Vsevolod Bobkov (Foto: Dmitri Donskoy / Ria Novosti)
Un gol per l'Urss. E per evitare le punizioni di Stalin. Vsevolod Bobrov era il cecchino del Cska Mosca che faceva gol in ogni partita del campionato sovietico, nel primo Dopoguerra. Ottantadue reti in 79 partite con il club dell'Esercito. Ma quella più importante fu messa a segno nella prima partita dell'Urss alle Olimpiadi di Helsinki 1952. Contro la Bulgaria, con i sovietici che per la prima volta partecipavano a una competizione internazionale. C'era l'esigenza di confrontarsi con i Paesi borghesi. Era ancora in corso la guerra in Corea. Mentre il gelo tra Stati Uniti e Urss, la Guerra Fredda, era al suo apice con la minaccia dell'atomica.
Così, nel villaggio olimpico i Paesi dell'Est erigevano una specia di cortina di ferro per evitare i contatti con l'Occidente. Stalin, nonostante l'inesperienza dell'Urss nei tornei calcistici di alto livello, pare avesse preteso la vittoria finale. E decise di affidare la squadra al tecnico Boris Arkaediev, allenatore della Dinamo Mosca. Nonostante la scarsa preparazione dei calciatori sovietici nelle competizioni mondiali, Arkadiev – che si era formato sui dogmi del calcio di qualità dei Paesi Baschi di fine anni Trenta, mentre l'Italia vinceva due edizioni dei Mondiali -, riusciva ad allestire una squadra altamente competitiva, che nelle amichevoli precedenti il torneo olimpico (che giocò tutte sotto mentite spoglie per paura di figuracce) batteva (2-1) addirittura l'Ungheria di Puskas, fenomeno del Real Madrid.
Con l'avvicinarsi delle Olimpiadi si moltiplicavano le pressioni dal Cremlino. Non era contemplata la sconfitta, soprattutto contro una potenza occidentale. Anche perché nel villaggio olimpico i Paesi dell'Est avbevano eretto un muro di gomma per evitare il contatto con le altre nazioni nei Giochi del cecoslovacco Emil Zatopek,dominatore del fondo, triplo oro ineguagliato nel gran fondo: cinquemila metri, diecimila, la maratona. La Nazionale sovietica andava in campo contro i bulgari, contro cui aveva pareggiato in due circostanze a Mosca. Atmosfera pesante. Dopo il vantaggio bulgaro, in quattro minuti Bobrboov scriveva un pezzo di storia. Prima il suo pareggio, poi l'assist per la rete del sorpasso di Trofimov. Vittoria. L'Urss affrontò poi la Jugoslavia negli ottavi di finale. E i rapporti tra Stalin e Tito avevano preso una brutta piega dal 1948 (slavi fuori dal Cominform). La gara finiva 5-5. Nel replay – non esistevano allora i tempi supplementari – l'Urss perdeva 3-1. Fuori dai Giochi, tutti a rapporto da Stalin, compreso l'eroe Bobrov.
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