La Russia non ha ancora ratificato la Convenzione Onu del 1956 sulla corresponsione degli alimenti all’estero (Foto: Itar Tass)
Per le cittadine russe è difficile ottenere gli alimenti dagli ex mariti stranieri. La Russia non ha ancora ratificato la Convenzione Onu del 1956, finalizzata a garantire il diritto alla corresponsione degli alimenti all’estero, che potrebbe normalizzare questo processo giuridico.
L’esempio della Crimea
Secondo il giornale Moskovskij Komsomolets centinaia di cittadine russe avrebbero difficoltà a celebrare il matrimonio e poi a divorziare e a farsi corrispondere gli alimenti dai loro ex mariti. Per le residenti in Crimea questa procedura prima risultava più semplice, ma da quando la Crimea è diventata russa, la situazione sembra essere cambiata poiché, a differenza di Ucraina, Kazakhstan e Bielorussia, la Russia non ha ancora ratificato la Convenzione Onu del 1956 sulla corresponsione degli alimenti all’estero, destinata ad alleggerire per molti aspetti tale procedura. 58 anni fa a New York, sotto l’egida dell’Onu, era stata adottata la Convenzione sul diritto alla corresponsione degli alimenti all’estero, ratificata inizialmente da tutti i paesi europei e in seguito anche da altri stati quali Nigeria, Cambogia e Uruguay. Ma Unione Sovietica e Stati Uniti avevano deciso allora si erano autoescluse. Prima del 1980 - anno in cui si sono svolte a Mosca le Olimpiadi - i matrimoni internazionali erano in Russia un fenomeno raro.
Attualmente gli stati che hanno sottoscritto la Convenzione sono più di 70. L’Ucraina, della cui compagine faceva parte anche la Crimea, aveva ratificato la Convenzione sul diritto agli alimenti nel 2006. Secondo i dati in possesso del Ministero della Giustizia della Crimea, nel periodo in cui era in vigore, la Convenzione sarebbe stata utilizzata da 313 donne. La maggior parte delle domande relative alla corresponsione degli alimenti riguardavano Germania, Italia e Portogallo. Dal momento che la succitata Convenzione non è valida in territorio russo, la riscossione degli alimenti dai cittadini stranieri può avvenire attraverso la formulazione di una sentenza da parte dei tribunali russi in accordo con i paesi con cui esistono rapporti di collaborazione giuridica, oppure attraverso un appello ai tribunali del paese di residenza del secondo genitore.
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La Russia ha stipulato accordi bilaterali di questo tipo con Iran, Albania, Cina, Spagna, Yemen, Cuba, Tunisi, Cipro, Vietnam, Finlandia, Bulgaria, Ungheria, Romania, Polonia, Repubblica popolare democratica di Corea, Repubblica Ceca, Slovacchia, Slovenia, Macedonia, Bosnia ed Erzegovina, Croazia e altri stati. Inoltre, nel 1993, gli stati membri della Csi hanno ratificato una loro Convenzione “a uso interno” per l’assistenza giuridica su questioni di diritto civile, famigliare e criminale. Le relazioni tra Ucraina e Russia sono regolate per il momento proprio da tale documento. “Una donna che ha ottenuto una sentenza positiva dal tribunale ucraino sulla corresponsione degli alimenti da parte di un cittadino russo, per il momento ha ancora il diritto di far legittimare e applicare questa stessa sentenza in Russia e viceversa”, spiega la giurista Marina Silkina. Ma se l’Ucraina, come è stato già detto, uscirà dalla Csi, anche la sua partecipazione alla Convenzione sarà messa in discussione. È, tuttavia, possibile che aumenti tra breve il numero di stati costretti ad applicare le sentenze dei tribunali russi sul diritto agli alimenti.
Se la Convenzione non aiuta
In presenza di un accordo internazionale con il paese in cui risiede il coniuge, la donna ha dinanzi a sé due strade. La prima è rivolgersi direttamente al tribunale dello Stato straniero chiedendo la corresponsione degli alimenti; e la seconda ottenere la sentenza da un tribunale russo e quindi rivolgere in un secondo tempo un’istanza per il suo riconoscimento e per la sua esecuzione forzata al tribunale dello Stato straniero. La seconda variante, naturalmente, è preferibile, in quanto più rapida. Come spiegano gli esperti, gli alimenti all’estero si possono comunque percepire sia a fronte di un accordo reciproco di assistenza giuridica sia in sua assenza. “Nel nostro paese si può stabilire per via giudiziaria la paternità di un cittadino straniero e quindi richiedere gli alimenti, e una volta ottenuta una sentenza positiva dal tribunale russo, rivolgersi persino agli ufficiali giudiziari” afferma Marina Silkina.Tuttavia, come osservano gli esperti, far eseguire tale sentenza sarebbe un iter molto complesso.
Tatjana Rusakova ha raccontato a Russia oggi la sua esperienza: “Senza una volontà da parte dell’ex coniuge è praticamente impossibile, anche a fronte di una sentenza del tribunale, costringere il corresponsore di alimenti a pagare. Inoltre, i cittadini stranieri che vengono in Russia per regolarizzare la loro situazione, rischiano spesso di finire nelle cosiddette “liste nere” dei debitori, incontrando poi delle difficoltà a varcare la frontiera russa e vedendosi persino negare l’autorizzazione a uscire dal paese. Per evitare che il mio ex marito potesse incorrere in simili problemi, ho dovuto telefonare per assicurarmi che non fosse finito anche lui in una di queste liste”. Attualmente i rappresentanti delle madri single della Crimea hanno rivolto un appello al parlamento russo, esortandolo a ratificare la Convenzione Onu del 1956. Per una semplificazione della procedura del diritto degli alimenti sono scese in campo non solo le donne della Crimea, ma anche tutte le cittadine russe che hanno incontrato difficoltà su questo fronte.
L’articolo è stato scritto utilizzando materiali di "Moskovskij komsomolets" e della nostra redazione
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