Inizia il count down

Curiosità e retroscena, a poche ore dall'inizio ufficiale dei Giochi invernali di Sochi

Le prime gare sono cominciate 24 ore prima della cerimonia di apertura. La maggior parte degli impianti sportivi aveva già aperto le sue porte agli atleti almeno un giorno prima dell’apertura ufficiale dei Giochi Olimpici.

Va detto che tutti i partecipanti si trovano in una forma fisica ideale. O sarebbe meglio dire, che tutti si stanno sforzando di essere nella forma fisica ideale per le 20.14 del 7 febbraio. Sempre che la fortuna li assista.

All’ingresso del complesso alberghiero “Roza Khutor”, da dove partono le cabinovie dirette all’Extreme Park che porta lo stesso nome, in cui si svolgeranno le gare di freestyle e snowboard, si piantano freneticamente dei giovani abeti lungo la strada. Con la stessa frenesia accanto alla stazione ferroviaria di Krasnaya Polyana si verniciano i ponti.  Dovunque si spazzano i marciapiedi con uno zelo tale, come se da questo dipendesse il destino delle medaglie olimpiche della Nazionale russa. In qualche punto del parco olimpico restano ancora i bidoni pieni di spazzatura che promettono di svuotare di minuto in minuto già da due giorni. E negli impianti del cluster montano, come sul trampolino da sci, la trascuratezza può trasformare tutto in una bella pozzanghera di cemento liquido.

Ma tutte queste sono inezie rispetto all’entusiasmo con cui le persone reagiscono e si appassionano, cercando di far al meglio il loro lavoro. Malgrado tutto. Nell’impianto in cui lavoro io le prime gare si sono svolte nella frenesia e nel caos come sempre accade. Durante una delle riunioni il nostro coordinatore ci ha fatto un discorso che potrebbe suonare come il motto dei Giochi Olimpici di Sochi: “Siete in pochi ad avere avuto un’esperienza olimpica e la stragrande maggioranza di voi è qui per la prima volta, tuttavia qualche volta il buon senso e l’entusiasmo contano più di qualunque esperienza”. 

Nell’impianto tutto comincia ad acquisire ora il ritmo giusto. Attorno si aggirano folle di volontari, coordinate da manager e tutor, e le visite all’impianto continuano senza sosta: le “guide” si suddividono le zone, ripetendo meccanicamente all’infinito le loro spiegazioni.  Non tutto funziona così automaticamente: per esempio, gli addetti stampa non sono ancora riusciti a capire esattamente come funziona l’area riservata alle interviste brevi e qualche volta cercano di infilarsi nella zona sbagliata, non riservata ai giornalisti. A incrementare il caos già esistente ci pensano anche gli atleti. Ieri sono stata testimone di una scena strepitosa: gli atleti canadesi prendendo alla lettera la frase “dovete passare attraverso la zona mista”, hanno superato allegramente le barriere saltando con gli sci. Ad ogni modo, questa gaffe per il primo giorno la si può anche perdonare.

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