Le quattro Olimpiadi di Inna

Inna Ryskal insieme alle compagne di squadra (Foto: Itar Tass)

Inna Ryskal insieme alle compagne di squadra (Foto: Itar Tass)

Moderna, rigorosa, una campionessa. Inna Ryskal ha cambiato, negli anni '70, la fisionomia della pallavolo mondiale

La tormenta del Caspio. Spesso, per inquadrare la carriera di una fuoriclasse, basta il soprannome, assegnato da stampa o tifosi. Ma Inna Ryskal, probabilmente la più forte pallavolista sovietica nella storia del gioco, ha aggiunto al piatto quattro medaglie olimpiche in altrettante edizioni dei Giochi. Due d'oro tra il 1964 e il 1976. Un privilegio che ha toccato il russo Sergey Tethiukyn e la leggenda del volley italiano Samuele Papi. L'arrivo alla pallavolo a 12 anni. Il talento era sconfinato, con la capacità di giocare sia in attacco che in difesa. Un dettaglio non scontato per la pallavolo dell'epoca.

Ma la Ryskin era avanti, atleta moderno, con il suo tecnico che sottoponeva il suo fisico a sedute estenuanti. Disciplina, sacrificio, dedizione. Con un arsenale di colpi, finte, soluzioni assolutamente nuove per il volley del tempo. Appena quattro anni dopo avveniva l'esordio con la gloriosa casacca della Cccp. Le sue radici erano azere, aveva esordito in un club, il Neftchi Baku, della piccola repubblica un anno prima. E il nonno aveva vissuto in prima persona gli eventi rivoluzionari del 1917, con l'Urss che si tirava fuori dalla Prima Guerra Mondiale. Per alcuni anni, il Giappone è stato il suo incubo sportivo, così come per la Nazionale sovietica. Sconfitta due volte su due finali olimpiche. La prima coincideva con l'esordio nazionale, nel 1964, con l'Urss che vinse tutte le gare tranne l'atto conclusivo contro i nipponici padroni di casa, si giocava a Tokyo.

E i giapponesi si ripetevano a Città del Messico, quattro anni dopo. Ma il periodo d'oro che piazzava Ryskal e Urss in vetta al mondo del volley arrivava tra il 1970 e il 1972. Tre successi in fila: Mondiali, Europei (otto successi su nove per 3-0) e titolo olimpico. In finale per la terza volta in fila contro il Giappone. Una partita da 144 minuti, vinta 3-2 dall'Urss, entrata di diritto nella storia della letteratura sportiva nelle Olimpiadi del terrore. E la Ryskal era nel sestetto iniziale nell'ennesima finale dei Giochi, a Montreal 1976, contro il Giappone: sovietici inesperti, vincevano gli orientali. Ma lei agguantava il suo primato, le quattro medaglie olimpiche. E non è più scesa dal podio dei primatisti

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