La chiesa del Profeta Elia, nella regione di Arkhangelsk (Foto: Richard Davies)
Più di un decennio fa, il fotografo di architetture Richard Davies ha trovato alcune vecchie cartoline che ritraevano delle chiese in legno di Ivan Bilibin, un artista russo famoso per le sue illustrazioni delle fiabe.
Nel 1902, Bilibin aveva compiuto il primo di tre viaggi per esplorare il Nord russo ricco di folklore e registrare le sue scoperte. Esattamente cento anni più tardi, Davies è partito per seguire le sue orme. I suoi viaggi sono durati nove anni e lo hanno visto percorrere migliaia e migliaia di chilometri.
Le fotografie scattate nel corso dei viaggi rappresentano una rassegna di tesori architettonici in vari stadi di decomposizione. Meno della metà delle chiese che Davies ha cercato sono sopravvissute al secolo del comunismo e della guerra e allo scorrere del tempo. Torri crollate e copie della propaganda antireligiosa del 1920 si possono scorgere accanto agli scatti mozzafiato delle chiese sotto i cieli artici o vicino a corsi d'acqua illuminati dal sole.
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Diverse città, tra cui Londra, Mosca, Tallinn ed Helsinki, hanno ospitato delle mostre di queste fotografie e il libro ha venduto bene. John Sandoe, un libraio di Chelsea, ha twittato a novembre 2012: Abbiamo venduto più copie del favoloso "Le Chiese in Legno" che di "Cinquanta sfumature di grigio".
Per Davies, i suoi viaggi attraverso la Russia del Nord erano “puro piacere”, qualcosa che occupava la maggior parte del suo tempo libero e per il quale aveva impiegato la maggior parte del suo denaro. “Invece di andare al mare o a sciare -, ha riferito a Russia Oggi in una recente intervista, - sono andato in Russia ... cioè dove volevo essere”. Non ci sono stati “momenti difficili -, ha sottolineato Davies, - ma molte situazioni divertenti”, tra cui un breve contatto con i servizi di sicurezza locali in cui ha finito per simpatizzare con i funzionari che hanno dovuto compilare dei moduli scritti a mano in triplice copia.
“La cosa bella di viaggiare nel Nord russo è che ogni giorno è un'avventura. Non si sa mai cosa sta per accadere”. Aleksandr Popov, un professore di fisica di San Pietroburgo, ha accompagnato Davies con una vecchia Volkswagen. Davies ha descritto la sua “incredibile ammirazione per la gente” e la frustrazione per essere stato occasionalmente “bloccato con il mio cavalletto, aspettando che la luce cambiasse, mentre intorno a me pulsava la vita del villaggio”.
Il suo prossimo libro potrebbe includere delle fotografie della cultura in fase di estinzione che circonda queste chiese. Lo spopolamento rurale ha distrutto più edifici di quanto non abbiano fatto la guerra o gli atti di vandalismo. “Le chiese ne hanno risentito soprattutto dove sono scomparsi i villaggi -, ha detto Davies. - Avrebbe potuto esserci una chiesa ogni dieci o quindici chilometri lungo il fiume Onega e così la domenica, lungo tutto il fiume, si sarebbero sentite risuonare le campane”.
Il legno può essere un materiale fragile, ma i tronchi di pino locali sono compatti e durano a lungo. Le tecniche di costruzione tradizionali non includono l’utilizzo di chiodi o strumenti complicati, ma semplicemente l’ausilio di un'ascia e un bellissimo incastro di blocchi di legno. “Costruivano con un materiale che comprendevano intimamente -, ha detto Davies. - La tecnica è semplice, ma gli architetti e gli artigiani qualificati possono spingersi fino al limite”.
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Il grande restauratore Petr Baranovsky, famoso per il salvataggio della Cattedrale di San Basilio a Mosca, ha scritto: “Io non conosco niente di più miracoloso dell’architettura russa in legno”.
Sin dal periodo sovietico, alcuni musei all'aperto hanno conservato alcuni esempi di questa architettura. Per Davies, essi rappresentano un'utile introduzione, ma “le chiese sono state costruite per i luoghi... si può vedere un leone nello zoo, ma appare molto meglio nella natura selvaggia”.
Per quei viaggiatori che vogliono tentare il proprio safari delle chiese, Davies raccomanda di iniziare da Kargopol, con le sue chiese in pietra del XVII secolo, e poi, di seguire il fiume Onega verso il Mar Bianco.
Presso Lyadiny, un villaggio a circa 20 chilometri a Ovest di Kargopol, c'è “un trio di due chiese e un campanile, una cosa molto rara”. È una delle poche strutture superstiti ancora intatte e il soffitto blu all'interno della chiesa è dipinto - come lo descrive la co-autrice Matilda Moreton - “con sette arcangeli, i quattro evangelisti e una spolverata di stelle dorate”.
L'inverno non ha rappresentato una barriera per il prosieguo dell’esplorazione di Davies e alcune delle sue fotografie più suggestive sono state scattate proprio nei lunghi mesi di nevicate. La chiesa sulla copertina del libro si trova a Podporozhe nella regione di Arkhangelsk. Moreton descrive la loro prima impressione come di “una chiesa che si staglia... contro un violento cielo arancione”. “Siamo arrivati di sera e la luce era incredibile -, ha detto Davies, - e siamo tornati la mattina seguente. Il fiume ghiacciato era coperto dalla nebbia e, mentre camminavamo lungo il fiume, la chiesa è apparsa tra la foschia. L'inverno in Russia è magico, soprattutto nelle campagne, se hai i vestiti giusti”.
Di tanto in tanto, ammette, invidiava Moreton, quando “ero fuori immerso fino al collo nella neve a fotografare le chiese, mentre lei si trovava al coperto intervistando le nonne e mangiando bliny”.
Un viaggio attraverso la letteratura
Davies, che ha lavorato con molti architetti, tra cui Norman Foster, ha detto
che non è un esperto russo, ma “un semplice fotografo che lavora a cottimo”.
Scherza dicendo che il suo interesse di una vita verso la Russia è iniziato
facendo “headbanging (un tipo di ballo che consiste in violenti movimenti della
testa a tempo di musica, ndr) con Prokofev, mentre i miei amici facevano
headbanging con i Rolling Stones”.
L’architettura ecclesiastica è strettamente collegata all'arte russa, dalle icone di Vasily Kandinsky e oltre, attraverso gli amati paesaggi come “Al di sopra della pace eterna” di Isaak Levitan, con la sua isolata chiesa di legno. Il libro contiene citazioni del genere e letterarie, da “Resurrezione” di Lev Tolstoj alla poesia iconoclasta di Vladimir Majakovskij, caratterizzandosi, in effetti, come un viaggio nella cultura russa e al contempo come un diario di viaggio straordinario.
Il saggio introduttivo di Moreton riassume il complesso sfondo storico e si conclude con un tributo ai resilienti “superstiti di tempi difficili che hanno condiviso le loro storie con noi”. Che continuano, scrive Moreton, “a spazzare le chiese in legno del Nord russo, ad accendere le candele e a baciare le icone... e a decorare le finestre con un salice la Domenica delle Palme”.
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