Di nuovo in sciopero

Roma e Mosca, due megalopoli in cui è difficile immaginare di spostarsi con mezzi alternativi al trasporto pubblico, senza inevitabilmente scoraggiarsi e perdere il senso dell'umorismo
 
 Niva Mirakyan
(Archivio personale)

Mi sono imbattuta per la prima volta nella parola "sciopero" a Roma durante i miei anni da studentessa. Se non ricordo male, mi stavo dirigendo a passo svelto, dopo lezione, verso la stazione della metropolitana più vicina, con l’ingenua speranza di arrivare a casa presto. Giunta all’entrata, mi trovai davanti a un enorme lucchetto e a un cartello che recitava, in maniera laconica: "Siamo chiusi fino alle ore 20.00". “Come chiusi?”, pensai indignata. “È forse possibile chiudere l’accesso al principale mezzo di trasporto pubblico?”.

A essere sincera, in Russia mi era già capitato di imbattermi in un cartello simile, ma solo all’entrata di negozi e piccoli supermercati: mai all'ingresso della metropolitana. La celebre metropolitana di Mosca non è solo la più bella metropolitana del mondo, ma anche la più affidabile. Immaginarsi che un giorno il suo staff decida di fermare i treni, anche se solo per un’ora, è impossibile, anche nel peggiore degli incubi. Del resto si tratta del mezzo di trasporto più popolare della città, che viene utilizzato da milioni di persone, tanto pendolari quanto turisti. Negli ultimi anni, sempre più moscoviti, anche piuttosto benestanti, infatti, stanchi degli ingorghi che si creano per le strade della capitale, intasando la circolazione per ore e ore, ricorrono alla metropolitana per spostarsi.

Passeggeri in attesa della metropolitana (Foto: Reuters)

A Roma, invece, queste spiacevoli sorprese, che mandano letteralmente in tilt la città, perché si tratta di scioperi a cui partecipano di norma tutti i sindacati del settore trasporti, sono piuttosto comuni. Questo tipo di scioperi spaventa soprattutto gli stranieri inesperti come me, che non sanno cosa fare e dove andare in casi simili. Provate solo a immaginarvelo per un attimo: vi trovate in un Paese straniero, dove, senza nessun preavviso (o anche qualora la notizia vi sia stata data, voi non parlate ancora molto bene la lingua e quindi non potete capire ciò che sta succedendo), tutto si ferma all’improvviso. Non avete i soldi per pagare un taxi, non avete avuto tempo di fare amicizia e quelle poche persone che conoscete sono tutte straniere, inesperte come voi. Un vero e proprio incubo. Poi, però, mi sono fatta le ossa, ho capito come funzionavano le cose e ho cominciato a tenere le orecchie ben aperte per vedere se sentivo nominare quella terribile parola, “sciopero”, che per me significava solo una cosa: “meglio non uscire di casa oggi”.

I romani sembrano essersi semplicemente rassegnati al fatto che gli scioperi ormai siano diventati una parte integrante della loro vita e che per una "strana" coincidenza la maggior parte di essi cada sempre di venerdì. Del resto, anche i conducenti della metropolitana sono persone, perché non possono allungarsi il fine settimana se alla fine nessuno concede loro un aumento di stipendio? Il discorso non farebbe una piega se perlomeno il trasporto funzionasse anche durante gli scioperi.

La metropolitana di Roma, inoltre, può solo sognarsi la ramificazione sotterranea di Mosca, anche per motivi puramente archeologici: la città eterna non può permettersi di piantare delle stazioni ovunque voglia. Cosicché, le persone si vedono costrette a usare l’unico "nodo di scambio" della città, quello di Termini, il quale, persino dopo quasi due anni di lavori di ristrutturazione, continua a ricordare i cerchi dell'Inferno della "Divina Commedia", nei quali si perdono anche i frequentatori più assidui di questa stazione. Vale la pena passarci quando piove per assistere a un'altra attrazione, durante la quale potete tenere tranquillamente aperti gli ombrelli, visto che sottoterra l’acqua cade con la stessa intensità che in superficie. Per gli stranieri, credetemi, è, in un certo senso, uno shock. Arrivano a Roma - una delle città più antiche e più belle del mondo - e si aspettano di vedere di tutto, ma non di certo una metropolitana che fa letteralmente “acqua da tutte le parti”. È anche vero, però, che il fascino di Roma è un po’ proprio questo: quello di sorprendere ogni volta.

Come se non bastasse, non si può nemmeno dire che i collegamenti autobus della città eterna siano così efficaci da poter compensare le pecche della metropolitana. Gli autobus, inutile nasconderlo, sono pochi e su di loro spesso non c’è spazio per tutti, di modo che, per potervici salire, bisogna dominare l'arte del “salta e spingi”, un "dono” che però viene con la pratica e solo dopo aver vissuto già un paio di anni a Roma. Ogni volta che riesco vittoriosamente a spremermi all’interno di un autobus, mi pongo sempre la stessa domanda: perché Roma non prende esempio da Mosca e non crea un servizio di minibus? Sono leggermente più cari rispetto agli autobus, ma meno costosi dei taxi normali. Ciò verrebbe in soccorso alla gente del posto e rallegrerebbe i turisti.

Altrimenti, mentre Roma non viene invasa dai minibus, è sempre possibile spostarsi a piedi. Perché no? Sempre, ovviamente, che il tempo lo permetta! È stato proprio a causa dell’ennesimo sciopero che una volta mi sono ritrovata a camminare per un'ora e mezza sulle strade collinari di Roma, cercando di convincermi che alla fine bisogna sempre guardare il lato positivo delle cose e che camminare fa molto bene alla salute. Ed è stato proprio mentre stavo camminando che ho capito, di colpo, perché in Italia il mezzo di trasporto più popolare è, è stato e probabilmente sarà ancora per molto, il buon vecchio motorino.

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