L’internazionale cosmica

Cambierà il rapporto di forze nel settore spaziale nei prossimi anni a venire? No, secondo Dmitri Baranov, esperto senior della Finam management (Foto: Reuters/Vostock Photo)

Cambierà il rapporto di forze nel settore spaziale nei prossimi anni a venire? No, secondo Dmitri Baranov, esperto senior della Finam management (Foto: Reuters/Vostock Photo)

Se un tempo ogni Paese custodiva gelosamente i propri progetti, oggi la corsa alla conquista dello spazio è sempre di più una gara a squadre, 52 anni dopo il primo volo di Yuri Gagarin

Non molto tempo fa il direttore dell’Agenzia spaziale federale russa Roskosmos, Vladimir Popovkin, e il suo collega dell’Agenzia spaziale europea  Esa, Jean-Jacques Dordain, hanno siglato un accordo formale sul programma per la missione interplanetaria ExoMars.

Il progetto prevede una missione congiunta russo-europea su Marte che partirà nel 2016 per concludersi nel 2018. “Le parti si sono accordate su un’equa distribuzione delle responsabilità per i diversi elementi della missione”, hanno dichiarato all’Esa. La fase di lancio ricadrà completamente sulle spalle russe: entrambi i lanci verranno effettuati mediante vettori russi. Nel 2016 sul pianeta rosso verrà lanciata una sonda per studiare l’atmosfera e nei due anni successivi verrà trasportato un rover.

I numeri

Secondo le stime di Roskosmos i produttori russi di tecnologie spaziali occupano attualmente il 10 per cento del mercato mondiale ed entro il 2016 dovrebbero raggiungere il 16 per cento

“Per realizzare programmi così grandiosi è necessaria una cooperazione a livello internazionale. I dati scientifici che prevediamo di ottenere nel corso della realizzazione di tutti i progetti indicati hanno un’importanza rilevante per l’intera comunità mondiale”, aveva commentato, al momento della firma dell’accordo con l’Esa, il direttore di Roskosmos, Vladimir Popovkin. Va ricordato che gli europei avevano elaborato il programma ExoMars già sette anni fa, ma che poi  l’avevano accantonato.

Si dice che i russi abbiano letteralmente salvato il progetto destinato a sicuro fallimento. “Il fatto che la Nasa avesse abbandonato il programma ExoMars costituiva un problema oggettivo, ma gli europei hanno proposto a Roskosmos di collaborare e il progetto ha cominciato a vedere la luce”, ha dichiarato Dmitri Baranov, esperto senior della Finam management.

Malgrado le molteplici difficoltà  finanziarie, le ambizioni dell’Esa sono di vasta portata e si estendono ben oltre il progetto del pianeta rosso. Nel 2022 gli europei hanno intenzione di lanciare dei missili su Marte. La missione, che prende il nome di Juice (Jupiter Icy Moons Explorer) è attualmente il più costoso progetto dell’Agenzia spaziale europea e vede coinvolti 500 scienziati di 17 Paesi.

Gli esperti russi, a loro volta, non sono rimasti in disparte e hanno in programma di realizzare una sonda da inviare sulla superficie di Ganimede - uno dei tre satelliti di Giove - che dovrebbe operare insieme ai missili europei.

Oltre agli europei e ai russi collaborano al progetto anche scienziati americani e giapponesi. Gli esperti vedono con favore la cooperazione di un numero sempre maggiore di Paesi nei programmi spaziali. “L’essenziale nella cooperazione internazionale è che nelle potenze leader si sia radicata l’opinione  che i programmi sia più opportuno realizzarli in collaborazione non solo a causa dei costi elevati, ma anche perché così risulta possibile coinvolgere nell’elaborazione e nell’attuazione dei programmi i cervelli migliori, nonché le maggiori industrie di ogni paese”, aggiunge Baranov.

Oltre alle missioni su pianeti lontani, esperti di vari Paesi realizzeranno telescopi e osservatori spaziali che andranno a sostituire l’Hubble. Il famoso telescopio spaziale americano verrà dismesso nel 2014. Tra gli strumenti candidati a sostituirlo c’è l’Osservatorio spaziale internazionale Ultraviolet che si prevede di lanciare nel 2016 in un’orbita di 35mila chilometri.

Si progetta, inoltre, di costruire nei territori russo e spagnolo dei centri di gestione e controllo degli osservatori e di elaborazione dati. “Queste stazioni sarebbero state progettate per durare cinque anni, ma potrebbero anche avere vita più lunga. Esistono, per esempio, stazioni americane progettate per durare  cinque anni che sono state attive per dodici”, sostiene una fonte dell’Istituto di Astronomia dell’Accademia delle scienze russa.

Per conservare le proprie posizioni leader nel settore spaziale le autorità russe hanno investito discrete risorse. Il programma di conquista dello spazio previsto per il 2013-2020 comporta un finanziamento dell’entità di 60 miliardi di dollari.

Molti Paesi stanno incrementando il finanziamento delle loro industrie spaziali, cosicché  gli esperti ritengono che la short-list dei leader di questo settore non subirà alcun cambiamento nei prossimi anni. “La Russia resta il leader mondiale indiscusso nel settore cosmonautico, detenendo un primato nel numero dei lanci, ed è assai improbabile che nei prossimi anni venga scalzata dalle sue posizioni. Quanto ad altri eventuali cambiamenti in corso, a occupare posizioni leader oltre alla Russia, sono anche gli Stati Uniti, la Francia, l’intera Europa e il Giappone, ed essendo improbabile che in futuro vengano sottoposti a chissà quali prove, continueranno a restare leader del settore. Ciò nondimeno l’industria spaziale continuerà a svilupparsi anche in futuro nella Repubblica popolare cinese, in Brasile, in Iran e in altri Paesi. Ma la strada da percorrere per occupare posizioni leader nel settore dell’astronautica mondiale resta ancora lunga per loro; perciò il rapporto di forze praticamente non muterà  nei prossimi anni”, ha sintetizzato Dmitri Baranov.

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