La Crimea tra le pagine della storia

Il quadro “La difesa di Sebastopoli” di Denejka (Foto: Ria Novosti)

Il quadro “La difesa di Sebastopoli” di Denejka (Foto: Ria Novosti)

Dall’annessione di Caterina II allo scoppio della peste. Gli episodi che nel corso dei secoli hanno segnato la penisola. Rendendola famosa in tutto il mondo

Episodi drammatici. Passati alla storia per la loro potenza e la loro tragicità. Russia Oggi ha raccolto una selezione di quegli eventi che hanno reso famosa la Crimea nei secoli.

La leggenda Potemkin

Annettere la Crimea alla Russia è qualcosa di consueto. In effetti, nel XVIII secolo ci fu l’annessione della penisola da parte di Caterina II e del suo alleato più fedele, il principe Potemkin. Essi unirono l’Impero dalle steppe al nord fino al Mar Nero e domarono così i tatari, che per molto tempo avevano afflitto il sud della Russia. Tra le terre annesse ci fu anche il Canato di Crimea. Il principe Potemkin ricevette carta bianca per sovrintendere allo sviluppo dei nuovi territori, e nel 1787 l’imperatrice si recò a vedere in che modo egli facesse fronte all’incarico. Il viaggio di andata e ritorno di Caterina la Grande in Crimea fu di un lusso e di dimensioni senza precedenti. Con il suo corteo viaggiarono in incognito l’imperatore d’Austria Giuseppe II e l’esercito di ambasciatori stranieri che erano stati chiamati per unirsi a lei e vedere come la Russia governasse le nuove terre. In un pamphlet pubblicato un quarto di secolo dopo si legge che Potemkin avrebbe fatto costruire un finto villaggio “benestante” per trarre in inganno l’imperatrice e gli ambasciatori stranieri. Di fatto, invece, non fu eretto nessun villaggio Potemkin, non essendo necessario trasformare la Tauride e Novorossa da un deserto in una regione in pieno rigoglio. L’illustre principe divenne una delle prime vittime della propaganda nera.

La carica della brigata leggera

Il 25 ottobre 1854, James Bradnell, settimo conte di Cardigan, schierò 600 cavalieri britannici scelti per dare l’assalto all’artiglieria russa nella città di Balaclava. Perse oltre la metà della brigata leggera, e ci furono feriti e vittime in un attacco suicida cantato da Tennyson, da Kipling, e dagli Iron Maiden. Il maresciallo francese Pierre Bosquet lo definì in questi termini: “È fuori dall’ordinario, ma non è una guerra: è follia”. La sconfitta della brigata leggera fu il successo più spettacolare delle truppe russe nella Guerra di Crimea del 1854-1856, e fu anche l’evento più importante, grazie al quale la Crimea entrò nella Storia mondiale. Malgrado i successi insperati dovuti alla sua perseveranza, l’esercito russo non riuscì a vincere la guerra contro quasi tutta l’Europa (Francia, Inghilterra, Sardegna e Impero Ottomano appoggiati da Austria e Prussia). Senza contare che le armi obsolete e la corruzione tra i comandanti militari non le giovarono di certo. Senza la difesa di Sebastopoli e di Balaclava le cose avrebbero potuto andare di gran lunga peggio. Inoltre, grazie alla Guerra di Crimea il mondo si è arricchito del cappello Balaclava (il passamontagna) e della blusa Cardigan (inventata dal conte Cardigan stesso). I britannici, infatti, nei pressi di Sebastopoli patirono moltissimo il freddo.

L’Isola di Crimea

Nel romanzo del famoso scrittore Vassilij Aksenov, “L’isola di Crimea”, questa penisola è come una Taiwan russa o Hong Kong, un rifugio per le forze che hanno perso la guerra civile, l’isola del capitalismo fruttuoso sotto l’ombra dell’impero socialista, il modello alternativo di Russia (prima dell’ingresso delle truppe sovietiche). Così avrebbe potuto essere anche nella realtà. La Crimea era l’ultimo bastione delle truppe bianche nella Guerra civile, l’ultimo elemento della vecchia Russia pre-sovietica. Per molti mesi le truppe del Barone Wrangel pararono uno dietro gli altri gli attacchi dell’Armata rossa, ma nel novembre 1920 fecero irruzione nella zona rossa della Crimea attraverso i ghiacci e i difensori furono sterminati. Wrangel ebbe il tempo di evacuare in direzione di Costantinopoli circa 150mila persone e tutti coloro che vollero andarsene. Tra coloro che non vollero abbandonare la loro terra, nel corso del “Terrore rosso” furono sterminate tra le 20mila e le 120mila persone.

Il gas nelle gallerie

Uno dei più grandi misteri della Seconda Guerra Mondiale è capire perché la Germania nazista non abbia fatto uso di armi chimiche. I tedeschi utilizzarono i gas da combattimento un’unica volta: in Crimea. La Wermacht conquistò una vasta parte della Crimea nell’autunno del 1941, ma i combattimenti per la conquista dell’intera penisola proseguirono fino all’estate successiva. Per l’attacco a Sebastopoli, i tedeschi dovettero utilizzare Dora, la più grande arma della Seconda guerra mondiale. L’Armata rossa si ritirò nella parte orientale della Crimea, ma non del tutto. Oltre diecimila soldati sconfitti sul fronte di Crimea trovarono rifugio nei 40 chilometri di gallerie del villaggio di Adzhimushkay, sopravvivendo a un assedio di oltre sei mesi. I tedeschi non riuscirono a farsi strada al loro interno, ma fecero crollare i tunnel e ostruirono i pozzi. Quando poi videro che niente di tutto ciò bastava, iniziarono a lanciare all’interno gas chimici. Tra coloro che difesero le gallerie del villaggio di Adzhimushkay sopravvissero soltanto 48 persone. 

Quel dono di Krusciov

Gli sciti e le frecce

La leggenda dei rami che si possono spezzare facilmente uno alla volta, ma che è impossibile spezzare in fascina, è nota in molte versioni diverse. Tuttavia, se vogliamo dare retta a Plutarco, fu uno scita di Crimea a raccontarla per la prima volta a uno dei suoi figli. Anche se ciò non aiutò gli sciti. I greci occuparono e vissero in Crimea a partire dal VII secolo avanti Cristo. Le loro città di Cherson e Kerkini furono per molti secoli ricche e indipendenti. Ma, al di là delle montagne, il potere apparteneva agli sciti. Gli sciti avevano preso il potere nella penisola nel II secolo a.C., quando la monarchia ellenica dei taurosciti aveva preso il posto delle tribù nomadi. Il suo re, Skilur, avendo conquistato Kerkini e ben compreso il principio dell’egemonia, sul suo letto di morte raccontò la leggenda dei rami ai suoi figli. I fratelli non alzarono la mano sul suo successore, ma alla fine i taurosciti furono assorbiti dal regno del Bosforo che cadde quasi subito sotto il dominio dell’Impero romano. I romani a loro volta furono sostituiti nella penisola dai goti e dagli unni, che caddero nelle grinfie dei bizantini. Questi ultimi furono scacciati dalla Tauride dal Canato Kazaro, che soccombette al principato russo di Tmutarakan, che fu cacciato dai cumani che detenettero il potere prima che arrivassero i mongoli…il gioco sanguinario dei troni in Crimea è durato millenni.

Peste da asporto

Nel 1346, a Caffa (Feodosia) un topo salì a bordo di una nave. Quel topo uccise più persone dell’Olocausto e della bomba di Nagasaki insieme: è proprio dalla Crimea, infatti, che la Morte Nera arrivò in Europa. In Crimea essa non fece la sua comparsa: la pandemia di peste bubbonica del XIV secolo scoppiò nelle oasi del deserto del Gobi e all’inizio decimò l’India e la Cina. Tuttavia, le carovane in seguito l’hanno portata in Occidente lungo la grande Via della seta, che in quel periodo andava fino alle manifatture genovesi del Mar Nero. Era possibile che si fermasse lì, senza raggiungere l’Europa continentale, ma così non fu per uno dei più antichi casi di ricorso alle armi biologiche. Durante l’assedio di Caffa con le catapulte i mongoli gettarono i cadaveri morti per la peste sulla città. E poi tutto dipese da un unico topo. Le navi genovesi salparono per i porti del Mediterraneo e da lì l’epidemia non si sarebbe più fermata. Quella prematura lezione sui costi della globalizzazione costò all’Europa tra i 20 e i 25 milioni di vite, pari all’epoca a un terzo della popolazione mondiale.

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