I militari di questa brigata lavorano a particoli progetti scientifici che possono risultare utili per il miglioramento pratico delle forze armate (Foto: Igor Filonov / RG)
Hanno prestato giuramento i militari della prima brigata scientifica dell’Accademia dell’aeronautica di Voronezh, a circa 520 chilometri a Sud di Mosca. A differenza delle altre forze armate, la vita di questi soldati verrà scandita non solamente dal regolamento militare, ma anche dal decreto speciale 404 del ministro della Difesa della Federazione Russa: questa brigata “scientifica”, infatti, non è dotata di fucili d’assalto. Lo dimostra il fatto che, per prestare giuramento, ha dovuto prenderli in prestito dalle vicine unità delle forze armate: la sua arma speciale è l’intelletto.
“I militari sono impegnati nel lavoro scientifico quattro giorni alla settimana, dal lunedì al giovedì. Il venerdì è dedicato alle classiche discipline di chi è sotto le armi: marce, esercitazioni tattiche, preparazione fisica”, spiega il comandante della brigata, Viktor Merzlov. Prima di essere nominato comandante della forza speciale “intelligente”, il maggiore Merzlov era ufficiale dei corsi all’Accademia dell’aeronautica e prima ancora ha prestato servizio alla base aerea di Armavir (1.370 chilometri a Sud di Mosca). A settembre 2013 Viktor discuterà la sua tesi di dottorato sulla trasformazione dei motori diesel in motori a metano.
I militari di questa brigata hanno un piano di lavoro preciso per l’intero periodo di servizio: ciascuno di loro ha un proprio tutor scientifico, che gli fornisce un progetto di lavoro su un particolare problema di interesse delle forze armate. Dato che la brigata è nata nell’ambito dell’aeronautica, gli argomenti scelti sono legati all’aviazione.
Maksim Teplitsky di Khabarovsk sta creando un modello matematico di un velivolo: si dà il caso che sia uno Yak-130, ma sostituendo i valori del programma esso consente di realizzare un Su-35 o qualsiasi altro aereo. Una volta messo a punto il modello, sarà sottoposto a ogni genere di collaudo virtuale, come forti raffiche laterali di vento, entrare in contatto con la scia di un altro aereo o una turbolenza e così via. Dopo aver analizzato il comportamento del velivolo in una situazione critica, il militare compilerà le raccomandazioni per i designer e l’equipaggio, segnalando ciò che occorre assolutamente migliorare e suggerendo come comportarsi in caso di emergenza.
“Dopo sei anni trascorsi in un dormitorio studentesco è difficile adattarsi agli orari e indossare l’uniforme prima di uscire - dice Maksim, che si è laureato all’Università dell’aviazione civile di Mosca -. Inoltre, non abbiamo un addestramento fisico adeguato: quando il cervello è stanco, vorresti che anche il corpo lo fosse”. Nella vita civile, a Teplitsky piaceva nuotare e praticare arti marziali. Ai militari della brigata scientifica sono state assicurate tre sessioni di palestra alla settimana e una in piscina al giovedì. Nell’ingresso al residence dove alloggiano (il termine caserma in questo caso non sarebbe appropriato) vi sono attrezzature sportive nuove, ma si ha il sospetto che siano collocate lì soltanto per le ispezioni.
I “cervelloni” dell’esercito alloggiano in camerate da quattro, ciascuna delle quali è dotata di un grande schermo televisivo. Tutti gli uomini in servizio nell’esercito russo sono infatti tenuti a seguire “Vremya”, il notiziario di informazione della sera. I militari dispongono di acqua calda e di docce. “Mia moglie si lamenta che sono troppo impegnato con la brigata scientifica e la trascuro”, confessa il comandante, indicando la struttura.
Anton Sharafutdinov di Ufa e Viacheslav Zvonnikov di Rybinsk sono impegnati ad apportare migliorie a un motore compressore. Il loro compito è ridurre al minimo i vortici d’aria del motore che lo rendono meno efficiente. Anton si occupa della parte teorica: collauda le varianti al computer. Viacheslav è più pratico: verifica le varianti versando acqua colorata di inchiostro nel rotore di un compressore in funzionamento, così da individuare la turbolenza. “Tutti gli studenti sognano di fare esperimenti scientifici. È per questo che ho apposto la mia firma e sono entrato nella brigata scientifica. Lavorare qui è divertente, non sarà un anno sprecato”, dice il soldato semplice Zvonnikov. Sharafutdinov, invece, apprezza la rigida routine.
Accanto alla stanza nella quale lavorano c’è un cannoncino che spara sassi sulle pale di una turbina. Gli oggetti estranei che entrano nelle pale delle turbine al momento del decollo o dell’atterraggio sono una vera e propria preoccupazione per l’aviazione e circa la metà degli aerei soffre questo problema.
Anton Panzhev di Astrakhan lavora in un grande hangar con aerei semi-disassemblati, elicotteri, motori e missili. Qui i cadetti si addestrano per diventare ingegneri aeronautici. Anton ha già conseguito un diploma di ingegnere collaudatore e ora sviluppa software per un simulatore dell’aviazione. Nella stanza accanto c’è la cabina di pilotaggio di un Mig-29 con schermo panoramico per collaudare in che modo si comporta l’aereo in varie situazioni durante le operazioni.
Servire e amare la Madre Russia
“Qui abbino lavoro e passione - dice Anton -. Sto facendo il servizio militare e migliorando le mie competenze. Quando finirà la leva, intendo proseguire la carriera militare. Nell’esercito offrono un buon pacchetto di sostegni sociali”.
Il soldato semplice Panzhev non ha incontrato difficoltà reali nel mese che ha trascorso qui, si è soltanto imbattuto in contrarietà di poco conto: una volta è stato ammonito per non essersi allacciato gli scarponi come si deve. Il comandante della brigata, il maggiore Merzlov, cerca di essere molto democratico nei confronti dei militari e dice: “Qui ci sono adulti laureati e parliamo tutti la medesima lingua. Una parola cortese consente di ottenere molto di più di tante urla ed esercitazioni”.
In ogni caso ha un debole per la disciplina: “I soldati sanno che se lavorano male o infrangono il regolamento potrebbero essere mandati in servizio in una normale brigata anticarro. Lì capirebbero la differenza e inizierebbero a bombardarci di lettere per supplicarci di riprenderli”.
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