Immigrazione, lo spettro della xenofobia

Tra rivolte e la necessità di nuove leggi

La lotta all'immigrazione illegale è in cima alla lista delle priorità della classe politica russa (Foto: Photoshot / Vostock Photo)

La lotta all'immigrazione illegale è in cima alla lista delle priorità della classe politica russa (Foto: Photoshot / Vostock Photo)

Dopo gli ultimi casi di crimini commessi da immigrati, cresce il livello di intolleranza tra i moscoviti. E le autorità lavorano per rivedere le norme. La speranza è mantenere la situazione sotto controllo

Domenica 13 ottobre 2013. Una folla di diverse migliaia di persone attraversa, come un uragano, il quartiere residenziale di Biryulevo, periferia meridionale di Mosca. Parte l'assalto a un magazzino di frutta e verdura. Poi l'obiettivo diventa un centro commerciale. Tutto trasmesso in diretta dai canali televisivi.

La carta d'identità della folla inferocita è presto fatta: giovani nazionalisti, giunti fin lì da ogni angolo della capitale per sostenere i quaranta residenti di Biryulevo che nel pomeriggio di domenica si erano radunati davanti al commissariato di polizia del quartiere. Per chiedere alle autorità di trovare e arrestare l’assassino del giovane venticinquenne di etnia russa, Egor Shcherbakov, ucciso con un coltello davanti alla fidanzata nella notte del 10 ottobre 2013. Questo perchè cercava di proteggere una passante dalle molestie di uno sconosciuto.

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I fatti di Biryulevo hanno subito riacceso il dibattito pubblico sulla possibilità di introdurre un regime di visti con le ex repubbliche sovietiche del Caucaso Meridionale e dell’Asia Centrale. Un sondaggio condotto dal Centro Levada, nel giugno del 2013, ha dimostrato che l’84 per cento dei cittadini russi appoggia questa iniziativa. Contrario, invece, il Presidente russo Vladimir Putin, che ritiene che un regime di visti contribuirebbe solo ad allontanare la Russia dai Paesi dell’ex blocco sovietico.

Nel frattempo, la questione dell’immigrazione inizia a preoccupare sempre più i cittadini comuni. Nonostante, secondo i sondaggi, essa occupi solo l’ottavo posto nella lista delle maggiori preoccupazioni della popolazione, la percentuale di persone che ritiene che l’afflusso di immigrati sia una delle cause principali di molti problemi del Paese è aumentata dal 7 al 27 per cento nel corso degli ultimi otto anni.

A Mosca, l’immigrazione è già passata al primo posto nella gerarchia dei problemi più urgenti della città. Non a caso, la lotta all’immigrazione illegale era uno dei punti chiave dei programmi elettorali di tutti i candidati che questa estate parteciparono alla campagna per l’elezione del sindaco.

Secondo gli analisti, questo atteggiamento xenofobo della popolazione è diventato particolarmente evidente intorno alla seconda metà degli anni Novanta. “Dopo l’avvio delle riforme economiche e la frustrazione originata dalla distruzione del sistema sociale sovietico, si diffusero un sentimento di autoaffermazione negativa e la ricerca di un’identità nazionale. Siccome però non vi era nulla di cui essere orgogliosi, questo desiderio di autoaffermazione si tradusse in una proiezione dei propri complessi personali e delle proprie antipatie sugli altri - spiega Lev Gudkov, direttore del Centro Levada -. Questo processo si intensificò negli anni 2000, quando il Governo promosse un rilancio di tradizioni nazionali, conservatorismo e stabilità”.

I demografi sostengono che per la Russia sarebbe conveniente stimolare il flusso di immigrati, in quanto questi ultimi compensano il calo registrato, negli ultimi anni, dalla popolazione indigena. “È dal 1992 che si osserva un trend demografico negativo. Negli ultimi 20 anni si è registrato un calo pari a 13,4 milioni di persone. Questo significa che, ora, la popolazione russa dovrebbe essere diminuita di 13,4 milioni persone e invece è calata solo di 5,3 milioni. La differenza è stata compensata dagli immigrati”, ha dichiarato Anatoly Vishnevsky, direttore dell’Istituto di Demografia della Scuola Superiore di Economia.

Lev Gudkov ritiene che le tensioni etniche siano una conseguenza diretta dell’afflusso illegale di manodopera a basso costo proveniente dall’estero. Una delle ragioni dietro il fiorente mercato nero del lavoro in Russia è che le quote per l’assunzione di lavoratori stranieri sono sensibilmente inferiori alle necessità reali del mercato. Nel 2013, la quota è fissata a 1,7 milioni di persone, quando, secondo Gudkov, l’economia russa necessiterebbe annualmente di 4,5-5 milioni di lavoratori.

Nel mese di settembre 2013, il Ministro degli Interni russo Vladimir Kolokoltsev ha dichiarato che i criminali utilizzerebbero attivamente il regime di esenzione dal visto tra i Paesi della CSI per evitare di essere processati e condannati. Stando ai dati del comitato investigativo, nei primi nove mesi del 2013, a Mosca, quasi un omicidio su sei e uno stupro su tre sono stati perpetrati da stranieri – questo, nonostante il sindaco di Mosca, Sergei Sobyanin, dichiari che gli immigranti rappresentano solo circa il 5 per cento della popolazione totale della città.

Tutto ciò non fa che alimentare il sentimento anti-immigrati, in particolare nei quartieri che versano in condizioni svantaggiate dal punto di vista sociale come quello di Biryulevo. Questo quartiere si trova al confine meridionale di Mosca ed è praticamente tagliato fuori dal resto della città non essendo raggiunto dalla metropolitana. Ciò spiega i prezzi delle case, che sono i più bassi di tutta Mosca, e che rendono Biryulevo particolarmente popolare tra gli immigrati, i quali lavorano nel mercato ortofrutticolo locale, la principale impresa della zona.

I disordini di Biryulevo, che rischiavano a momenti di trasformarsi in una rivolta cittadina, hanno spinto le autorità russe a rivedere la politica sull’immigrazione nella sua interezza. Il Parlamento sta discutendo l’introduzione di una serie di emendamenti volti a rendere più rigide le attuali leggi sull’immigrazione e a disciplinare le regole di adattamento degli immigrati alla vita nella società russa. Sono in fase di discussione anche diverse altre misure: dalla creazione di un archivio elettronico contenente tutte le impronte digitali dei lavoratori stranieri, alla formazione di un’unità speciale che possa essere impiegata nella lotta alla criminalità etnica. Infine, in seno alla Duma di Stato, è stato presentato un disegno di legge che rende obbligatorio l’esame di lingua russa per tutti gli immigrati.

Per il momento, però, si tratta solo di idee che non hanno nulla a che fare con la pratica. Nel frattempo, l’afflusso di immigrati nel Paese non accenna a diminuire. Secondo un rapporto pubblicato dalle Nazioni Unite nel mese di settembre, la Russia occupa il secondo posto a livello mondiale, dopo gli Stati Uniti, per numero di stranieri residenti sul suo territorio: 11 milioni di immigrati contro i 143,5 milioni di cittadini russi.

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