Sei premi IgNobel conquistati dai russi

La cerimonia di premiazione durante la quale è stato assegnato il Premio per la Medicina a Xiangyuan Jin, dalla Cina, e a Masanori Niimi e Masateru Uchiyama dal Giappone (Foto: AP)

La cerimonia di premiazione durante la quale è stato assegnato il Premio per la Medicina a Xiangyuan Jin, dalla Cina, e a Masanori Niimi e Masateru Uchiyama dal Giappone (Foto: AP)

Dalla Federazione le pazze idee per camminare sull’acqua, scrivere un articolo scientifico ogni quattro giorni, trasformare la dinamite in diamanti e far levitare le rane

I russi possono camminare sull’acqua, scrivere un articolo scientifico ogni quattro giorni, trasformare la dinamite in diamanti e far levitare le rane. Alla luce di questi risultati e scoperte sono stati insigniti di ben sei Premi IgNobel (una parodia del Premio Nobel), nei 22 anni dall’istituzione di questo riconoscimento.

La storia del Premio

Il Premio IgNobel è stato introdotto nel 1991 dalla rivista scientifica-umoristica Annals of Improbable Research, con la partecipazione del co-fondatore e redattore Marc Abrahams. Ogni anno, dal 1991, vengono assegnati 10 Premi IgNobel, in varie categorie, da quelle classiche per la fisica e la chimica, previste anche dal Premio Nobel, a quelle più insolite per l’ornitologia e l’astrofisica

Anche quest’anno, nella rosa dei vincitori, ritroviamo un ricercatore russo. Il premio per la fisica è stato infatti assegnato a un gruppo di scienziati, guidati dal russo Yuri Ivanenko, per una pubblicazione uscita sulla rivista PLoS ONE. Nell’articolo, gli scienziati dimostravano che le persone sarebbero in grado di correre sulla superficie dell’acqua, qualora tale tentativo venisse effettuato sulla Luna.

Prima del 2013, i russi si erano già aggiudicati il Premio Ig Nobel in altre cinque occasioni:

1. Il membro-corrispondente dell’Accademia Russa delle Scienze Yuri Struchkov, vinse il Premio IgNobel nel 1992 per i suoi successi in campo letterario. Nel periodo tra il 1981 e il 1990, fu co-autore di 948 pubblicazioni scientifiche, con una media di un nuovo articolo ogni quattro giorni.

David Pendlebury dell’Institute of Scientific Information di Philadelphia trovò questa interessante statistica nella banca dati dell’istituto. Yuri Struchkov divenne l’autore più prolifico di articoli scientifici, elencati in questo database. Quasi tutto il suo lavoro era dedicato alla cristallografia, la scienza dei cristalli e alla loro struttura.

I lavori di Struchkov vennero pubblicati attivamente fino all’anno della sua morte, avvenuta nel 1995. Tuttavia, nel 1999, sulla rivista Organometallika, uscì un nuovo lavoro sulla cristallografia, di cui Yuri Struchkov era uno degli autori. In totale, più di 2.000 articoli scientifici portavano la sua firma. In un necrologio, pubblicato sul quotidiano Akt Kristallografika, questa sua prolificità veniva attribuita alla tremenda dedizione che il ricercatore russo nutriva nei confronti del suo lavoro; un uomo incredibile, che non trovò nemmeno il tempo di iscriversi al Partito Comunista dell’Unione Sovietica. Tuttavia, stando alle malelingue, in epoca sovietica, le strutture dedicate alla ricerca nel campo della cristallografia erano davvero poche. Gli scienziati sovietici utilizzavano, per le loro ricerche, le strutture dell’Istituto per lo studio dei composti organici dell’Accademia delle Scienze e a lavoro concluso, in segno di gratitudine, aggiungevano il nome del responsabile dell’istituto, nell’elenco dei co-autori.

2. Nel 2000, il Premio IgNobel per la fisica fu assegnato al ricercatore sovietico Andrei Geim e all’inglese Sir Michael Berry dell’Università di Bristol. I due riuscirono a far fluttuare nell’aria una rana mediante un potente elettromagnete.

Secondo Michael Berry, il magnete spinge in aria la rana a causa di una differenza di campi elettromagnetici. Una rana non è un magnete, naturalmente. Tuttavia, magnetizza il campo elettromagnetico. Questo fenomeno si chiama “diamagnetismo indotto”. Tale effetto è presente in molte sostanze; i due autori riferirono di aver condotto con successo lo stesso esperimento anche con una goccia d’acqua e una nocciola. I due scienziati non sono ancora stati in grado di far levitare una persona, non essendo ancora riusciti a creare un campo magnetico abbastanza grande in grado di contenerla. Michael Berry ha detto che sarebbe più che lieto di librarsi nell’aria, fungendo da cavia per l’esperimento.

Un fatto curioso: nel 2010, Andrei Geim, che aveva già rinunciato alla cittadinanza russa, vinse, assieme al suo collaboratore Konstantin Novoselov, il Premio Nobel per la Fisica, dopo aver scoperto un materiale chiamato grafene. Egli è il primo - e finora l’unico- ricercatore ad aver vinto entrambi i Premi Nobel, sia quello reale che quello umoristico.

3. Il 2002 fu un anno segnato da scandali legati a distorsioni nei bilanci, operate da alcune grandi imprese. Il fatto non passò inosservato agli occhi degli organizzatori e della giuria del Premio IgNobel, che decisero di assegnare a dirigenti, amministratori e revisori di conti di circa 30 aziende un premio collettivo per l’economia. Le parole usate all’atto della consegna del premio furono: “Per l’applicazione del concetto matematico dei numeri immaginari nel campo degli affari”. Una delle società che ricevette il premio fu il gigante russo del gas, Gazprom. La lista includeva anche 23 aziende statunitensi, nonché altre società provenienti da Belgio, Pakistan, Australia e Regno Unito.

4. Nel 2012, Igor Petrov, alla guida di un gruppo di ingegneri russi della società SKN, ricevette il Premio IgNobel per la Pace, dopo aver sviluppato un metodo in grado di produrre nanodiamanti mediante la detonazione di materiale esplosivo militare. Lo scienziato condusse i suoi esperimenti in Russia, nella città di Snezhinsk, nella regione di Chelyabinsk.

“Signore, se volete dei diamanti, venite da me dopo la cerimonia: ma ricordatevi di portare con voi il vostro esplosivo”, disse Petrov, rivolgendosi al pubblico, mentre riceveva il premio.

5. Nel 2012, il Premio IgNobel, nell’insolito campo della fluidodinamica, venne consegnato a un altro nativo russo, Ruslan Krechetnikov, professore presso l’Università della California. Insieme al suo dottorando, Hans Mayer, Krechetnikov spiegò il motivo per cui se camminiamo con una tazza di caffè in mano, finiamo sempre con il versarne un po’. Forse la cosa vi sorprenderà ma, secondo i risultati dello studio, la colpa sarebbe da ascrivere all’irregolarità del nostro passo.

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