I russi di oggi

Gli esperti del Fondo “Obshestvennoe mnenie” hanno fotografato le speranze e le preoccupazioni dei russi (Foto: Nikolai Korolev)

Gli esperti del Fondo “Obshestvennoe mnenie” hanno fotografato le speranze e le preoccupazioni dei russi (Foto: Nikolai Korolev)

La maggioranza dei cittadini della Federazione è preoccupata più per lo stipendio che per la libertà di parola e considera il Presidente il principale garante dei diritti

Ciò che conta di più per i russi, soprattutto per le persone di una certa età, è il diritto all’assistenza sanitaria gratuita. Quello alla libertà di riunione e di parola preoccupano molto di meno gli abitanti del Paese. Questa è la conclusione raggiunta dagli esperti del Fondo “Obshestvennoe mnenie” (“Opinione pubblica”) dopo l’analisi dei risultati di un’indagine sociologica realizzata a marzo 2013.

Al sondaggio hanno partecipato 1.500 intervistati di 100 centri abitati cittadini e rurali in 43 soggetti federali della Russia. Più del 70 per cento dei russi ha posto il diritto all’assistenza medica gratuita nel novero dei diritti fondamentali dell’uomo.

Nella graduatoria dei diritti più importanti seguono quello al lavoro e a un compenso ragionevole (57 per cento) e il diritto all’istruzione gratuita (54 per cento).

Il 21 per cento ha invece dichiarato che nel corso degli ultimi due anni sono stati violati i loro diritti o quelli di qualche membro della famiglia. Il 63 per cento ritiene che in generale in Russia i diritti dell’uomo non siano rispettati.

La situazione peggiore, secondo i russi, si verifica nel caso del diritto al lavoro e alla sua giusta retribuzione, del diritto a un processo imparziale, alla sanità gratuita e all’istruzione. Gli intervistati si sono lamentati soprattutto dei licenziamenti illegittimi, delle infrazioni dei termini nei contratti di lavoro e della discriminazione per età nelle assunzioni.

“In tutti i Paesi, in particolar modo nei Paesi poveri, i diritti civili sono tenuti in maggiore considerazione rispetto agli altri, - osserva Ljudmila Alekseeva, presidente della prima di molte organizzazioni in difesa dei diritti dell’uomo, il gruppo Mosca-Helsinki. - In teoria siamo un Paese ricco, però non siamo noi a essere ricchi, ma lo Stato e una manciata di cittadini. Così si spiega perché diamo così tanta importanza alla possibilità per il cittadino comune di accedere a una buona istruzione e a una sanità pubblica di qualità”.

I diritti individuali, come l’uguaglianza di fronte alla legge, il diritto a un giusto processo, la libertà personale e l’immunità, sono importanti per il 51 per cento dei russi. La percentuale di cittadini per i quali sono fondamentali i diritti a eleggere ed essere eletti, a partecipare alla gestione della società e del governo, oltre che al diritto di associazione si trova ai limiti dell’errore statistico.

“È esattamente la misura della classe media, - commenta Evgenij Ichlov, dirigente del servizio di informazioni e analisi del movimento "Per i diritti dell’uomo". - Alla classe media importano molto i valori di una società democratica e pluralista, come elezioni competitive e la possibilità di portare avanti un’attività politica pubblica”.

Alla domanda su chi difende più di tutti i diritti dell’uomo in Russia, la risposta più frequente degli intervistati, il 25 per cento, è stata il Presidente. “Moltissime leggi che violano i diritti dell’uomo, per esempio, la legge del permesso di residenza, una norma che ci riporta indietro ai regolamenti feudali per cui ognuno di noi deve essere legato al luogo dove abita, sono state sponsorizzate dal nostro Presidente -, afferma Ljudmila Alekseeva. - Mi dispiace molto per quel 25 per cento che non l’ha ancora capito”.

Invece il 23 per cento degli intervistati dalla Fondazione “Opinione pubblica” ha detto che in Russia nessuno tutela i diritti dell’uomo.

Nella Federazione dal 1993 è in funzione l’Istituto dell’Ombudsman. Nella sua relazione per l’anno 2012 il difensore civico Vladimir Lukin ha osservato che, su 24.000 reclami pervenuti l’anno precedente, il 56,7 per cento riguarda la violazione dei diritti privati e delle libertà. In questa categoria la quota di reclami a proposito della violazione dei diritti di difesa legale e di un processo giusto è aumentata dell’8 per cento, raggiungendo il 67,1 per cento.

“Il problema non è certo nato ieri né in un posto preciso: alle spalle ci sono lunghi anni e decenni di decisioni tribunali politicizzate e di norma prevedibili in merito a inchieste di grande risonanza, e un numero incredibilmente basso di assoluzioni”, riassume Vladimir Lukin.

I reclami per la violazione dei diritti civili costituiscono il 26,2 per cento degli interventi. “All’interno di questa categoria i reclami maggiori (41,8 per cento) si riferiscono alla violazione dei diritti alla casa, in primo luogo la disponibilità di alloggi per i cittadini indigenti e per le persone a cui, secondo la legislazione federale, dovrebbe essere assegnato, in particolare i militari”, si legge nella relazione.

Il numero di reclami per la violazione dei diritti economici ammonta al 12,7 per cento, mentre l’1,7 per cento riguarda la mancanza di diritti politici e di libertà, una cifra rimasta praticamente immutata dall’anno scorso. “Un indice tanto basso non deve indurre in errore, poiché di norma i reclami di questo tipo sono presentati per la violazione dei diritti di grandi gruppi di cittadini”, fa notare Lukin.

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