Parata per festeggiare il Giorno della Vittoria (Foto: Igor Russak / Ria Novosti)
Undici anni fa, alla vigilia del Giorno della Vittoria, nelle strade di Yuzno-Sakhalinsk ho visto appendere le lanterne della Stella Rossa. La maggior parte delle persone che conoscevo, in particolare i miei amici studenti, erano in animo di festeggiare e non pensavano che i giorni feriali compressi tra i due periodi di festa di maggio offrissero un buon motivo per riprendere il lavoro o gli studi. Verso la fine di tutto quel gran festeggiare, che si potrebbe paragonare alle feste di Fine Anno, arrivava poi un’occasione seria, una mattina di riflessione e riconoscenza: le lanterne stanno a simboleggiare la coraggiosa e intrepida Armata Rossa che vinse la micidiale guerra che distrusse molte regioni del mondo, trasformando buona parte della Russia Europea in un cumulo di macerie.
Nel 2003 Yuzno-Sakhalinsk, come tutte le città grandi e piccole di questo paese, organizzò una piccola cerimonia militare presso il monumento dedicato alla Seconda Guerra Mondiale. Quella, probabilmente, fu la prima volta che assistetti a un assembramento di una gran folla in una città che contava 180mila abitanti. Sembrò quasi che l’intera popolazione si fosse riversata in piazza per assistere alle commemorazioni. Moltissime persone portarono costosi bouquet di fiori. Le rose rosse creavano uno splendido contrasto con il marmo nero del monumento e il cielo grigio.
Nella Seconda Guerra Mondiale persero la vita 27 milioni di persone in tutta l’Unione Sovietica. Sarebbe difficile trovare anche solo una famiglia di una cittadina qualsiasi che non abbia perso una persona cara in quel lungo conflitto. Quando ho deposto un mazzo di fiori presso il monumento, mi sono sentito osservato in modo strano e con ammirazione, e un signore sulla sessantina mi ha poi avvicinato per chiedermi di dove sono. Quando gli ho risposto che sono indiano, si è illuminato tutto e mi ha detto di essere sicuro che i libri di storia indiani parlano correttamente dei sacrifici che i sovietici hanno affrontato durante la guerra.
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Dopo avermi manifestato la sua gratitudine per aver dimostrato così tanto rispetto per il paese che mi ospita, il signore ha tirato fuori l’argomento delle isole Curili. “Sono fortemente contrario al fatto che Russia sia disposta a cedere anche una minuscola parte delle isole Habomai al Giappone” ha detto. “Nessun territorio dovrebbe essere restituito a un paese che si è alleato con la Germania nazista”. Nel maggio del 1945 Yuzno-Sakhalinsk era ancora governata dai giapponesi e si chiamava Tahohara. L’Unione Sovietica riuscì a scacciare i giapponesi dalla parte meridionale di Sakhalin nel settembre di quell’anno e molti veterani di guerra furono trasferiti sull’isola: costoro si portarono appresso storie tremende di guerra e di sopravvivenza nei campi di concentramento nazisti.
Le autorità sovietiche e russe si sono sempre opposte ai concetti stessi di nazismo e fascismo, e opporsi a queste ideologie rientra tra i presupposti sui quali si fonda lo stato moderno russo. Ecco perché in Russia l’organizzazione ucraina Settore Destro e il partito Svoboda sono stigmatizzati. Alla cerimonia solenne e alla parata delle forze armate fanno seguito i programmi culturali. Questi avvenimenti in genere suscitano enorme entusiasmo, specialmente tra i più giovani partecipanti che apprezzano il fatto di essere visti dal pubblico straniero. I programmi sono più coloriti e vivaci nell’Estremo Oriente Russo, perché includono anche performance di popoli indigeni di quella regione. Dopo i programmi culturali, arriva il momento dei barbecue all’aperto e di godere del bel tempo primaverile. Il mio primo Giorno della Vittoria mi sembrò proprio un Giorno di Primavera, dato che le temperature si mantennero sui 15 gradi. Si può dire che questa festa sia un po’ il punto di non ritorno per l’inverno: i mesi estivi e le vacanze si profilano all’orizzonte.
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Negli anni successivi, ho assistito a queste stesse celebrazioni in regioni diverse dell’Estremo Oriente Russo. I festeggiamenti più grandiosi sono stati quelli della città portuale di Vladivostok, con una parata nella quale ha sfilato anche la Flotta del Pacifico. La città si è animata anche con un buon numero di concerti, organizzati in buona parte dalla comunità studentesca che ha anche costituito il grosso del pubblico. I fuochi artificiali in prossimità dell’oceano sono stati i migliori che si possano ammirare nel paese subito dopo quelli di Mosca. Le celebrazioni più memorabili del Giorno della Vittoria alle quali ho assistito sono state però quelle della piccola cittadina di Alexandrovsk-Sachalinsky, un centro di diecimila abitanti per i quali questa occasione è la più importante di tutto l’anno per prendere parte ai festeggiamenti. Non ho visto grandiosità o sfarzo, ma per essere una cittadina storica la cui popolazione si è dimezzata negli ultimi cinquant’anni la celebrazione è stata molto densa di significato. Da nessuna altra parte in Russia avevo mai assistito a una simile testimonianza di spirito comunitario. Esistono migliaia di città disseminate nell’enorme territorio russo e il Giorno della Vittoria è un’occasione buona come non mai per ammirare il meglio della cultura russa moderna.
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