Le colonie estive, fabbriche di esperienze

Le colonie estive sono un ricordo di vita ben presente nella memoria dei russi di oggi (Foto: Ksenya Plotnikova)

Le colonie estive sono un ricordo di vita ben presente nella memoria dei russi di oggi (Foto: Ksenya Plotnikova)

Nati in Unione Sovietica, i campi di svago per bambini esistono ancora oggi e uniscono una vacanza salutare, una disciplina semimilitare e una tradizione non scritta di goliardia vecchia di decenni

In Unione Sovietica il massimo premio per uno scolaro era un soggiorno nella colonia dei pionieri (in russo pionerskij lager) in qualche località di mare. Era peraltro molto difficile e costoso e, infatti, gran parte dei bambini andava in colonia nei boschi più vicini a casa, in riva al fiume. L’immagine delle colonie dei pionieri si può riassumere a grandi linee in quella di centri di salute per bambini con un intenso programma di cure e divertimenti.

La top five degli scherzi nelle colonie

  1. Dentifricio. Un tocco di classe particolare era spremere la pasta sul palmo di chi dormiva e poi con una penna solleticargli il naso o la guancia. La “vittima” faceva tutto da sola.
  2. Il soffitto si abbassa. Si stende per bene un lenzuolo sopra chi sta dormendo e poi lo si sveglia di colpo gridando: “Alzati, presto, il soffitto si sta abbassando!”.
  3. Ghirlanda di vestiti. Di notte tutti i vestiti che si trovano nella stanza vengono legati a mo’ di ghirlanda con la quale abbellire la camera. La mattina seguente non ti puoi vestire finché non disfi la ghirlanda.
  4. Scabbia. Sotto il lenzuolo si sparge del tè in foglioline. La vittima si rigira e si gratta per tutta la notte.
  5. Trasporto corpi. Se la “vittima” dorme profondamente la si può portare fuori, in corridoio o in bagno, insieme al letto. Nelle notti più calde la si porta anche in strada

La scansione della giornata era simile a quella militare, tutto secondo un preciso ordine: sveglia, colazione, pranzo, divertimenti, cena, ritirata. L’estate si divideva in tre periodi di tre settimane ciascuno. In generale i bambini si fermavano per un periodo, ma alcuni rimanevano nella colonia per tutta l’estate. Negli anni Ottanta sul territorio dell’Unione Sovietica c’erano più di 40.000 colonie estive, dove soggiornavano circa 10 milioni di scolari.

L’organizzazione dei pionieri non esiste più, ma le colonie sono rimaste e da allora è cambiato proprio poco. Anche le tradizioni goliardiche non sono scomparse.

La prima cosa che torna in mente quasi a chiunque sia stato una volta in una colonia estiva è il dentifricio. Di notte lo spalmavano su tutti, era il principale divertimento improvvisato dei bambini. I ragazzini si infilavano nelle camere delle femmine e cospargevano le loro facce con il dentifricio. Anche qui però ci voleva una certa tecnica. La pasta nel tubetto è fredda e, se la spremi in faccia, la vittima si sveglia subito. Così scaldavano preventivamente il tubetto con il corpo. L’intero processo aveva un nome semplice e laconico: “spalmare”. “Oggi spalmiamo le ragazze”, si mettevano d’accordo i maschi. “Ohi, oggi ci hanno spalmato”, dicevano le vittime.

Foto: Ksenya Plotnikova

Giornate di divertimento nella natura sono l'ingrediente delle colonie estive per bambini (Foto: Ksenya Plotnikova)

“Sono andata in colonia cinque anni di fila - racconta Viktorija, studentessa. - Ogni giorno c’era qualche iniziativa: la discoteca, qualche festa a tema, per esempio ‘Il giorno di Nettuno’ o ‘Il giorno al contrario’, dove i maschi erano femmine e viceversa. Giocavamo spesso a carte o a qualcos’altro e chi perdeva doveva fare le cose più stupide, tipo chiedere quindici volte a un tizio: Come arrivo al bagno?, oppure andare in giro per mezza giornata con un cartello ridicolo. Gli educatori appoggiavano il sistema degli scherzi e della goliardia. Se non rifacevi il letto o non facevi quello che chiedevano, la notte ti spalmavano di dentifricio, nascondevano le ciabatte o ne combinavano delle belle”.

In tutte le colonie c’è una tradizione comune che si chiama “La notte del re”. È l’ultima notte del periodo ed è il momento in cui si esprimono i desideri, si saluta la colonia e se il campo è al mare c’è un vero e proprio rituale di commiato dall’acqua. Ci si ingegna a mettere i più piccoli a letto e per farlo di sera li si accompagna a turni lungo il “sentiero dei desideri” dopo il quale devono rimanere in silenzio fino al mattino successivo, se vogliono che il desiderio si avveri. Ovviamente nel silenzio totale si addormentano subito.

I bambini più grandi, invece, non dormono per tutta la notte. Si lanciano la carta igienica, si fanno scherzi, prendono in giro quelli che invece sono crollati e dormono. Gli educatori cercano di tenere il baccano sotto controllo, perché nessuno si faccia male o venga offeso.

“Cercavamo di tenere i bambini occupati il più possibile”, spiega Ivan, che lavorava come educatore quando frequentava l’università di pedagogia. “Capivo che era impossibile vietargli qualcosa, si poteva soltanto cercare un accordo. Ho avuto fortuna, la mia squadra era di 12-13enni. È un’età in cui non sono più così ingestibili come i piccoli, ma non hanno ancora la ribellione adolescenziale come i più grandi. Dicevo loro che non mi facessero fare brutta figura davanti ai capi e io, per quanto potevo, gli avrei permesso tutto e li avrei difesi dalle lamentele dei direttori”.

Foto: Ksenya Plotnikova

Giochi di gruppo per socializzare nelle colonie estive per bambini (Foto: Ksenya Plotnikova)

Le colonie per bambini sono un’impresa esclusivamente sociale che non dà alcun reddito. Ora sono gestite soltanto da grandi aziende, oltre che dai Ministeri e dagli enti governativi. Molte ditte però col tempo rinunciano al mantenimento delle colonie perché è economicamente più vantaggioso comprare per i figli dei propri impiegati un soggiorno in un altro campo estivo, piuttosto che mantenere per tutto l’anno le attività e l’organico di un ampio territorio.

Comunque sia, tutti i bambini che hanno frequentato una colonia estiva in seguito la ricordano come una delle impressioni più vivide della loro infanzia.

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