Banishevskiy, il campione di parola

Attaccante dell'Urss negli anni '60. Il prototipo del "ladro" in area di rigore
 
Anatoly Banishevskiy
(Foto: Wikipedia)

Un gattino che diventa lince. Imprendibile in area di rigore, con quasi venti reti segnate con la maglia dell'Unione Sovietica. Siamo in pieni anni Sessanta, l'Est è separato di fatto dall'Occidente. Dalla politica al pallone. Ed era difficile conoscere tutti i migliori calciatori che si imponevano a Oriente, nel campionato sovietico. Tra questi, Anatoly Banishevskiy, il campione che seppe mantenere una promessa. Era azero, nato a Baku, innamorato della sua città. Nonostante la corte serrata che arrivava da Mosca, dai club della capitale: il Cska Mosca, la squadra dell'Esercito, con la sua storia gloriosa alle spalle. Sino alle altre, Dinamo, Lokomotiv e pensieri arrivavano anche da Kiev, dalla Dinamo che spesso vinceva, anche in campo internazionale.

Ma Banya aveva promesso, sempre a Baku, lontano dalle luci di Mosca, anche dalle lusinghe che arrivavano da ambienti politici, perché il calcio era la cartina di tornasole per mostrare la forza del modello sovietico nel mondo. Per questo motivo, sarà eletto atleta del secolo in Azerbaigian.

Lui era un tipo semplice, rigoroso. In campo non per la fama, notorietà o soldi, che in verità finivano in minime quantità nelle tasche degli atleti sovietici. Ma Banya era protagonista mostrando attaccamento all'Urss con la casacca della Cccp, con oltre cinquanta partite ufficiali. Era un attaccante alla Pippo Inzaghi, leggenda del Milan e della Juventus. Ovvero, fiutava l'occasione, era sempre al posto giusto, al momento giusto. Un'opportunista dell'area di rigore. Per informazioni, chiedere al Brasile, che da Banya subiva la rete di un famoso 2-2 allo stadio Maracanà, il tempio pagano del calcio mondiale. In quell'epoca, contro la Selecao di un fantastico Pelè, era quasi impossibile non uscire dal campo con pesante passivo sul groppone.

Grazie anche a lui invece era la prima volta che i sovietici portavano via un risultato positivo contro una nazionale sudamericana. Merito di Banya, che aveva esordito in Nazionale poco tempo prima, nel 1963, a 17 anni. Il mito del calcio sovietico, Boris Arkadiev, l'aveva definito lince, vedendo in lui un talento raro, confermato dalla sequenza di reti in Nazionale. Convocato dal commissario tecnico Nikolai Morozov, segnava sette volte in otto partite, compresa una tripletta in una trasferta in Grecia, un gol contro il Galles a Cardiff, e ulteriori marcature contro l'Uruguay a Montevideo e Argentina a Buenos Aires. Per lui anche un gol ai Mondiali 1966, con la Russia che finiva quarta. Poi il ritiro, i dolori della vita, la morte a 51 anni. 

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