Si contano a migliaia i “gastarbeiter” che ogni giorno volano in Russia, oppure valicano i confini della Federazione in treno, in auto e perfino a piedi. Gastarbeiter, così i russi sono soliti chiamare gli immigranti provenienti prevalentemente dagli Stati dell'ex Urss, ma anche dalla Cina, dal Vietnam, dalla Turchia.
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In un video il viaggio |
Circa 2.000, secondo un calcolo approssimativo, provengono giornalmente dal solo Tagikistan e quasi un milione e mezzo sono i tagiki in Russia al momento attuale.
Il numero di chi in Russia rimane tende ad aumentare, rimpolpando quell’esercito di stranieri che, secondo i dati dell’Ufficio Federale di Immigrazione, nel 2012, è arrivato a contare quasi 16 milioni di persone, di cui solo poco più di un terzo si registra regolarmente presso le autorità e rispetta le leggi sull’immigrazione.
Una volta in Russia, infatti, lo straniero deve registrare il proprio domicilio. Un pezzo di carta che è facile anche acquistare per poche centinaia di rubli e che per 90 giorni legalizza il soggiorno in Russia dell'immigrato.
Tre mesi, che lo Stato russo concede ad ogni nuovo venuto per ottenere un permesso regolare di lavoro, o almeno il cosidetto “patent”, una specie di indulgenza emessa presso gli uffici d'immigrazione a chi si presenta, lasciando anche le proprie impronte digitali.
L'unico scopo degli immigrati è quello di lavorare e guadagnare. Poco importa se in modo regolare. Fondamentale è inviare a casa, di tanto in tanto, qualche migliaio di rubli, frutto di fatiche e privazioni. Si tratta spesso di somme irrisorie, secondo gli standard locali, ma che nei rispettivi paesi d'origine, decidono le sorti di intere e numerose famiglie.
Girando per Mosca e provincia, dove vive uno straniero su 8 rispetto al totale, ci si imbatte in gruppi di giovani dalla capigliatura corvina e dagli occhi scuri e pensierosi, che parlano tra loro lingue incomprensibili. Sono loro i gastarbeiter della nuova generazione, ragazzi tra i 18 e i 28 anni, come dicono le statistiche, ad affollare le piazze delle stazioni, tra i vari spostamenti da una città all'altra in cerca di lavoro, impiegati ai mercati, come venditori e facchini.
Al mattino, sono sempre loro a comparire come dal nulla nei cortili moscoviti e a spazzare a testa bassa, silenziosi, d'estate, l'immondizia accumulata durante il giorno precedente, d'inverno, la neve, assunti come uomini tuttofare.
Se, poi, si passeggia nei villaggi di provincia durante la settimana, quando i proprietari russi di dacie e ville sono in città, ci si ritrova soli tra tanti stranieri, che lavorano come manovali e vivono presso i numerosi cantieri di edifici e ville in costruzione o come guardiani dei poderi.
Appena fuori città, poi, chi di loro non ha un impiego, si ritrova in punti prestabiliti a bordo strada delle principali arterie, creando veri e propri mercati umani del lavoro, dove il costo delle prestazioni offerte viene calcolato al mattone spostato o al metro lineare di parete costruita o pitturata.
Chiunque, improvvisandosi datore di lavoro, può accostare la macchina, scegliersi l'uomo più adatto al caso, e una volta accordatosi sui prezzi, portarlo direttamente sul posto di lavoro.
E i cittadini russi, da una parte, talvolta, sono fortemente infastiditi dalla presenza massiccia di volti stranieri, dall'altra sono ben coscienti di non poter fare a meno di queste braccia a basso costo.
L'aumento degli immigrati spinge lo Stato a intervenire
La normativa sui lavoratori stranieri in Russia
Lavoro, direzione welfare
Le autorità russe, da parte loro, travolte da questi crescenti boom migratori, ma consapevoli del forte bisogno nel Paese di forza lavoro non specializzata, negli ultimi anni, si stanno impegnando a livello legislativo per controllare e regolamentare i flussi.
Dal 2015, si prevede, verranno ammessi in Russia immigrati dai Paesi dell’ex Urss, cui ora è concesso di soggiornare con il passaporto del Paese di origine, solo se in possesso di passaporti internazionali.
Ciò faciliterà la catalogazione elettronica dei nuovi arrivati, con la conseguente possibilità di vietare automaticamente nuovi ingressi a chi infrange le leggi e a tutti i membri della famiglia.
Verranno poi creati nuovi centri di raccolta per gli stranieri che non rispettano i tempi di soggiorno o che commettono reati più gravi e da lì saranno rimpatriati.
Se, da una parte, quindi, si assiste a un irrigidimento della legge russa nei confronti degli immigrati, dall'altra le autorità si impegnano a concedere a stranieri specializzati permessi di lavoro triennali anzichè annuali, a ricalcolare la quantità di permessi da rilasciare annualmente in base alle nuove esigenze sociali, a velocizzare il rilascio dei “patent” e a contenere la corruzione.
Per aiutare questi cambiamenti, un provvedimento importante, già in vigore da inizio 2013, prevede l’obbligo imposto a tutti gli immigrati che desiderino lavorare presso enti pubblici di passare un esame di lingua e cultura russa.
Se, infatti, l’immigrazione negli anni della perestrojka era composta da personale specializzato, che conosceva bene lingua e cultura russe, i nuovi e giovani stranieri a scuola in patria il russo non l’hanno studiato.
E una conoscenza almeno basilare della lingua facilita l’integrazione sociale, diminuisce i soprusi da parte dei rappresentanti corrotti delle autorità locali, dei datori di lavoro, rendendo lo straniero più sicuro di sé e libero di muoversi.
Gli sforzi delle autorità russe in materia di immigrazione sono molti, ma ci vorrà tempo per notare dei veri e propri miglioramenti anche perché i paesi d’origine dei tanti gastarbeiter si trovano impreparati a conformarsi velocemente ai tanti e repentini cambiamenti.
Il testo in versione ridotta è stato pubblicato nell'edizione cartacea di "Russia Oggi" del 27 giugno 2013
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