Il vento di protesta che soffia per Navalny

Nel giorno della sentenza che ha condannato il leader dell'opposizione a cinque anni di carcere, migliaia di persone si sono riunite nel cuore di Mosca per manifestare contro la decisione del tribunale

Sono diverse le forme di protesta che hanno preso piede a Mosca: meeting, cortei, “occupy”, flash mob. Ma la mobilitazione in difesa di Alexei Navalny, organizzata il 18 luglio 2013 a duecento metri dal Cremlino, si è rivelata qualcosa di nuovo. Qualcosa che prima non c’era mai stato.

In quel giorno Navalny, noto esponente dell’opposizione politica russa, in prima fila contro la corruzione, è stato condannato a cinque anni per un presunto furto di legname avvenuto diversi anni prima.

Il verdetto era prevedibile. Pertanto, a una settimana dalla sentenza, l’opposizione ha organizzato una manifestazione di protesta nella piazza del Maneggio, chiamandola “assemblea”. Assemblea proprio perché, per organizzare un meeting politico, servirebbe un’autorizzazione ufficiale. Ma ottenerla non è affatto semplice. Nessuno, però, può impedire alla gente di radunarsi nel centro della città. Perlomeno, così è risultato.

Alla vigilia della manifestazione, nella piazza del Maneggio sono iniziati alcuni lavori di riqualificazione. In serata, poi, ogni via d’accesso è stata bloccata dalle forze dell’ordine e da uomini in divisa. Autobus della polizia, mezzi militari, blindati con idranti, reparti speciali pronti a entrare in azione. Così appariva il centro di Mosca intorno alle sette di sera.

Nel frattempo la gente ha iniziato ad arrivare. Tremila, cinquemila, settemila. E poi ancora e ancora. La folla ha riempito Okhotnyj Ryad, via Mokhovaya, l’inizio della Tverskaya, l’intero spazio davanti al teatro Bolshoj fino alla Biblioteca Lenina, da entrambi i lati della strada. Insomma, tutto il cuore della capitale. Al posto di un semplice meeting il risultato è stato qualcosa di più: una imponente manifestazione.

Ciò che saltava agli occhi era l’assenza di bandiere, di cartelloni, di motti. Una silenziosa contrapposizione di cittadini e polizia. Solamente di tanto in tanto qualcuno urlava “Vergogna!”, “Innocente!”. Ma queste persone sono state trascinate via dalla polizia. In tutto ne sono state fermate duecento.

Abbiamo assistito a come veniva arrestato un ciclista che sosteneva la manifestazione a suon di urla: come prima cosa hanno preso lui. Poi il poliziotto ha chiesto al colonnello: “E cosa ce ne facciamo della bicicletta?”. “È un effetto personale”. E così anche la bici è stata “arrestata” e caricata sulla camionetta.

Le grida piano piano hanno iniziato ad aumentare. Le auto di passaggio rombavano in segno di sostegno. I guidatori sporgevano dal finestrino due dita aperte, a indicare la “V” di “vittoria”. La gente applaudiva. Ad un certo punto un’anziana signora con le stampelle ha superato le transenne, incrociandole a forma di “V”. Dall’altra parte della strada, un’altra vecchia ha fatto lo stesso.

Studenti con i rasta e l’iPad in mano, uomini con auto di lusso, pensionati, uomini d’affari. Se ne stavano tutti lì, o attraversavano senza fretta il centro di Mosca. Nella folla era possibile riconoscere moltissima gente che in un altro momento non si sarebbe mai ritrovata insieme. È apparso anche l’attivista ortodosso e nazionalista Dmitri Enteo, accanto al poeta Lev Rubinshtejn. Non lontano, l’ex politecnologo consulente del Cremlino Gleb Pavlovskij. E poi anche il giovane radicale di sinistra Matvej Krylov di Un’altra Russia, insieme ad alcuni amici.

La gente riempiva ogni lato della strada. Fischiando, fotografando, applaudendo. “Navalny oggi è l’unica figura in grado di unire i diversi fronti dell’opposizione: la corrente di destra, di sinistra, i liberali - ha dichiarato Andrei Lezhnev, leader del gruppo rock di protesta IbvZh (I bogataya vnutrennyaya zhizn) -. Ma la questione non riguarda solo Navalny. Difendendo lui, difendiamo anche il popolo dalla corruzione, dalla mafia, da Cosa Nostra, che occupano i posti di potere al Cremlino”.

“Oggi il potere ha convertito Navalny da un leader delle proteste di strada in un politico dal grosso calibro”, ha affermato Gennadij Gudkov, deputato di Russia Giusta.

“Le manifestazioni di protesta, i meeting e i flash mob sono necessari. Ma è altrettanto indispensabile andare a votare. E controllare i seggi elettorali. La gente è accorsa qua per difendere il proprio diritto di avere elezioni oneste”, ha aggiunto Sergei Mitrokhin del partito Yabloko.

Nonostante la tensione ha stupito il fatto che, durante la manifestazione, abbia regnato per tutto il tempo un clima di festa. Qualcuno sorrideva. Qualcun altro portava attaccato alla schiena un cartello con la scritta “Fratello di Navalny”. Tra le grida del meeting ogni tanto si alzava il motto “Questa è la nostra città”. In questa sera del 18 luglio 2013 la capitale, divisa da cordoni delle forze dell’ordine, chiusa tra camionette e blindati, non apparteneva alla polizia. Bensì alla gente comune.

I manifestanti hanno marciato fino alle due del mattino. Se ne sono andati con una sensazione di vittoria addosso. Solo la mattina successiva si è saputo che Navalny era stato liberato

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