Grandi pulizie dell’Artico: si può partecipare come volontari a una grande missione ecologica

Georgij Andreev/archivio di Green Arctic
Tra i ghiacci dello sterminato Nord russo ci sono, secondo recenti calcoli, non meno di 4 milioni di tonnellate di rifiuti industriali e oltre 12 milioni di barili metallici in decomposizione. È ora di porre rimedio. E voi che fate quest’estate?

Secondo dei calcoli effettuati nel 2017, sulle zone costiere del Mar Glaciale Artico sono presenti fino a quattro milioni di tonnellate di rifiuti industriali e da costruzione, oltre a 12 milioni di fusti e barili metallici. Tra il 2015 e il 2017, l’esercito russo ha tenuto un’importante operazione di pulizia nella zona artica raccogliendo e rimuovendo oltre 16.000 tonnellate di rottami metallici. Sebbene sia un buon inizio, il problema dell’inquinamento nelle zone artiche russe richiede ancora molto lavoro e molta attenzione.

Da dove viene tutta questa spazzatura e che danni fa?

Varvara Semenova, coordinatrice del progetto Arctic Biodiversity Conservation presso il Wwf Russia, è stata in molte parti dell’Artico russo. Dice che anche solo come semplice osservatore, la quantità di spazzatura che ha visto durante i suoi viaggi era preoccupante.

“Il tipo di rifiuti dipende dalla regione. In quei luoghi in cui la vita era fiorita durante il periodo sovietico o dove si costruirono edifici come stazioni meteorologiche polari (per lo più abbandonate o trascurate dopo la caduta dell’Urss), i rifiuti sono ciò che resta di quello che una volta era qui. Ad esempio, edifici e costruzioni distrutti e abbandonati, enormi quantità di vecchi fusti usati per immagazzinare la benzina, ecc. La quantità di vecchi barili è quella che mi ha colpito di più. Anche quelle parti dell’Artico che ora sono territori protetti (Isola di Wrangel, Terra di Francesco Giuseppe) sono ingombre di vecchi barili arrugginiti”, racconta Varvara.

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Inoltre, molti di questi barili una volta contenevano benzina e altre sostanze chimiche. E anche i vecchi generatori diesel di elettricità abbondano. Man mano che si decompongono (molto lentamente), il materiale tossico che un tempo contenevano fuoriesce, entra nel suolo e, in generale, inquina la biosfera.

Il territorio artico della Russia si estende per 24.140 chilometri di costa lungo il Mar Glaciale Artico (o Oceano Artico, secondo l’Organizzazione Idrografica Internazionale), dalle acque sopra il Circolo Polare Artico del Mare di Barents a ovest, al confine con la Norvegia, fino al Mare di Bering e al Mare di Okhotsk nell’Estremo oriente. La costa russa rappresenta il 53% della costa artica.

Ovviamente, la quantità di rifiuti nell’Artico russo non è paragonabile a quella del Great Pacific Garbage Patch (“grande chiazza di immondizia del Pacifico”, a volte detta anche “isola di plastica”), ma è pur sempre un grave pericolo per la flora e la fauna della regione. In particolare, gli attrezzi da pesca scartati, i pezzi di plastica, le bottiglie e gli imballaggi provenienti da diversi Paesi provocano il rilascio continuo di microplastiche in acqua. Queste vengono poi consumati dai pesci, che sono a loro volta mangiati da animali più grandi, come i trichechi, ed entrano nella catena alimentare.

“Ora, quando gli scienziati studiano la vita marina nell’Artico, una delle cose che studiano sono i livelli di microplastiche negli animali. E questi livelli aumentano costantemente. Quindi, questa plastica si fa strada in cima alla catena alimentare artica”, aggiunge Varvara.

Tutti abbiamo visto video strazianti di mammiferi marini aggrovigliati nelle reti da pesca. Questo problema non è così grande nelle acque artiche come in altre parti del mondo, ma è pur sempre un problema che porta alla sofferenza e alla morte degli animali.

Inoltre, in luoghi come Novaja Zemljà si sta verificando un crescente conflitto uomo-fauna selvatica. Forse avrete visto video divertenti (a prima vista) di orsi polari che inseguono camion per la raccolta della spazzatura o banchettano con quello che trovano in giro. Ciò significa che questi animali grandi e pericolosi stanno entrando negli insediamenti umani, aumentando il rischio di attacchi, che portano infine alla morte dell’uomo o dell’animale. Inoltre, la disponibilità di cibo sotto forma di spazzatura fa sì che gli orsi polari caccino meno in mare, e questo può, potenzialmente, mettere in crisi l’intero ecosistema.

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Importanti operazioni di pulizia in corso

Fortunatamente, grazie al fatto che sempre più regioni artiche vengono promosse a uno status speciale di importanza federale, grandi operazioni di pulizia vengono organizzate abbastanza regolarmente e attivamente per sbarazzarsi di questa “eredità sovietica”, come la chiamano gli attivisti. Le operazioni sono supportate direttamente dal governo russo.

La valutazione e l’eliminazione del danno ambientale accumulato si è riflessa nella “Strategia per lo sviluppo della zona artica della Federazione Russa e per garantire la sicurezza nazionale per il periodo fino al 2020”, approvata dal Presidente russo nel febbraio 2013. Per attuare questa strategia, il Ministero della Difesa russo ha sviluppato e approvato la “Roadmap per l’eliminazione dei danni ambientali causati dalle attività sul territorio del Ministero della Difesa russo nella zona artica”.

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Di conseguenza, c’è stato persino un programma speciale tra il 2015 e il 2017, in cui i rifiuti nell’Artico sono stati raccolti da unità speciali del Ministero della Difesa, i cosiddetti “plotoni di pulizia ambientale”. Hanno ripulito territori utilizzati a scopi militari, caserme e altre infrastrutture della zona artica sull’arcipelago di Novaja Zemlja (nei villaggi di Belushja Guba, Rogachevo, Severnyj), sull’arcipelago delle Isole della Nuova Siberia (in particolare sulle isole Kotelnyj e Kildin) e altre strutture in zone artiche della Russia.

Un’altra pulizia di massa è stata organizzata e completata nel 2017-2019.

I volontari sono i benvenuti

Ci sono anche molti programmi di volontariato. Uno di questi è Green Arctic

“Abbiamo registrato Green Arctic come organizzazione nel 2014”, racconta Evgenij Rozhkovskij, presidente del programma. “Ma l’idea è nata durante la nostra pulizia dell’Isola Belyj nel 2013. È lì che sono emersi i concetti di ‘Fratellanza polare’ e di ‘Volontario artico’: raduni di volontari che la pensano allo stesso modo, che preferiscono trascorrere le vacanze estive a pulire l’estremo Nord piuttosto che in qualche resort balneare. Il nostro obiettivo principale è formare squadre di volontari che partecipino a spedizioni ambientali nei territori artici e ripristinare l’equilibrio ecologico della regione”.

Chiunque può fare domanda per diventare un volontario. Nel 2020, Green Arctic ha ricevuto 267 domande. Tra queste, 116 persone sono state selezionate per seguire uno speciale programma educativo di 30 ore. Alla fine, 48 persone sono state selezionate per poi continuare ad aiutare a ripulire l’Artico da barili arrugginiti e ferro abbandonato ed eliminare le discariche sulla costa del Mar di Kara sulle isole Belyj e Vilkitskij. Durante una delle loro spedizioni, i volontari hanno persino incontrato una squadra di pulizia dell’esercito russo e si sono scambiati idee su come rendere l’Artico un luogo incontaminato.

Negli ultimi 8 anni, 11 spedizioni di volontari composte da 230 persone provenienti da 23 regioni russe e 11 altri Paesi (Austria, Bulgaria, Germania, Israele, Cina, Ucraina, Cile, Kazakistan, Kirghizistan, Moldavia e Transnistria) hanno preso parte al programma. Complessivamente, circa 1.900 tonnellate di rifiuti metallici sono state raccolte e inviate agli impianti di riciclaggio. Inoltre, un cucciolo di orso polare è stato salvato!

Incoraggiamo i nostri lettori a trascorrere un’estate unica e a fare volontariato per ripulire l’Artico. È un’esperienza davvero gratificante! Ecco il programma per il 2021. 


Perché la Russia ritiene che l’Artide le spetti di diritto? 

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