La più bella della festa

Mosca vista dal basso di un'italiana. I post
Credit: Niyaz Karim

Lavati, vestiti, truccati. No, i trucchi no! “Quello lo facciamo noi. Tu occupati di trovare l’abito adatto”. Festeggiare il proprio compleanno a Mosca può rivelarsi una faccenda complicata. Soprattutto se a gestire il dietro le quinte della festa sono le amiche russe, più preoccupate dell’ingresso trionfale della festeggiata che della torta che rischia di bruciarsi in forno. Essere belle, in Russia, può rivelarsi una questione di vita o di morte. “Dovrai essere la più bella della festa. E gli occhi di tutti dovranno essere puntati solo su di te”. Un’affermazione che suona come una minaccia per me, abituata ai miei soliti jeans logori e a quell’unico paio di scarpe da ginnastica che ha macinato chilometri, preparandosi ora a fare i buchi.

Niente da fare. Volendo arrivare sana e salva alla festa, non ho potuto fare altro che arrendermi. E abbandonarmi alle sapienti mani delle mie amiche, fresche di manicure


Dalle scarpe ai trucchi, ogni dettaglio è importante per le donne russe (Foto: Lori / Legion Media)

È iniziato così il lungo rito di preparazione alla serata. Dalle unghie ai capelli, dalle labbra alle ciglia (finte, ovviamente), Masha e Alina hanno dispensato preziosi consigli, collezionati in anni e anni di sedute da parrucchieri ed estetiste.

Scandalizzandosi davanti alle mie unghie non curate e alla scarsa varietà del mio guardaroba, con estrema pazienza hanno iniziato a dare un senso agli straccetti del mio martoriato armadio. Con un sopracciglio inarcato hanno scartato gonne, bocciato vestiti infeltriti e letteralmente cestinato una camicetta che io conservavo con affetto, senza voler ammettere che, effettivamente, aveva fatto la sua epoca. 

“Ci siamo. I vestiti li abbiamo trovati. Ora prendi i trucchi”. Sghignazzando alla vista di una matita per le sopracciglia che io ingenuamente mi ostinavo a mettere sulle palpebre, Alina ha iniziato a truccarmi come fossi un bambolotto sul quale poteva sfogare il suo estro, giustificata dal poter “punire” la mia non-femminilità cronica. La mia sobria ineleganza, quindi, è andata a farsi friggere. E vendetta fu: per oltre due ore mi hanno tenuto in ostaggio con creme, ombretti, pinzette e pennellini. Mi hanno messo e rimesso il rossetto. Si sono scatenate con fondotinta, fard e brillantini. Hanno laccato le unghie color prugna. E poi sono passate ai capelli. Trecce, code e poi ancora trecce. La disputa su quale fosse l’acconciatura migliore è stata lunga. E non sono riuscita a oppormi all’utilizzo delle ciglia finte. 

Dopo oltre due ore di preparazione il risultato per loro è stato soddisfacente: davanti a sé avevano una vera “festeggiata”, agghindata come dio comanda. Un po’ alla russa, devo ammettere. Ma pur sempre elegante. 

Il dolce, purtroppo, non siamo riuscite a salvarlo: si è bruciato in forno, completamente abbandonato a sé stesso. Ed è rimasto lì a ricordarmi che, a Mosca, essere belle è la regola numero uno di una festa. 

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