Una nuova flotta per il controllo dei mari

Vignetta di Konstantin Maler

Vignetta di Konstantin Maler

Il ruolo delle navi militari negli ultimi conflitti. Tra pirateria e azioni di pace. E le riflessioni sull'eventuale adozione di nuove portaerei

Pirateria, controllo dei mari, missioni umanitarie. Negli ultimi anni è diventato sempre più evidente che nei conflitti militari moderni il ruolo della flotta risulta determinante al pari di quello dell’aviazione. Per questo motivo è di fondamentale importanza cercare di capire che tipo e che classe di navi da guerra siano necessarie oggi alla marina militare russa, su che cosa stia puntando maggiormente questo settore in questo momento, e se la flotta russa abbia effettivamente bisogno di portaerei.

Uno degli scontri armati più comuni dell’epoca moderna è il cosiddetto conflitto asimmetrico, quando cioè l’esercito regolare si scontra con formazioni irregolari che ricorrono alla guerriglia e all’insurrezione. Tali lotte spesso implicano tattiche di guerra non convenzionali, in cui i combattenti “più deboli” cercano di usare una strategia in grado di compensare le proprie carenze quantitative e qualitative.

In questo tipo di azioni militari, che sono una realtà del XXI secolo, le portaerei risultano estremamente preziose. A differenza di un sottomarino, una portaerei può favorire lo sbarco di squadre esplorative, la liberazione di eventuali ostaggi e l’approdo delle truppe da sbarco sulla costa. Alla pari delle unità dell’aviazione navale, può assumere efficacemente il controllo della navigazione e proteggere altre imbarcazioni da attacchi di pirati o da bombardamenti aerei.

La Russia punta a una presenza
navale globale

Eppure, l’attuale programma sugli armamenti per il periodo 2011-2020 della Russia non contempla la progettazione e costruzione di una portaerei nazionale. L’attenzione è incentrata tutta sui sottomarini nucleari lanciamissili, con missili da crociera.

In realtà, la costruzione di una flotta di portaerei, in Russia, è sempre stata intralciata, sia in epoca sovietica che in quella post-sovietica. Negli anni Settanta, i leader sovietici consideravano la portaerei un’arma d’aggressione capitalista e pertanto estranea alla dottrina navale sovietica. Lanciarono così un programma per la costruzione di un incrociatore pesante portaeromobili missilistico. Questa imbarcazione, che era un ibrido tra un incrociatore e una portaerei e che di per sé non era autosufficiente, diede origine a un programma aereonautico volto alla creazione di aeromobili a decollo e atterraggio verticali. Da questo punto di vista, solo una società in tutto il mondo è riuscita per ora a realizzare un modello che funzioni davvero: si tratta della britannica British Aerospace, che ha costruito l’aereo a decollo verticale Harrier. In epoca sovietica, il programma degli aeromobili “verticali” risultò essere un completo fallimento e venne interrotto dopo che, nell’autunno del 1991, durante un test di volo, l’aereo Yak-41M precipitò, andando a fuoco, sul ponte dell’incrociatore “Ammiraglio Gorshkov”.

Un altro esempio estremo del rapporto complesso della Russia con le portaerei si verificò nel 2008, quando l’allora comandante della Marina militare russa, l’ammiraglio Vladimir Masorin, propose di costruire sei gruppi da battaglia per portaerei, nei 20 anni a seguire. A suo parere, ciò avrebbe portato la Russia al secondo posto, dopo gli Stati Uniti, in termini di potenza della flotta di superficie. Se la Russia si fosse seriamente lanciata in una simile “competizione”, il collasso economico e militare si sarebbe quasi sicuramente tradotto in realtà.

A essere del tutto sinceri, la Russia possiede una portaerei. Si tratta della nave “Riga”, costruita nel 1982 nei cantieri navali ucraini di Nikolaev, rinominata “Leonid Brezhnev”, poi “Tbilisi” , e infine, “Ammiraglio della Flotta dell’Unione Sovietica Kuznetsov” nell’autunno del 1990. Ciononostante, la maggior parte degli esperti non è propensa a inserire la Kuznetsov nella classe delle portaerei contemporanee. Tra i suoi difetti principali vengono enumerati: la potenza dell’impianto di propulsione a turbine a vapore, decisamente modesta rispetto a quella degli impianti a propulsione atomica, l’utilizzo per il decollo dei mezzi del trampolino di prua invece delle catapulte termodinamiche e alcune altre caratteristiche specifiche.

Il principale argomento utilizzato dagli oppositori delle portaerei è che questo tipo di imbarcazioni non costituiscono di per sé un’arma. Per essere considerate complete, hanno bisogno di aerei e navi scorta, unità che rappresentano il grosso delle spese. Ma questo è solo l’argomento più debole mosso contro le portaerei. Nessuna imbarcazione moderna, nemmeno un sottomarino a propulsione nucleare, può essere considerato da solo “un soldato sul campo”. La Marina militare sovietica, infatti, puntò principalmente sulla costruzione di sottomarini, ma fu costretta a sviluppare anche una flotta di superficie, che intorno al 1991, vantava oltre 100 navi di primo e secondo rango - una quantità più che sufficiente per creare quindici gruppi da battaglia per portaerei. La Russia possiede attualmente circa 30 navi di questo tipo.

Anche nell’aviazione navale non è necessario investire risorse aggiuntive. I velivoli imbarcati russi non sono che una versione modernizzata di quelli terrestri. Come è stato annunciato, i caccia T-50 di quinta generazione sono in grado di operare tanto dalla terra ferma quanto da un ponte di una nave. Ciò significa che basta semplicemente ridistribuire meglio gli ordini sui nuovi velivoli prima del 2020: vanno ridotti quelli relativi alle versioni di terra dei MiG-29, Su-35 e T-50 e incrementati quelli sui velivoli imbarcati.

Tale ridistribuzione non influirà sulle risorse “terrestri” dell’Aeronautica militare russa, dal momento che, a differenza dei missili da crociera dei sottomarini lanciamissili, le unità dell’aviazione navale sono in grado di operare tanto dal ponte di una nave quanto da un aerodromo. Pertanto, qualora fosse necessario, gli aerei imbarcati potrebbero tranquillamente essere trasferiti negli aerodromi costieri e, passando sotto l’Aeronautica militare, entrare nell’aviazione di prima linea. Senza portaerei, la flotta russa può ancora resistere, in qualche modo, agli attacchi dei pirati somali, ma non è già più in grado di proteggere i suoi turisti, qualora dovesse prodursi una nuova “Primavera araba”.

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