Fedeli in preghiera all'interno della Chiesa di San Matteo degli Armeni, a Perugia (Foto: Simone Lupino)
Sentirsi a casa pur vivendo lontano dal proprio Paese. Con questo spirito la comunità ortodossa russa di Perugia si è ritrovata domenica 22 settembre 2013 per la festa della Natività della Madonna. Una ricorrenza molto sentita dai fedeli, che è stata l'occasione per rilanciare il dialogo ecumenico alla presenza delle autorità civili e religiose.
Sede delle celebrazioni la chiesa di San Matteo degli Armeni, probabilmente l'edificio sacro più antico in Italia dove oggi si svolgono funzioni con rito orientale (fu edificato nel 1273 da monaci armeni arrivati in Umbria per sfuggire alle persecuzioni dei saraceni), ma al tempo stesso la chiesa più giovane. È stata affidata, infatti, nel 2011 al Patriarcato di Mosca dal Capitolo della Cattedrale di Perugia, proprio come segno di fratellanza e riconciliazione. Un'altra chiesa è stata, invece, assegnata agli ortodossi romeni.
"Prima celebravamo messa a Sant'Agata, poi a causa di alcuni lavori di ristrutturazione ci siamo dovuti spostare alla chiesa di San Giuseppe ai Tre Archi", racconta il parroco don Nicolae Dragutan, moldavo, ricostruendo le tappe percorse da una parte all'altra del capoluogo umbro prima di arrivare in questa piccola oasi, cento passi fuori dal cassero di Sant'Angelo. Un luogo che si presta naturalmente alla meditazione e alla preghiera.
Antichi affreschi di scuola occidentale all'interno della Chiesa di San Matteo degli Armeni a Perugia (Foto: Simone Lupino)
Con gli antichi affreschi di tradizione occidentale alle pareti, come quello che ritrae San Francesco in una immagine ritenuta dagli esperti tra le più fedeli, e le icone di scuola russa recentemente installate, la chiesa di San Matteo rappresenta plasticamente come cristiani e ortodossi possano convivere sotto un unico tetto nel rispetto delle diverse tradizioni.
Spiega sempre don Nicolae: "Poiché l'edificio è considerato monumento e patrimonio nazionale tutelato dalla Soprintendenza, non possiamo eseguire lavori di alcun tipo, né all'esterno né all'interno, ma abbiamo rimediato a questo piccolo ostacolo con ornamenti temporanei, come i pannelli con le effigi dei nostri santi". Vietatissimo, ovviamente, anche l'uso delle candele che con il fumo potrebbero danneggiare le antiche pitture. Per superare anche questo disagio è bastato attrezzare un piccolo angolo all'esterno, verso il cortile.
L'angolo delle candele all'esterno della chiesa (Foto: Simone Lupino)
La messa si tiene di sabato e domenica: “Recitiamo in tre lingue: russo, moldavo e italiano". Tanti i fedeli, famiglie coi bambini, giovani e anziani. Ovviamente, non fa sentire la sua distanza il Patriarcato di Mosca: "La curia si trova a Parigi, ma abbiamo un rappresentante a Roma a cui ci rivolgiamo per qualsiasi esigenza materiale e spirituale. Il 9 dicembre 2013, per esempio, avremo l'onore di ospitare una preziosa icona proveniente proprio da Mosca raffigurante l'Immacolata".
Non va dimenticato, inoltre, il legame speciale tra il patriarca di Mosca Kirill e la città di Perugia, dove nel 2002 il capo della chiesa ortodossa, all'epoca metropolita di Smolensk e Kaliningrad, ricevette dall'Università degli Studi di Perugia la laurea honoris causa in Scienze Politice con una tesi intitolata "Il futuro dell'Europa e la tradizione cristiana orientale".
Da sinistra, monsignor Fausto Sciurpa (Capitolo Cattedrale di Perugia), Ilio Liberati (assessore comunale di Perugia) e padre Nicolae Dragutan (Foto: Simone Lupino)
Presente domenica 22 settembre 2013 alla festa per la Natività della Madonna, monsignor Fausto Sciurpa, presidente del Capitolo dei canonici di San Lorenzo: "È bello che al di là della testimonianza della loro fede, i fratelli ortodossi possano ritrovarsi insieme in questa chiesa che è anche un pezzo della loro patria, delle loro chiese. È normale avere nostalgia dei propri luoghi di origine, ma vogliamo far capire loro che anche qui hanno una casa, un padre che li segue e una comunità cristiana che vuole loro bene e che vuole che stiano bene nella nostra terra".
Parole condivise anche dall'assessore alla Cultura Ilio Liberati in rappresentanza del sindaco: “Perugia deve sempre più consolidarsi come la città dell'ascolto, dell'accoglienza, dell'integrazione, la città della solidarietà".
Tra canti e preghiere, la celebrazione si è protratta per tutta la mattinata. Poi tutti al ristorante per un pranzo a base di prodotti tipici.
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