In Russia è iniziata la Grande Quaresima (Foto: Lori/Legion Media)
Nel calendario della Chiesa ortodossa russa vi sono quattro digiuni, tanti quanti le stagioni. Il più lungo è il Grande Digiuno. Dura sette settimane, dal carnevale ortodosso (Maslenitsa) alla Pasqua. Durante il digiuno bisogna pregare e soffrire, e limitarsi nel cibo.
In sostanza, dalla dieta dei credenti ortodossi vengono esclusi la carne e tutti i latticini. Si possono mangiare farinacei, verdure e frutta. Tutte le pietanze si preparano con olio vegetale, che comunemente viene chiamato appunto olio "del digiuno". Alla fine della terza e della sesta settimana della Quaresima è concesso mangiare del pesce; il sabato e la domenica si può bere un po' di vino rosso.
L'ultima settimana del Grande Digiuno, la settimana della Passione, è la più rigida. Dal lunedì al mercoledì si possono mangiare solo cibi crudi senza olio; il giovedì, giorno dell'Ultima cena, pietanze bollite con olio e vino; il venerdì non si mangia assolutamente nulla, e il sabato precedente la Pasqua si dovrebbero mangiare cibi bolliti, senza olio. La Pasqua segna la fine del Grande Digiuno e di tutte le limitazioni alimentari.
Russia Oggi ha raccolto alcune testimonianze.
Il sacerdote padre Vladimir
A coloro che temono di non riuscire a superare il digiuno posso dire che se lo si pensa come un sentirsi affamati, allora, naturalmente, c'è di che aver paura. Io personalmente attendo sempre il digiuno, per me è un'occasione per purificarmi spiritualmente e fisicamente. Con lo stomaco vuoto si prega meglio. Per i cristiani ortodossi il digiuno è un momento per riflettere sul proprio rapporto con il mondo e con Dio, una possibilità di lavorare su se stessi. Infatti, noi pecchiamo con il pensiero più spesso che con le azioni. In questo caso, astenersi dal peccato è molto più difficile. Il cervello è una sostanza così fine che non la si può comandare. Questo vale per tutti, e quindi anche per me. Io consiglio sempre ai miei parrocchiani di lavorare su se stessi durante il periodo del digiuno, di lottare per la propria anima. La prima volta per molti è difficile, perché percepiscono il digiuno come un supplizio. Ma non è così, elevarsi è sempre difficile. Altro che salire al cielo, provate anche solo a salire a piedi fino al sedicesimo piano. Scendere giù, invece, è facilissimo. Lo stesso avviene nel lavoro spirituale: elevarsi spiritualmente è faticoso, mentre cadere non costituisce alcuna difficoltà. Bisogna pensare non a ciò che si ha nello stomaco, ma a ciò che si ha nella testa.
Dmitri Erokhin (32 anni)
Ho
digiunato solo una volta, tre anni fa. Da tempo invidiavo le persone capaci di
limitarsi a tal punto nel mangiare. Ho sempre desiderato mettermi alla prova e
capire di che cosa si trattasse. Non mi ero preparato in modo particolare al
digiuno, semplicemente a un certo punto rinunciai ai latticini, alla carne, al
pesce e all'alcool. A quell'epoca ero orgoglioso di me stesso. Nella
mia famiglia nessun altro osservava il digiuno e, quindi, a volte dovevo
preparare da mangiare solo per me, a parte. Scegliendo i prodotti al supermercato leggevo attentamente gli
ingredienti sulla confezione, perché non mi capitassero per sbaglio uova o
latte. Anche al lavoro avevo difficoltà a trovare alimenti consentiti, perciò
mi nutrivo principalmente di noci e frutta secca. Ho
resistito per tutto il digiuno senza infrangere le regole, anche se nelle
ultime due settimane non mi sentivo molto bene. Poi ho capito che con la mia
motivazione di sperimentatore e con la mia vanità avevo offeso la vera essenza
del digiuno. Non sono una persona molto religiosa, ma alla domanda se credo in
Dio rispondo decisamente di sì. Pertanto quell'esperimento lo considero una
vergogna piuttosto che un risultato. Da allora non cerco più di dimostrare con
azioni isolate quanto sono bravo. Mi sforzo semplicemente di essere
un po' più onesto con quanti mi circondano e con me stesso.
Alena
Lanovaja (21 anni)
Credo in Dio, ma osservo
solo il digiuno pasquale. La prima volta che digiunai avevo sedici anni. Iniziammo
il digiuno per scommessa con le amiche, volevamo vedere chi di noi avrebbe
ceduto. Di noi tre ragazze solo una cedette, le venne la distonia, quella per
cui gira la testa e si perde l'orientamento nello spazio. Il medico le proibì
severamente di digiunare. Le prescrisse un periodo di riposo e un rigido regime
alimentare. Mia madre mi prepara kasha, insalate,
zuppe senza carne. Mi piace molto anche la frutta secca, soprattutto i
pistacchi, perciò posso mangiare per l'intera giornata solo noci e frutta
essiccata. Gli amici mi prendono in giro dicendo che mangio il mangime dei
criceti, ma a me non importa. Diversamente da loro, io almeno provo a vivere nel
rispetto dei comandamenti.
Sergei
Kolidenko (37 anni)
La
prima volta che digiunai fu molto tempo fa. Lo feci non tanto per motivi di
fede, ma per amore di mia moglie. Lei già allora aveva una forte fede in Dio e
osservava tutti i digiuni. In
seguito capii che per la fede in Dio non c'è bisogno di cercare dimostrazioni. E ora il digiuno per me non è un tormento, ma, al contrario, è una purificazione spirituale lungamente attesa. Cerco di
non guardare la televisione, di non farmi distrarre dall'incessante frenesia
quotidiana. In questo periodo provo una straordinaria leggerezza, mi sento
soddisfatto e capisco che sto facendo ogni cosa nel modo giusto. Ormai
il digiuno quaresimale per la nostra famiglia è qualcosa di abituale, e non ci
poniamo più la questione se osservarlo o meno. In vista dell'inverno surgeliamo
molte verdure, ma non solo per il digiuno, lo facciamo in generale. Durante il
digiuno ci tornano utili. Cuciniamo pasta, kasha
con i funghi, vari tipi di ragù vegetali. Non si può dire che il nostro
menù sia povero durante il digiuno: semplicemente non consumiamo alcuni
alimenti. Abbiamo due bambini, ma loro, naturalmente, non partecipano al
digiuno: bevono il latte e mangiano la carne. Quando la nostra figlia maggiore avrà
compiuto sette anni, le spiegheremo di che cosa si tratta. E allora sarà lei
stessa a decidere se vuole osservare il digiuno oppure no.
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