Lezioni di italiano firmate Tinto Brass

Mosca vista dal basso di un'italiana. I post
Credit: Niyaz Karim

Pavel allunga una mano. E da dietro la curva spunta un’auto scura, con i vetri fumé e una crepa che attraversa l’intera lunghezza del parabrezza. “Smolenskaya. Vicino alla metro. 600 rubli”. Il tassista improvvisato fa un po’ di storie. Cerca di alzare il prezzo ma poi si vede costretto ad accettare. 

Che fossimo già in cinque, quindi in sei con il guidatore, è un dettaglio di poco conto. “Tanto siamo magroline. Ci stiamo perfettamente in quattro nei sedili posteriori”, dice Masha al ragazzo al volante, battendo le lunghe ciglia (finte), senza dargli possibilità di replica. Sono le tre del mattino. E nel week end le strade principali di Mosca continuano a essere trafficate come in pieno giorno

Strizzati come sardine in scatola, iniziamo a blaterare uno sopra la voce dell’altro, in un mix di russo-inglese-italiano, reso necessario dalla presenza di due ragazzi di passaggio, Chiara e Marco. Lei, con le gambe accavallate sulle mie. Lui, la faccia pressata contro il finestrino. In pochi minuti l’auto si appanna. E i vetri già scuri diventano ancora più scuri. 


Taxi abusivi nella notte di Mosca (Foto: Eva Canta)

Masha racconta della sua mattinata al mercato, di come il fruttivendolo abbia cercato di fregarla e di come il rublo stia crollando a picco, facendo aumentare a dismisura il costo della vita. Con il suo inglese incerto, e il russo inesistente, Marco si affida alle traduzioni di Chiara per comunicare con lei. 

Improvvisamente, dai sedili anteriori, si leva la voce del tassista, che, in un italiano zoppicante, chiede da quale parte d’Italia veniamo. Alla sua domanda, Chiara non può che rispondere con un’altra domanda. “Come mai parli italiano?”. 

“Brass. Tinto Brass. Ho visto molti film suoi”. Restiamo tutti esterrefatti. I russi, perché non hanno capito nulla. Noi, perché abbiamo capito fin troppo. Chiara e Marco scoppiano in una sonora risata. “Tu hai visto i film di Tinto Brass?!”, gli fa eco Marco, spalancando la bocca. Ormai le risate non si tengono più. Masha, elegante e sempre posata, ascolta con imbarazzo la spiegazione su questo regista, i cui film evidentemente sono ben conosciuti anche nella lontana Russia. 

Con uno sgangherato accento dell’Est, il ragazzo inizia a elencare i titoli delle pellicole che hanno contribuito ad “arricchire” il suo italiano. Ci racconta di averne viste parecchie da ragazzino. E di aver imparato così, in maniera sicuramente discutibile, a comunicare nella lingua di Dante. Anziché lasciar cadere la conversazione (che per la pudica Masha si stava facendo imbarazzante), Marco inizia ad alimentare l’entusiasmo del tassista, soddisfatto non tanto per aver incontrato, in quella situazione così improbabile, un complice segreto, quanto per aver avuto la prova che le inusuali “lezioni di italiano” di Tinto Brass sono effettivamente servite a qualcosa.

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