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Viktor Ponedelnik (Foto: Wikipedia) |
Un colpo di testa per la gloria. A sette minuti dal termine dei tempi supplementari, in finale contro la Jugoslavia agli Europei 1960. Il momento più alto della carriera sportiva, un pezzo di vita, come raccontava in varie interviste negli anni successivi.
Viktor Ponedelnik è considerato tra gli attaccanti più forti che l'Urss abbia mai schierato in competizioni internazionali. E ce ne sono stati tanti, da Eduard Streltsov a Igor Belanov, palle in rete in epoche diverse ma ugualmente storiche per la gloriosa Cccp. Ma quella rete siglata a Parigi per il 2-1 che ha cambiato le carte in tavola.
A 23 anni con gli occhi addosso dell'Occidente, che poco o niente sapeva del pallone che si giocava a Est. C'era la Cortina di Ferro, mondi separati, dall'Urss filtravano poche notizie. Ma le pressioni sugli atleti erano tante, forse eccessive. Erano la cartina di tornasole per mostrare la superiorità di un universo rispetto all'altro. E il calcio, come l'atletica leggera, il pattinaggio, l'hockey, a questo serviva. Lev Jashin parava il parabile, anche di più, con gli slavi (che avevano superato 5-4 in semifinale la Francia) in vantaggio e vicini alla seconda marcatura in tre-quattro occasioni.
Poi, il pareggio di Slava Metreveli, su errore del portiere avversario. Mentre Ponedelnik al 113esimo minuto metteva al sicuro la Coppa, il successo europeo. Lui che rischiò di non esserci nella lista dei convocati del commissario tecnico Gavriil Kachalin. Giocava nell'Ska Rostov, seconda divisione sovietica. E servì una tripletta al debutto in maglia sovietica nel 7-1 inflitto alla Polonia, maggio 1960, per staccare il tagliando verso la storia. Diventando un'icona nella memoria degli appassionati sovietici.
Assieme ai suoi compagni di squadra, Ponedelnik era un superbo atleta. E la condizione fisica fece la differenza in un torneo con tante defezioni, tra cui Italia, Germania Ovest e Inghilterra.
Gli inglesi, moderni inventori del gioco, non ritenevano la competizione alla loro altezza. Mentre l'Urss fu anche avvantaggiata dalla scelta del generale spagnolo Franco di porre il veto alla gara di quarti di finale tra le due Nazionali. Non c'era spazio sul territorio iberico per una casacca che veniva dall'ideologia comunista.
Con la rete di Ponedelnik cominciava un decennio calcistico con l'Urss al centro della contesa: Mondiali 1962, poi la doppia sfida con l'Italia nel 1963 per la fase finale degli Europei: ancora Ponedelnik in gol, sovietici avanti, Italia a casa.
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