Lo stato di salute delle università russe

Uno studente dell'Università Statale Lomosov di Mosca (Foto: Tatiana Podoinitsyna/RIA Novosti)

Uno studente dell'Università Statale Lomosov di Mosca (Foto: Tatiana Podoinitsyna/RIA Novosti)

Dalle campagne di alfabetizzazione dell’epoca sovietica, la Russia è sempre parsa avere una popolazione molto istruita. Al di là della crisi demografica e del calo della popolazione attiva, si pone adesso anche la questione della qualità

Nella sua opera  "Le università russe sono competitive?" (titolo originale, "Les universités russes sont-elles compétitives?"), Tatiana Kastueva-Jean, ricercatrice presso l’Istituto francese per le relazioni internazionali (Ifri, Institut français des relations internationales), analizza la situazione dell’insegnamento superiore in Russia in  alcune monografie dedicate a università di vario indirizzo.

Una pesante eredità
L’insegnamento superiore in Russia è afflitto da parecchi mali. Alcuni, come il divario tra ricerca e insegnamento, sono eredità dell’epoca sovietica, mentre altri si sono andati accumulando negli anni della cosiddetta transizione, che sono parsi essere un periodo di mera sopravvivenza per le università russe, a causa di una cruciale mancanza di finanziamenti pubblici.

Dai tempi dell’adesione al Processo di Bologna del 2003, le autorità politiche manifestano chiaramente la volontà di avvicinarsi quanto più possibile ai modelli occidentali, rendendo i corsi di studio più accessibili e  modernizzando i metodi di insegnamento per affermarsi sul mercato globale dei servizi all’istruzione.

Tuttavia, alcuni esperti occidentali parlano di un “miraggio educativo” russo in quanto la percentuale degli studenti (l’8 per cento della popolazione attiva nel 2010-2011,  secondo i dati di Rosstat) e un numero impressionante di studenti con diploma superiore paradossalmente non generano i risultati dati per scontati in materia di produttività del lavoro, di competitività globale, di brevetti registrati o di pubblicazioni che entrano negli indici delle citazioni occidentali.

La copertina dello studio francese
"Les universités russes sont-elles compétitives?"
("Le università russe sono competitive?")
di Tatiana Kastueva-Jean, Parigi, CNRS Editions/Ifri

Per Tatiana Kastueva-Jean  si tratta di un verdetto severo, che può sconcertare coloro per i quali l’insegnamento superiore russo nobilita il patrimonio nazionale. Tuttavia è vero, secondo lei, che “allo stato attuale delle cose il sistema dell’insegnamento superiore russo non risponde ai bisogni dell’economia nazionale e non è competitivo a livello globale”.

In effetti, la qualità della formazione è palesemente calata negli anni della transizione. Le cause sono molteplici, ma in particolare ai primi posti ci sono la mancanza di finanziamenti e la situazione poco invidiabile degli insegnanti mal remunerati. Il moltiplicarsi di corsi di formazione a pagamento ha contribuito a cambiare l’atteggiamento degli studenti, il cui obbiettivo sarebbe più quello di entrare in possesso di un diploma che acquisire conoscenze effettive. Inoltre gli studenti paiono orientarsi in massa verso i corsi economici e giuridici a discapito di quelli di Ingegneria e di Tecnologia, e questo determina squilibri molto importanti sul mercato del lavoro.

La caccia al diploma più che al sapere incita logicamente ad alcune pratiche fraudolente, ovvero il semplice acquisto di diplomi e anche delle tesi. In Russia di recente sono scoppiati molti scandali legati a plagi di tesi di laurea e – cosa senza precedenti – si è arrivati alla cancellazione dei titoli scientifici. “Un tempo si era arrivati a vendere i diplomi in metropolitana. L’insegnamento superiore è vittima della sua popolarità: negli anni della transizione, ottenere un diploma superiore era conquistare una sorta di ‘etichetta sociale’” , sottolinea Tatiana Kastueva-Jean. Anche se ormai il governo ha lanciato una vera e propria crociata contro queste truffe, queste cattive abitudini restano molto radicate,  e i siti e le agenzie che vendono tesi “chiavi in mano” o risposte in anticipo alle domande degli esami, secondo una tradizione che risale all’epoca sovietica, lavorano alla luce del sole.

La sfida di Putin
Allo scopo di migliorare l’insegnamento superiore, il governo russo ha deciso di procedere a un inasprimento del sistema di selezione delle migliori università sul quale si concentrano  a questo punto gli sforzi finanziari statali. Una quarantina di università si sono viste così assegnare l’etichetta di “università nazionale di ricerca” e di “università federale”.

L’intento dichiarato di Vladimir Putin è di far sì che nel 2020 cinque università russe figurino nella classifica delle 100 migliori università al mondo redatto da Shanghai. Al momento nella classifica delle migliori 500 università al mondo si trovano soltanto due atenei russi: l’Università  statale di Mosca (Mgu), che si colloca all’ottantesimo posto, e l’Università statale di San Pietroburgo (Spgu), nelle ultime cento università della classifica.

“È possibile  vincere questa sfida, sul lungo periodo. Ma per farcela la Russia dovrà soddisfare i requisiti indispensabili a un’università di livello mondiale, elaborati da esperti illustri come Jamil Salmi: la concentrazione di talenti, l’abbondanza di risorse, un’amministrazione flessibile e un ecosistema favorevole”, ha spiegato. Insomma, per la  Russia si tratta di un obiettivo non proprio a portata di mano.

Per esempio, le spese del bilancio federale per le università, come afferma Vladimir Putin, sono state raddoppiate negli ultimi cinque anni. Nel luglio 2012 egli ha promesso di investire 7 miliardi di rubli (175 milioni di euro) nel programma “Sviluppo dell’insegnamento”. “Sì, si tratta di uno sforzo apprezzabile, ma rispetto ai paesi dell’Ocse, la Russia si colloca ancora all’ultimo posto per ciò che concerne le spese per ogni studente. Le università asiatiche investono molto di più e ciò garantisce loro già adesso uno status internazionale considerevole”, spiega Tatiana Kastueva-Jean. In effetti, complessivamente la Cina ha investito 4,86 miliardi di dollari (circa 3,7 miliardi di euro) in una quarantina di università. Alla Russia, insomma, manca ancora molto prima di soddisfare il requisito dell’‘abbondanza di risorse’.

Oltre ai finanziamenti, sarà indispensabile varare nuovi programmi per modernizzare i contenuti e i metodi di insegnamento, incoraggiare la mobilità, valorizzare gli insegnanti,  migliorare le loro condizioni di lavoro e soprattutto snellire la burocrazia che affligge la gestione degli atenei, dando loro una autonomia effettiva. “La Russia dovrà compiere  ancora molti sforzi e dovrà farlo con costanza se intende  vedere riconosciute le proprie università tra le migliori al mondo. Tutto ciò dovrà inevitabilmente comportare un cambiamento radicale di mentalità”,  ha concluso Tatiana Kastueva-Jean.

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