La Russia pensa di aumentare i posti riservati agli studenti stranieri a spese del bilancio pubblico, portandoli a quota 15mila (Foto: Itar Tass)
Aprire le frontiere agli studenti. Rendere il Paese un enorme centro studi. Konstantin Kosachev, responsabile dell’Agenzia federale per la Comunità degli Stati Indipendenti - i connazionali residenti all’estero - ha esortato la Federazione ad accogliere più studenti stranieri. In un'intervista al quotidiano Vzglyad, Kosachev ha spiegato il motivo per cui, secondo lui, al momento, la Russia starebbe uscendo sconfitta nella lotta per la conquista della simpatia dell'opinione pubblica mondiale.
A quali conclusioni è giunto dopo gli eventi in Ucraina, dove, nel corso della crisi politica, una parte della popolazione ha chiaramente manifestato sentimenti anti-russi?
Gli eventi in Ucraina ci hanno permesso di compiere una riflessione seria sul grado di efficacia con cui stiamo usufruendo del potenziale del "soft power". Dal mio punto di vista, questi eventi hanno confermato che per il momento non stiamo sfruttando al meglio questo potenziale. Il risultato? Spese eccessive che non compensano le carenze a livello di "soft power". Quando in realtà potremmo benissimo raggiungere gli stessi obiettivi con meno risorse, qualora esse fossero utilizzate in maniera più tempestiva e coordinata. Come esempio possiamo prendere gli studenti stranieri. Perché i vari Stati li invitano a studiare da loro? Le risposte possibili sono due. La prima è invitare i migliori studenti per formarli qui e poi offrire loro un lavoro direttamente nel nostro Paese. La seconda è formarli qui, in modo che poi, una volta tornati nei loro Paesi di provenienza, possano diventare nostri partner e alleati, contribuendo allo sviluppo delle relazioni bilaterali. Io sono un sostenitore della seconda opzione.
Sei mesi fa, molto prima del suo intervento a Kiev, dichiarò: "Provo grande rammarico quando scopro che sono solo 200 gli studenti che dall’Ucraina si recano in Russia per studiare, usufruendo dei posti a spese del bilancio pubblico, mentre sono circa 2mila quelli che scelgono di andare a formarsi in Polonia”. Perché gli studenti preferiscono andare a studiare in Occidente?
Non si tratta tanto di chi preferisca andare a studiare dove, bensì di quale sia il Paese che offre le migliori condizioni. Da questo punto di vista, il nostro Paese è ancora in ritardo rispetto a molti dei nostri “rivali” geopolitici. In questo caso la Polonia, Paese confinante con l’Ucraina. È anche una questione di quantità e qualità delle proposte. Per quanto riguarda la quantità, in totale, la Russia offre agli studenti stranieri di tutto il mondo 10mila posti a spese del bilancio pubblico. A partire dal prossimo anno, e vi è già una disposizione del governo, tale quota verrà aumentata a 15mila. Si tratta di un buon indicatore. Ma non è ancora abbastanza competitivo. A mio parere, la quota russa dovrebbe essere di gran lunga superiore. Per quanto riguarda la qualità, cioè, le condizioni da noi offerte, innanzitutto, a differenza di molti altri Paesi, la Russia non si fa carico delle spese di viaggio né dell’assicurazione medica. E forniamo la stessa borsa di studio, che offriamo ai nostri studenti russi. Si parla di 1.400-1.700 rubli. Ciò significa che spesso da noi arriva non chi vuole bensì chi può. Ovvero persone che possono contare sull’aiuto della famiglia o su qualche altro tipo di sostegno.
Probabilmente, a partire dal 2015, tutti gli stranieri che vogliono entrare in Russia saranno obbligati a presentare un certificato di conoscenza della lingua russa. Il disegno di legge è attualmente in discussione in parlamento. Ritiene che, in questo caso, i centri di cultura, principalmente in Asia Centrale, dovrebbero incentivare l’insegnamento del russo?
Solo una volta che il disegno di legge sarà entrato in vigore, saremo in grado di stabilire come metterlo in atto. Rossotrudnichestvo collabora con il Ministero della Pubblica Istruzione e con il Servizio federale di migrazione (FMS). I corsi di lingua russa vengono impartiti dai nostri centri di scienza e cultura in Asia Centrale, ad eccezione del Turkmenistan, dove non abbiamo ancora un centro. In Kirghizistan, abbiamo deciso di lanciare un progetto pilota in collaborazione con il Servizio federale di migrazione per testare le competenze linguistiche dei migranti. Qualora l’esperimento funzioni, è nostra intenzione replicarlo. A parer mio, i centri russi di scienza e cultura di questi Paesi dovrebbero essere, in maniera del tutto naturale, una "finestra", un punto d'accesso al meccanismo d’esame.
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