiamento nei confronti dei rifugiati ucraini, i vicini aiutano con varie cose, suggeriscono dove sia possibile guadagnare un po' di soldi, portano patate, cipolle, funghi”, racconta Vladimir. Secondo le parole dei fratelli, il problema principale è quello dei documenti, dal momento che per ricevere il permesso di soggiorno temporaneo occorre aspettare a lungo. In attesa di trovare un'occupazione, si guadagnano la vita con lavoretti occasionali: aiutano la gente con riparazioni, ricostruzioni, trasporto di carichi.
I bambini e lo studio
Tra i rifugiati ci sono tanti bambini. Dall'inizio dell'anno scolastico (in Russia, così come in Ucraina, inizia il 1° settembre) la questione del proseguimento degli studi dei giovani ucraini è divenuta una questione molto urgente. Come ci comunica l'organo autorizzato per la difesa dei diritti dei bambini dell'oblast' di Sverdlovsk, i piccoli ucraini vengono presi senza problemi nelle scuole. Una serie di università russe ha fornito delle borse di studio per i rifugiati, fra queste in particolare l'università federale e l'università tecnico-forestale, entrambe di Ural'sk.
Svetlana Maksimina con la madre e la figlia sono fuggite da Donetsk tre mesi fa. Intanto che aspettavano il permesso di soggiorno, la fortuna gli ha sorriso. Grazie all'azione di Yuri Savelev, la figlia ventenne di Svetlana, Anna ha ricevuto una borsa di studio all'università statale economica di Ural'sk. Ora madre e figlia desiderano ottenere la cittadinanza russa.
Con gli asili nido invece la situazione si fa più complicata: posti liberi non ce ne sono, gli abitanti stessi attendono anni in fila. Se dare in affido un bimbo di 5 anni è cosa ancora assolutamente fattibile, consegnarne uno di due è pressoché impossibile. Finora i funzionari hanno consigliato di risolvere la situazione in questo modo: curare i bambini a turno a vicenda.
Ma un simile sistema non funziona. E in particolare, proprio per l'impossibilità di affidare il proprio figlio a qualcuno, la trentottenne Anna, anche lei da Chervonopartizansk, ha rinunciato all'offerta di lavoro dalla ditta di Kamensk-Ural'sk. Ulteriore motivo del rifiuto era anche lo stipendio molto basso (10.000 rubli, 260 dollari).
Nondimeno, la ditta ha fornito alla famiglia la possibilità di ricevere dei sussidi, grazie ai quali madre e bambino ricevono regolarmente alimenti, vengono curati, ottengono i farmaci necessari. La ditta stessa inoltre mette a disposizione dei rifugiati 1.000 rubli (26 dollari) alla settimana per le piccole spese.
A metà ottobre ad Anna daranno il permesso di soggiorno in Russia della durata di un anno. Simile permesso è stato ottenuto anche da Edward Snowden. Secondo le parole di Anna, lei e il figlio hanno abbandonato la casa portando con sé solo due sacchi di indumenti leggeri. “Lasciando l'Ucraina, io non pensavo che mi sarei trovata così lontano dalla mia patria. Non voglio però tornare indietro. Voglio la cittadinanza russa e voglio restare qui”.
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