Ritratto della serie “Escape” (Fonte: Danila Tkachenko)
Danila Tkachenko (Mosca, 1989), ex allievo della rinomata scuola di fotografia Rodchenko, ha deciso di conoscere più da vicino, con l’ausilio della propria fotocamera, le persone che hanno scelto di lasciare tutto e tornare alla vita "selvaggia", lontano dalle città, e vivere a stretto contatto con la natura vergine. Le dimensioni della Russia lo permettono. In gran parte del suo territorio, infatti, la densità della popolazione è inferiore a meno di una persona per chilometro quadrato.
Nonostante sia nato nella città più grande d’Europa e nella capitale del Paese più grande del mondo, Danila Tkachenko ci spiega questo suo saggio fotografico, degno di aver vinto il primo premio di quest'ultima edizione del prestigioso concorso World Press Photo. Dopo essersi perso in una foresta a migliaia di chilometri da Mosca ed essersi sentito più vicino a se stesso, in lui è nato il desiderio di mettere in discussione quale sia il senso della libertà personale nella società contemporanea e si è così reso conto delle pressioni alle quali ciascun individuo viene sottoposto.
"Come continuare a rimanere fedeli a se stessi quando siamo prigionieri nel contesto sociale?", si chiede. Per rispondere a questa domanda, alcuni optano per il dissenso radicale, rompono con ciò che li lega, e tornano al luogo in cui tutto ha avuto origine: la natura. Nella serie "Escape", Tkachenko riunisce alcuni di questi eremiti contemporanei che abitano nella folta vegetazione che si estende tra la Russia e l’Ucraina. Gli sguardi delle persone ritratte nelle sue foto ci invitano a mettere in discussione quanta della nostra intimità abbiamo ceduto per soddisfare le esigenti obbligazioni sociali e il prezzo che, di conseguenza, abbiamo pagato.
Ritratto della serie “Escape” (Fonte: Danila Tkachenko)
Come è nato questo suo interesse per le persone che vivono al di fuori delle grandi città?
Una volta mi persi in una foresta del Territorio dell’Altaj, la repubblica russa che sorge al confine con la Cina e la Mongolia. Trascorsi un mese intero immerso nella natura selvaggia, da solo con me stesso, per la prima volta. In tale occasione capii che, forse, non ero chi credevo di essere. La società costruisce l'individuo a sua immagine e somiglianza. Dopo aver vissuto questa esperienza, ho iniziato a ricercare persone che avevano deciso consapevolmente di allontanarsi in maniera consapevole dalla società.
Come reagivano queste persone quando chiedeva loro di ritrarle per il suo progetto fotografico?
Alcune si rifiutarono di stabilire qualsiasi tipo di rapporto. Ciò per me era un po’ una seccatura perché riuscire a rintracciarle richiedeva molto tempo e parecchio sforzo da parte mia. Mi vedevo sempre costretto a passare per percorsi accidentati. In realtà, mi limitavo ad arrivare sul posto e a presentarmi: "Ciao, sono un fotografo e sarei interessato a documentare la sua esperienza...".
Quali sono i luoghi che scelgono per ritirarsi?
In generale si tratta di boschi selvaggi che sorgono a circa 20-30 chilometri dalla località più vicina.
Ritratto della serie “Escape” (Fonte: Danila Tkachenko)
Entrano in contatto con gli abitanti di queste località o li evitano?
Dipende. Alcuni sì perché si recano a questi centri abitati per scambiare prodotti che ricavano dal bosco con altri di cui hanno bisogno. Ma di solito non mantengono rapporti con nessuno, si nascondono. A volte, può essere che nella città più vicina non siano nemmeno a conoscenza della loro esistenza.
Ha individuato qualche tratto comune nella personalità di questi eremiti?
Dal momento che vivono separati dal sistema sociale dominante si comportano in maniera molto naturale e quindi esternano le loro emozioni liberamente. In questo sono molto simili ai bambini.
Che relazione stabiliscono con la natura?
La natura per loro è la loro casa. Si sentono in piena armonia con essa al punto di fondersi in un tutt’uno.
Secondo lei, come vede la cultura russa dominante questi stili di vita?
In Russia ci sono molti territori disabitati e selvaggi, dove l'ambiente sociale è alquanto inospitale. La storia del nostro Paese è quasi sempre stata segnata da sistemi politici totalitari in cui si impose con la forza il collettivismo, condannando brutalmente l’eterodossia, il diverso, tutti coloro che non rientravano nei modelli sociali consolidati e che vengono considerati dei reietti e degli emarginati.
Secondo quanto emerge dalla sua serie fotografica, ci sono più uomini che donne che decidono di isolarsi dalla società, non è così?
Sì, nel corso di questi tre anni, durante i quali mi sono dedicato alla ricerca di questo tipo di "rinnegati" sociali, mi sono imbattuto solo una volta in una donna eremita. E poco dopo ho scoperto che era morta.
Qual è il suo prossimo progetto?
Sto lavorando alla pubblicazione della serie "Escape", il libro verrà pubblicato dalla casa editrice tedesca Peperoni Books. La sua uscita nelle librerie è prevista per maggio.
Il futuro libro di Danila Tkachenko inizia con queste parole del regista Andrej Tarkovskij: "L'uomo non ha bisogno della società, è la società ad aver bisogno dell'uomo. La società è una misura forzata di protezione e sopravvivenza. A differenza degli animali gregari, l'uomo deve vivere da solo ... nella natura tra animali e piante, a contatto con essi.”
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