Vladimir Korotkov (Foto: Ria Novosti)
Il simbolo del tennis sovietico. Negli anni Sessanta, quando il movimento di atleti dall'Unione Sovietica non aveva la possibilità di mettersi in mostra nei tornei europei, australiani, americani. Niente professionismo, solo dilettanti. Vladimir Korotkov è tornato alla mente degli appassionati lo scorso 7 luglio, quando il giovane Andrey Rubley vinceva il Roland Garros junior, sulla terra rossa di Parigi, eguagliando l'impresa di Daria Kasatkina, che aveva trionfato il giorno prima. Korotkov era stato l'ultimo dall'ex Urss a riuscire nell'impresa, 48 anni prima.
E poche settimane dopo il successo francese, arrivava il bis più importante: coppa sollevata a Wimbledon juniores, l'università del tennis su erba, dove aveva già vinto l'anno precedente. Tra i più giovani, praticamente un fenomeno.
Forse il talento più puro venuto fuori dall'Unione Sovietica. Solo Marat Safin, controverso campione russo, due titoli del Grand Slam ed ex numero uno del mondo, ha mostrato un talento superiore al suo.
Korotkov si era formato all'accademia del Cska Mosca. Uno dei primi prodotti venuti fuori dalla rinascita della federazione tennistica sovietica, nel 1956. Quasi 30 anni prima, nel 1929, il partito comunista istituiva un organo per lo sviluppo del tennis nel Paese, l'Unione Sezione Tennis. E ci fu anche l'avvicinamento alle racchette dell'Occidente, con il moschettiere francese Henri Cochet che apriva una scuola a Mosca. Ma i suoi atleti, Eugene Korbut, Nikolai Ozerov, Antonina Nifontova e Vera Filippova quasi mai giocarono lontano dall'Urss. Anche se erano forti. Come Korotkov.
A 20 anni, in occasione delle Olimpiadi di Città del Messico 1968, il sovietico si appendeva al collo un bronzo in singolare ed un oro nella specialità di doppio misto. Praticamente imbattibile in Unione Sovietica, nei tornei internazionali senior non è però mai riuscito a brillare, dovendosi accontentare di un terzo turno agli Open di Francia.
Mancava l'esperienza, la conoscenza del gioco che poteva maturare solo girando per il mondo. Nell'era dei formidabili australiani: da Roy Emerson a Ken Rosewall passando per Rod Laver, che per due volte ha vinto nello stesso anno i quattro tornei del Grand Slam. Gioco d'attacco, tecnica, racchetta in legno. Per Korotkov agganciarsi a quel treno era impossibile. E non bastava l'impegno in Coppa Davis, dal 1969 al 1974, con il successo dell'Urss nella Zona Europea.
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