Le fatiche d'oro di Vladimir Kuts

Francobollo dedicato a Vladimir Kuts (Fonte: Wikipedia)

Francobollo dedicato a Vladimir Kuts (Fonte: Wikipedia)

Una delle leggende del mezzofondo. Un dominatore delle piste d'atletica dopo la Seconda Guerra Mondiale

L'abitudine alla sofferenza. Che come ricompensa ha portato ori olimpici e la gloria eterna nel mezzofondo. Negli anni Cinquanta Vladimir Kuts in Unione Sovietica era l'immagine del successo della fatica. Ai Giochi olimpici di Melbourne, competizione in cui veniva alla luce nel calcio lo straordinario talento di Lev Jascin, il Ragno Nero, s'iscriveva tra le stelle anche lui, con il doppio successo sui cinquemila metri e i diecimila metri piani. Il primo fondista sovietico a salire sul gradino più alto del podio in una competizione olimpica.

Il 1956 era l'anno di grazia per la sua carriera ma Kuts riuscì a centrare tra il 1954 e il 1957 una serie incredibile di record mondiali sui cinquemila metri. Abbatteva un primato, gli avversari storici come il fenomeno cecoslovacco Emil Zatopek o l'inglese Gordon Pirie lo superavano, lui tornava in pista e riscriveva il record. Kuts emergeva in una gara sui cinquemila metri proprio contro Zatopek nel 1953, superandolo anche agli Europei di Berna, l'anno successivo.

Ed era proprio Zatopek che spingeva il sovietico ad andare oltre i suoi limiti fisici. Allenamenti massacranti, ore e ore in pista a cercare di limare quei decimi che potevano portarlo a un nuovo primato. La fatica dell'allenamento per Kuts era arrivata con il pugilato, a 20 anni, che lo aveva reso resistente e maturo. Assieme a sci nordico, sollevamento pesi, nuoto e canottaggio. Poi, la disciplina mandata a memoria nella marina militare dell'Unione Sovietica (era anche membro del partito comunista), in cui era entrato a 16 anni, dopo aver visto la sua città (Aleksino, era figli di ucraini) devastata dai nazisti.

Poi, il passaggio alla corsa, due volte al giorno. E i successi, forse secondo solo a Zatopek, più tattico mentre Kuts era una locomotiva. Che allo stadio Lenin di Mosca davanti a centomila persone, faceva segnare il record anche sui diecimila metri, in una una manifestazione del partito che prevedeva quella parentesi per glorificare le qualità dei figli della Rodina, la Patria. Dall'Urss a Roma, ancora successi. L'anno successivo ai trionfi olimpici, Kuts a Roma stampava il nuovo primato sui cinquemila metri, 13.35 minuti. Ci vollero sette anni per annullarlo. Ma gli eccessivi sforzi per migliorare la sua condizione fisica, per portare ai massimi giri il motore di Kuts, oltre a problemi di alcolismo (fino a 15 bottiglie di vodka in tre giorni), gli provocarono problemi di salute, fermando così la sua prodigiosa carriera.

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