Per spegnere il focolaio di scontri alla periferia di Mosca

I disordini del 13 ottobre 2013 a Sud di Mosca (Foto: APPhoto/Mikhail Listopadov)

I disordini del 13 ottobre 2013 a Sud di Mosca (Foto: APPhoto/Mikhail Listopadov)

Dopo i disordini a Sud della capitale, riflessioni su come la politica migratoria del Paese vada rivista per pacificare la convivenza, soprattutto, tra russi e caucasici

I disordini nella zona Sud di Mosca potevano essere evitati, dicono gli esperti. Gli abitanti si erano già lamentati più volte degli immigrati, e l'assassinio di un giovane nel quartiere è stato la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Ora la società è talmente indignata dal comportamento dei funzionari, della polizia e degli immigrati che qualsiasi contrasto quotidiano potrebbe far continuare le manifestazioni di massa.

I volti dell'immigrazione russa
nella nostra fotogallery 

Nel corso di una retata della polizia in un mercato ortofrutticolo nel Sud di Mosca sono stati trattenuti 1.200 immigrati. Lo hanno reso noto il 14 ottobre 2013, all'indomani dei disordini, i rappresentanti della polizia. Le persone trattenute sono state portate in commissariato per verificarne l'eventuale coinvolgimento in atti criminali. Durante l'operazione è stata individuata anche un'automobile sospetta che conteneva diversi milioni di rubli, tre pistole a salve, due coltelli e una mazza da baseball. Le autorità ora prevedono la chiusura del mercato.

L'operazione è stata condotta in seguito a uno scontro che è degenerato in disordini di massa. Nella notte tra il 9 e il 10 ottobre 2013, nella zona Sud di Mosca, è stato ucciso il 25enne Egor Shcherbakov. Il ragazzo, per strada, aveva difeso la sua fidanzata, che un uomo dai tratti caucasici aveva cercato di avvicinare. Durante il litigio che ne è scaturito, il caucasico ha accoltellato Shcherbakov. Il 12 ottobre 2013, davanti al commissariato di polizia del quartiere, si è tenuta un'accesa manifestazione spontanea i cui partecipanti hanno chiesto a gran voce di arrestare l'assassino e di chiudere il mercato ortofrutticolo Pokrovskij. Il giorno successivo, non lontano dal luogo dell'omicidio, si è tenuta un'altra manifestazione spontanea che è degenerata in una vera e propria sommossa.

Grazie al pronto intervento della polizia, la situazione nel quartiere si è normalizzata, ma ciò che accadrà in seguito dipenderà dalle azioni delle forze dell'ordine e dei funzionari pubblici. La tensione tra gli abitanti del quartiere e gli immigrati si stava accumulando da tempo e il conflitto non potrà essere risolto con la semplice chiusura di un mercato.

Il presidente dell'associazione dei veterani della divisione speciale "Alfa", nonché deputato della Duma comunale di Mosca, Sergei Goncharov afferma che non si può scaricare tutta la responsabilità sulle forze dell'ordine, perché i funzionari e i rappresentanti del Servizio immigrazione, con tutta probabilità, erano al corrente di quanto accadeva nel quartiere. 

"I residenti si lamentavano continuamente del fatto che c'era da aver paura a passare accanto a quel disgraziato magazzino ortofrutticolo, e che vi circolavano armi e droga. Eppure, non è stata presa nessuna misura preventiva, finché non c'è stato l'omicidio e la gente non è scesa in strada, - spiega il deputato. - Perché la nostra polizia usa solo il metodo dell'agguato?". Goncharov è convinto che la polizia adesso effettuerà dei controlli nei mercati ortofrutticoli di Mosca, ma che nel complesso tutto rimarrà come prima.    

È d'accordo con il parlamentare anche Aslambek Paskachev, membro della Camera Civica della Federazione Russa e capo del Presidium del movimento sociale "Congresso russo dei popoli del Caucaso". Paskachev afferma che queste manifestazioni di massa dei cittadini sono dovute alla mancanza di un lavoro preventivo con gli immigrati. "La nostra organizzazione ha già affrontato situazioni simili e si è capito che alla base di tutto vi è un conflitto che nasce dalla convivenza quotidiana, che altre forze poi sfruttano per i propri fini. È chiaro che se una persona ha commesso un reato bisogna arrestarla, ma se le forze dell'ordine non lo fanno, con il passare del tempo si crea l'impressione che i reati restino impuniti. E allora la gente cerca di rifarsi dei torti subiti su chiunque capiti loro a tiro", spiega l'esperto.   

Come far uscire dall'ombra
i lavoratori stranieri

Paskachev dichiara che per evitare nuovi conflitti occorre determinare quale percentuale di stranieri possa assumere un imprenditore, e far sì che tutti gli immigrati che lavorano nel settore dei servizi al pubblico conoscano la lingua russa.

Goncharov non è del tutto d'accordo con questo approccio. Egli fa notare che la gente è preoccupata non dall'immigrazione dall'estero, ma da quella interna, proveniente dalle repubbliche del Caucaso settentrionale: a questi immigranti non si applicano le quote, e molti di essi conoscono la lingua russa. "Da noi non devono esistere concetti come quello delle leggi nazionali o delle regole della comunità; la Russia è uno Stato di diritto e tutti devono obbedire alle nostre leggi. Chi le viola deve essere punito. Altrimenti daremmo l'impressione di non avere una volontà politica", conclude Goncharov.   

Come spiega il direttore dell'associazione autonoma no profit "Ufficio moscovita di sostegno alla difesa dei diritti dell'uomo", Aleksandr Brod, per prevenire queste manifestazioni dei cittadini, divenute ormai tipiche, da tempo sono state elaborate delle misure che però non vengono applicate. "La prima esperienza è stata quella di Kondapogi, una cittadina nel Nord-Ovest del Paese, poi nel Sud, nella regione di Astrakhan, nel distretto di Stavropol e nella regione di Saratov, e poi a Mosca. Tutti questi avvenimenti non hanno insegnato nulla né alle autorità, né alla società. Ancora oggi la nostra politica sull'immigrazione non è trasparente: grazie agli immigrati clandestini, funzionari, forze dell'ordine e datori di lavoro si arricchiscono", afferma il difensore dei diritti civili.

A suo avviso, qualsiasi atto di delinquenza è in grado di scatenare delle proteste. "Bisogna ridurre il livello di aggressività tra gli abitanti locali e i cittadini immigrati. Bisogna pensare a come risanare la situazione nel Paese, svolgere un lavoro di ricerca e individuazione dei clandestini, riformare le forze dell'ordine. In seguito ad avvenimenti come questo bisogna chiamare a risponderne i funzionari municipali e i rappresentanti della polizia", afferma Brod.

L'esperto osserva che la società è talmente "surriscaldata" che qualsiasi avvenimento può dare adito a provocazioni e far attivare i cosiddetti "giustizieri del popolo" che cercano di riportare l'ordine da soli.

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