Lo sguardo di una russa sull'Italia

Da quasi cinque anni Niva vive e lavora a Roma. E ora, senza dimenticare le proprie origini, racconta il Belpaese. Ricordando quel nonno perdutamente innamorato della Città Eterna
Niva Mirakyan (Foto: archivio personale)

Quale russo non vorrebbe vivere in Italia? Vi potrà sembrare difficile crederlo, ma, nonostante mi consideri una persona piuttosto cosmopolita, non ho mai sognato di trasferirmi né in Italia né in nessun altro Paese del mondo. Mi sono sempre ingenuamente considerata una di quelle persone che pensano che ognuno di noi nasca dove è più utile. Eppure, come tutti sappiamo, al destino a volte piace essere beffardo e, neanche volesse farlo apposta, ci coinvolge proprio in quelle avventure che cerchiamo disperatamente di evitare.

È stato così che nel settembre del 2009 sono approdata a Roma, dove sono riuscita a concludere il mio personale "piano quinquennale italiano" in meno di quattro anni: ottenere un diploma, lavorare in una delle più grandi aziende del Belpaese, cambiare radicalmente il mio profilo professionale e, soprattutto, avere un bambino.

Nella patria di Dante e di Michelangelo bisogna davvero darsi da fare per sentirsi “utili”. Per riuscire a evitare di smarrirsi nella mistica e caotica Roma, bisogna appellarsi invece a forze quasi “ultraterrene”. Visto che per il momento continuo a “stare a galla” e che non sono stata ancora inghiottita dalle correnti del Tevere, posso quasi azzardarmi a dire che queste “forze ultraterrene” sono, nonostante tutto, dalla mia parte.

Voglio essere sincera. Mi è capitato più di una volta di voler lasciar perdere tutto e tornare in Russia, un Paese dove già da tempo non devo dimostrare niente a nessuno, dove ho un certo status, dove vivono i miei genitori e il mio giro di amici e conoscenti. Credo che sarete d’accordo con me sul fatto che una cosa è venire in Italia (o in qualsiasi altro Paese) in qualità di turista, che tutti amano e a cui tutti sorridono perché sanno che prima o poi se ne andrà, e un'altra, invece, è cercare di vincere l’attenzione della popolazione locale e riuscire a mescolarsi con essa, per quanto aperta e gentile questa possa essere. Alla fine, però, tra una cosa e l’altra e per tutta una serie di circostanze, mi trovo, paradossalmente, ancora qui, in questo meraviglioso Paese che è l’Italia.

Devo confessare che ho come l'impressione di essere arrivata in questo Paese, con il quale non avevo inizialmente nessun tipo di relazione diretta, per volere del destino. Anzi, potrei persino dire che l’interesse per questo Paese mi è stato trasmesso geneticamente. Nei lontani anni ’60, quando in epoca sovietica viaggiare all'estero era come volare sulla Luna, mio nonno paterno ebbe l’opportunità di visitare più volte il Belpaese su invito del Partito Comunista Italiano. Impegnato a spiegare ai suoi colleghi italiani i sapienti principi “dell’ideologia più giusta del mondo", egli non poté fare a meno di sviluppare una profonda simpatia per il Paese più bello del mondo. E vent’anni più tardi, non passava giorno che mio padre, diplomatosi al Conservatorio come tenore drammatico, non ascoltasse ininterrottamente, nella sua casa di Mosca, le arie delle opere italiane eseguite dai celebri Mario Del Monaco e Franco Corelli o non facesse discorsi su quanto eccezionale fosse l’Italia, un Paese che ha dato al mondo di tutto e di più. Deve essere stato proprio mio padre, innamorato oltre ogni misura dell’Italia, ad avermi infuso una sorta di ammirazione verso tutto ciò che è italiano. Vi faccio un esempio che vi farà capire chiaramente l’intensità del suo amore per questo Paese.

Quando un giorno, improvvisamente, gli dissi: “Papà, me ne vado per sempre in Italia”, lui mi rispose con tutta la tranquillità del mondo, nonostante fossi la sua unica e adorata figlia: “Vai pure figlia mia. Se la felicità nel mondo esiste davvero, la puoi trovare solo in Italia”.

Il desiderio di scoprire se ciò fosse vero, non fece altro che alimentare ulteriormente la mia curiosità. Non v'è pertanto da stupirsi se poi, in davvero poco tempo, il mio interesse per quanto succede nel Belpaese e per i suoi pittoreschi abitanti sia diventato il mio attuale lavoro. Un lavoro che mi ha permesso di raccogliere un sacco di aneddoti interessanti che ho deciso, con molto piacere, di condividere con voi, su questo blog.

Tutti i diritti riservati da Rossiyskaya Gazeta

Questo sito utilizza cookie. Clicca qui per saperne di più

Accetta cookie