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La Russian Venture Company (Rvc) è pronta a investire in un programma mirato a promuovere l'esportazione di prodotti high tech. Entro il 2020, la Russia prevede di incrementare il volume dei prodotti e servizi IT forniti ai mercati mondiali dai 4 miliardi attuali agli 11 miliardi. Gli esportatori, dal canto loro, ritengono che una campagna commerciale più attiva, così come una risoluzione pacifica del conflitto in Ucraina, potrebbero contribuire a dinamizzare ancora di più il mercato.
Il volume totale delle esportazioni russe ha superato nel 2013 gli 844 miliardi di dollari. Di questi, 4 miliardi venivano unicamente dalla produzione tecnologica. "Attualmente, in Russia, le materie prime rappresentano una fetta sproporzionata del sistema delle esportazioni", spiega Alexander Potapov, vicedirettore generale e amministratore delegato della Rvc. "Il nostro obiettivo è cercare di aumentare la percentuale delle esportazioni anche in altri settori".
La Rvc si sta dedicando ora a raccogliere le proposte avanzate da organizzazioni disposte a partecipare come partner in questo programma di sostegno alle società tecnologiche russe. Si tratta perlopiù di associazioni imprenditoriali e piattaforme tecnologiche. Secondo Potapov, nella lista figurano già 34 piattaforme che coprono praticamente tutti i settori: dalla medicina alle biotecnologie, dalle tecnologie dell’informazione e della comunicazione alla fotonica e dalla tecnologia aerospaziale alle tecnologie nucleari e delle radiazioni.
Entrare in nuovi mercati: dove andare?
Il settore tecnologico più redditizio in termini di esportazioni è quello delle aziende russe che si dedicano alla produzione e sviluppo di soluzioni IT. "Il segmento delle tecnologie dell’informazione è in grado di aumentare anche la competitività di imprese che nei mercati esteri operano in altri settori”, ritiene Alexander Potapov. “Un'altra area con un potenziale interessante di crescita potrebbe essere quella delle biotecnologie. Le possibilità di crescita aumentano poi quando vari settori si intersecano, come ad esempio quello dell'informatica con quello delle biotecnologie. La nostra intenzione è concentrarci precisamente su questi settori”.
MobileSputnik, sviluppato dalla società I.T. Co, fornisce interfacce utente multi-schermo utilizzabili su tablet con sistemi iOS e Android e disponibili con applicazioni Samsung, Citrix e Good Technology.
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La Rvc si augura che i suoi futuri partner contribuiscano alla ricerca di mercati e settori nazionali in cui le tecnologie russe possano godere di una domanda maggiore.
Attualmente, la maggior parte delle tecnologie russe vengono esportate in Asia, in particolare in Corea del Sud, Singapore e Cina. Seguono Europa e Stati Uniti - mercati, dove è più difficile entrare a causa degli alti livelli di concorrenza. Recentemente, anche i fattori politici hanno influenzato lo sviluppo di questo settore.
“È sempre più difficile riuscire a siglare accordi”, riconosce il rappresentante di una società IT russa in un'intervista a RBTH. “Ciò è dovuto in parte anche alla situazione internazionale. E sebbene le sanzioni non ci riguardino direttamente, nessuno sa che cosa succederà dopo. Ovviamente, il conflitto con l'Ucraina non aiuta la crescita delle nostre esportazioni di prodotti tecnologici verso Europa e Stati Uniti”.
Nuovi marchi high tech russi
Tra le società russe esportatrici di tecnologie troviamo non solo giganti come Kaspersky Lab, ma anche imprese più piccole che sono riuscite a commercializzare prodotti unici sui mercati mondiali e che destinano una parte significativa del loro fatturato a progetti di ricerca e sviluppo. Tra le tante, I.T. Co, Armada, Biocad, Interskol, Elar e Geropharm hanno ambizioni che si estendono ben oltre i confini del mercato interno russo.
Biocad esporta in India e Brasile Algeron, il primo farmaco russo per il trattamento dell'epatite C cronica.
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"I nostri farmaci, tanto originali quanti biosimilari, contro le infezioni virali come l'epatite C e l’HIV, godono di una forte domanda all'estero”, commenta a RBTH Denis Kovalev, vicedirettore per lo sviluppo commerciale e la collaborazione internazionale presso Biocad. “Tra il 2013 e il 2014 abbiamo siglato una serie di contratti d’affari in Turchia, Brasile, Sud-Est asiatico e alcuni Paesi dell'Africa settentrionale e meridionale. Stiamo inoltre lavorando allo sviluppo di nuovi farmaci con alcuni partner statunitensi e siamo in trattative con aziende cinesi.
Secondo Kovalev, le società russe operanti nel settore delle biotecnologie hanno raggiunto un elevato livello di sviluppo. I loro prodotti originali sono spesso più economici, ma equivalenti in termini di qualità, rispetto a quelli delle principali società internazionali. Tuttavia, non sempre è facile superare gli ostacoli normativi. "Le barriere che ci vengono imposte non sempre sono legate esclusivamente alla sicurezza della produzione. Spesso sono il risultato di pressioni esercitate da grandi aziende e associazioni di un Paese piuttosto che di un altro", spiega Denis Kovalev.
Di recente, il gruppo I.T. Co ha lanciato un progetto per lo sviluppo di sistemi di informazione cloud per conto di un’importante azienda sanitaria britannica. "Sono sempre più le imprese che si rivolgono a noi in cerca di servizi di consulenza”, dichiara a RBTH Dmitriy Vedev, direttore marketing presso I.T. Co. “Per entrare sui mercati esteri, dove la concorrenza è elevata, è necessario creare un prodotto stellare, realmente innovativo”.
Secondo Vedev, le società russe non hanno abbastanza esperienza di lavoro sui mercati esteri né conoscenze per promuovere efficacemente le loro tecnologie. Le aziende russe non comprendono appieno la mentalità dei consumatori e non hanno i contatti giusti nel mondo degli affari. Tuttavia, secondo l’esperto, il governo può favorire la crescita delle esportazioni di prodotti high-tech, rappresentando le aziende russe del settore IT nei maggiori eventi e forum internazionali.
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