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Niva Mirakyan (Archivio personale) |
Secondo i dati Eurostat, l’Italia è la nazione europea che parla meno inglese. Tale rapporto, che suona quasi come una condanna a morte, mi ha riportato alla mente, per quanto strano possa sembrare, alcuni ricordi molto divertenti.
Quando decisi di trasferirmi a Roma, non riuscivo neanche a immaginare che quasi per un anno sarei stata muta come un pesce. Concorderete con me che questo in Italia equivale a una tortura.
Io sono sempre stata la chiacchierona del gruppo, il silenzio non fa per me. Sono capace, ad esempio, di parlare di niente per quattro ore di fila con un’amica, per poi riprendere con mia madre. Arrivata in Italia senza conoscere la lingua, ingenuamente pensavo di poter abilmente “emergere” all’interno del gruppo utilizzando la lingua più internazionale tra tutte: l’inglese. Immaginate la mia sorpresa quando capii che questa lingua in Italia non rientra, diciamo così, nelle grazie neanche delle persone che lavorano in un contesto internazionale.
Clienti al bar (Foto: Alamy / Legion Media)
Come risultato, quasi ogni uscita per me finiva per essere un totale e indescrivibile fiasco. Capitava di essere in pizzeria con i miei nuovi amici italiani, i quali teoricamente conoscono l’inglese, ma che non vogliono, per ovvie ragioni, sforzarsi di usarlo dopo le ore d’ufficio. E io mi sentivo come un cane che capisce tutto (difatti, devo ringraziare quello stesso inglese, che ha per fortuna molte radici in comune con l’italiano), ma che non può rispondere e sorride a caso come uno stupido. Ma il momento peggiore si verificava quando qualcuno mi rivolgeva una domanda e qui mi “salvava” ogni volta la frase standard “Mi scusi, ma non ho capito bene” (la imparai, per ogni evenienza, il giorno dopo il mio arrivo).
Ritornando a casa sempre sconsolata, mi chiedevo tutto il tempo “ma perché a Roma, la capitale d’Italia, nota come la culla della civiltà, tutti si ostinano a non voler parlare inglese? Non dovrebbe risultare più facile una lingua con una base latina per gli italiani e non per i russi?”.
Quando mi sono imbattuta in una ricerca dell’Eurostat, decisi subito di chiedere agli stessi italiani. Da parte loro, il “problema” non viene negato: “Dal mio punto di vista, in gran parte è colpa dei mass media italiani che, a differenza di quelli stranieri dove vengono mostrati film e programmi in diverse lingue già dalla prima infanzia, non pongono sufficiente attenzione alle lingue. Ci sono anche altri motivi, come il metodo d’insegnamento scadente delle lingue nelle scuole. E lo stesso fatto di vivere in una penisola ha svolto il suo ruolo”, dice la mia amica Cinzia, che ha affrontato la questione in Commissione Europea.
Per quanto mi riguarda, il sollievo è arrivato nel momento in cui mi sono resa conto che a Roma, dove brulicano milioni di turisti incantati, la conoscenza della lingua di Shakespeare e Dickens non solo non aiuta, ma anzi provoca più fastidi che altro. Inoltre si può sopperire all’italiano con altri metodi di comunicazione più sofisticati. I gesti e il sorriso smarrito si sono rivelati il modo migliore e più efficace per stabilire un contatto con i romani. Alla fine, è risultato che non solo hanno iniziato a indicarmi la strada, ma si prendevano la briga di accompagnarmi persino a destinazione. Per cui a parte l’inglese, anche Google maps non mi era più utile. E proprio grazie al calore e all’umanità delle persone, alla fine sono riuscita a sbloccarmi e piano piano ho iniziato a imparare l’italiano.
Forse gli italiani non parlano inglese intenzionalmente, affinché gli stranieri pigri come me si dedichino allo studio della lingua più bella del mondo? Effettivamente, perché dovrebbero parlare inglese? Dopo tutto, quando si va a Londra, non si pretende che un inglese parli italiano...
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