In quel mondo parallelo chiamato Olimpiadi

Volontari a Sochi (Foto: Mikhail Mordasov)

Volontari a Sochi (Foto: Mikhail Mordasov)

La stanchezza, le gare, la rigidità dei controlli di sicurezza. Tutto, a Sochi, sembra accadere in un’altra dimensione. Soprattutto per i volontari che lavorano notte e giorno per seguire le competizioni

Tutto va avanti come al solito. Ormai ci siamo abituati a questo strano ritmo di vita, a tal punto che ci sembra che sia sempre stato così: le levatacce al mattino presto, gli interminabili viaggi a bordo di treni e autobus, gli innumerevoli controlli di sicurezza, le gare, il ritorno a casa a tarde ore e questa sensazione, quasi eterna, di stanchezza, che però è una stanchezza piacevole…

Molti dei miei compagni si trovano nella mia stessa situazione: nessuno di noi ha idea di come sarà tornare alla vita reale. Stare a Sochi è come vivere in una realtà parallela, del tutto separata dai problemi quotidiani, dal lavoro, dagli studi, dalla frenesia di tutti i giorni, e caratterizzata da nuove responsabilità e nuovi divertimenti.

Questa sensazione è rafforzata da un senso di totale sicurezza. Prima dei Giochi Olimpici la maggior parte delle discussioni ruotava proprio intorno a questo tema, e tutti non facevano che preoccuparsi per la propria sicurezza e quella dei loro cari. Conosco persone che si sono rifiutate di venire a Sochi solo perché avevano paura che l’evento non fosse abbastanza sicuro. Poi, però, quando arrivi qui, ti rendi conto che tutte queste preoccupazioni sono davvero inutili. Tutto lo spazio in cui si svolgono i Giochi, tanto a Sochi quanto a Krasnaya Polyana, è organizzato in modo tale che nessuna persona estranea o non autorizzata possa accedervi. In pochi giorni ti abitui ai costanti e stringenti controlli di sicurezza e di identità, e non appena la preoccupazione iniziale si acquieta ti rendi conto di trovarti nel luogo, forse, più sicuro e protetto del pianeta in questo momento. Persino i giornalisti, che sono soliti avere una lingua piuttosto tagliente, smettono ben presto di ridacchiare sul fatto che gli autobus, che collegano una struttura olimpica all’altra, vengono ogni volta sigillati per impedire l'ingresso di persone non autorizzate o estranee. Sì, è divertente, potrebbe essere il giusto pretesto per farsi una risata, tuttavia, ora che i lavori sono iniziati a pieno ritmo, perdere del tempo per eseguire ogni volta un nuovo controllo sta diventando un lusso inammissibile, a tal punto che è meglio viaggiare su autobus sigillati che arrivare in ritardo a causa di controlli addizionali.

Il carattere singolare di tutto ciò che sta avvenendo passa in un secondo piano, e le cose, che nella vita di tutti i giorni ti sarebbero sembrate strane o poco comuni, diventano la norma. Nessuno si stupisce più, quando il capo comunica via radio agli operatori dei mezzi di trasporto che si è verificato un cambio negli orari degli autobus e al termine della conversazione, senza cambiare tono di voce, aggiunge, “... e che possiamo vincerle tutte!". L'unica cosa che ti passa per la testa in quegli istanti è chiederti a quale vittoria di tutte quelle possibili, in quel determinato momento, egli si stia riferendo? È anche vero, però, che con l'inizio delle partite di hockey, questa domanda risulta tutt’altro che necessaria.

Nessuno si sorprende più davanti alle accese discussioni che si creano per il possesso del telecomando, nel centro stampa, quando due giornalisti non riescono a dividerselo perché uno vuole seguire la gara di slittino e l’altro quella di pattinaggio di figura. Nessuno si meraviglia più quando a causa della famigerata gara di pattinaggio di figura ci permettono di arrivare un po’ in ritardo all'inizio del turno di lavoro, unicamente per permetterci di vedere gli esercizi di riscaldamento, anche se solo fino a metà. È diventata poi una consuetudine ritrovarsi ad aspettare, alla fermata del autobus, accanto a personaggi celebri del mondo dei media e dello sport di cui sei fan. E non ti sorprendi neanche più quando ai controlli di identità ti ritrovi a controllare nomi che ti risultano così familiari che ormai ti escono dagli occhi. Nessuno, infine, presta più attenzione al fatto che gli orari di lavoro possono non coincidere con quelli del tuo compagno di stanza a tal punto che ci sono persone che non sanno nemmeno che aspetto abbia la persona che dorme nel letto accanto al loro.

Ora, tutto questo è la nostra nuova vita quotidiana. E continuerà a esserlo perlomeno fino al termine dei Giochi.

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