L'estate delle donne

Mosca vista dal basso di un'italiana. I post
Credit: Niyaz Karim

14 settembre 2012

Babje Leto. Lo chiamano così, in Russia, il periodo in cui gli alberi del Gorky Park si tingono di giallo e foglie color miele ricoprono i marciapiedi dei viali alberati. Alzando lo sguardo, il cielo è terso e l’aria è tiepida e secca, e ci si illude di poter richiudere la giacca nell’armadio, almeno per un altro po’, dopo i primi aliti di freddo autunnale.

Babje Leto. Ovvero “l’estate delle donne”. È così che viene chiamato, nella tradizione russa, quel periodo di tepore autunnale, che strappa qualche grado di caldo al termometro ormai in discesa. Facendo riassaporare, ai moscoviti avidi di belle giornate, quel cielo terso che per qualche mese all’anno spinge tutti in strada e porta la gente nei parchi.

Generalmente attribuita ai primi giorni di settembre, quest’anno “l’estate delle donne” non si è fatta attendere, e i giornali si sbizzarriscono nel lanciare previsioni di caldo, invogliando le ragazze a sfoderare ancora una volta, forse per l’ultima, gonne corte e magliette leggere.

I moscoviti si godono gli ultimi giorni di sole prima dell'arrivo del freddo (Foto: Itar Tass)

Mi era venuto da sorridere, ricordo, la prima volta che avevo sentito questo nome. Immaginavo una vecchina col fazzoletto in testa e un grembiule a fiori. “Sono i giorni in cui il sole può ancora scaldare i visi delle signore”, mi avevano spiegato, nel tentativo di farmi capire il perché di un nome così bizzarro, precisando che si tratta però solamente di una delle tante versioni che cercano di spiegare l’origine di questo termine. Un po’ l’equivalente della nostra Estate di San Martino, mi dissi, cercando di ricordare a memoria tutte le strofe di Carducci.

“La nebbia agli irti colli. Piovigginando sale”. Ripetevo, ricordando di aver conosciuto, non molto tempo prima, due ragazze russe che conoscevano questa poesia a memoria quasi meglio di me.

E così in metro, fermata dopo fermata, mi misi a sfogliare il giornale alla ricerca delle previsioni meteo, per capire quanto ancora avrei potuto sfoggiare quel vestitino leggero che avevo acquistato al mercato rionale di Bagrationovskaja. Scacciando, in fondo ai pensieri, l’idea di dover ben presto rispolverare le calze di lana e gli scarponi invernali.

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