Un rito all'ombra del mistero

Le chiese del Cremlino di Mosca (Foto: Igor Konovalov)

Le chiese del Cremlino di Mosca (Foto: Igor Konovalov)

Il Natale ortodosso e le sue radici incise nelle profondità dell'animo russo. Segni e simboli della festa appena trascorsa

Freddo, stelle cristalline e misteriosa luna impreziosiscono la candida neve con i ricami d'argento. La Regina dell'Inverno ha indossato la sua magica veste. Nella notte ogni cosa è immota, tace. Tutto e tutti hanno atteso la nascita del divin bambino...e solo la neve luce.

Contrariamente al Capodanno che, a parte le differenze gastronomiche, somiglia a quello occidentale, il Natale ortodosso conserva intatto il suo carattere religioso. Alla Vigilia le chiese, che i fedeli chiamano templi, si riempiono di gente che viene e va. Le funzioni religiose, nel susseguirsi di vespri, veglie e liturgie sono interminabili e le persone vi assistono in piedi. Canta il coro. Il sacerdote, scortato da diaconi e chierichetti esce dalle Porte Regali dell'altare recitando le antiche preghiere. Sulle portacandele ardono, alte e sottili, le candele di cera d'api. L'aria, pervasa dall'oro medievale delle icone fluisce nel fumo denso degli incensi, negli sguardi obliqui dei santi, fino a confondersi con il calore delle candele accese.  

 

E se per caso vi si spegne una candela interpretatelo pure come un cattivo presagio. Ogni tanto qualcuno, mentre esce o entra, apre le porte della chiesa e l'aria gelida e salubre investe gli astanti, assorti nelle preghiere. E qui va detto che i russi credono fermamente nel potere soprannaturale della preghiera. Per l'intercessione dei santi chiedono al Signore ogni cosa: benessere, salute, amore e persino la vendetta divina per i torti subiti. Dio è con loro. Mentre si fanno il segno della croce, mentre si genuflettono. Egli è nelle loro confessioni, obbligatorie prima di una comunione, nelle lacrime e nei sorrisi. Nelle mani incrociate sul petto mentre attendono, rigorosamente a digiuno, il loro turno per ricevere la comunione, somministrata sotto forma di un pane speciale, "prosfora", intinto nel vinsanto.

Ed ecco che ha inizio il rito dell'Eucarestia:" Riceve la comunione servo o serva di Dio... " e il sacerdote pronuncia il nome del fedele. A sacramento avvenuto il chierichetto addetto versa ai comunicandi del vino intiepidito e tutti si congratulano per la felice osservanza del Mistero Eucaristico.


Le campane del Cremlino di Mosca (Foto: Igor Konovalov)

Per i russi fare la comunione alla Vigilia di Natale è come ricevere una particolare indulgenza divina. Il Signore è nelle loro speranze, è nel miracolo della Natività. Per i credenti ortodossi la liturgia è un'esperienza di fede e bellezza. E ogni singola chiesa può vantare una sua aura mistica. Tra i fedeli si usa dire "namolennyi hram" - tempio pregno di preghiere - il che significa che in quel tempio permane la potenza e l'energia benefiche delle preghiere di molta gente. Le chiese stesse, i templi dall'architettura bizantina, sono una parte indivisibile dei tipici paesaggi russi.

Gioisci, stella, che manifesti il sole,

Gioisci, alba del misterioso giorno.

(Antica metafora slava)

La fine e l'inizio della liturgia si annuncia dall'alto della torre campanaria," zvonniza" con un vero e proprio concerto di campane diretto dai maestri campanari! Sentiste che giubilo! Attaccano le campane grandi e un portentoso suono si espande, echeggiando a lungo negli angoli più lontani delle vie, delle piazze e dei vicoli. Alle campane grandi rispondono quelle medie - squillanti e gaie - e infine raccolgono il suono le campanelle allegrissime, leggere, festose, argentine. Ogni siffatta campana ha una sua voce, distinta e propria. Si chiama "peresvon" - il suono alternato delle campaneÈ un suono di festa e di mera gioia. La gioia che al termine delle funzioni accompagnerà i fedeli  fino a casa e starà con loro alla tavola imbandita di Natale. Brinderà insieme a loro con un bicchierino, "stopka", di vodka  alla salute e alla fortuna dei commensali e canterà con loro i canti natalizi, "koliadki", augurando ogni bene al padrone di casa. Rimarrà con loro per giorni e giorni ancora, nei buoni propositi e nel desiderio sincero di una vita secondo i precetti cristiani, "po- hristianski". Magari in attesa di un miracolo. E i russi ai miracoli ci credono sul serio.

Confidami i tuoi vivi sogni,

parla all'anima;

quel che a parole non esprimi

alita in essa coi suoni.

(A. Fet)

E non può di certo mancare nella notte di Natale il sogno d'amore che il cuore di ogni innamorato o innamorata anela. Pensate solo che nell'antica Rus' lui chiamava lei " anima mia" e lei si rivolgeva a lui con " luce dei miei occhi"...

***

Fammi le carte, balia, amica mia,

Oggi è la notte di Natale.

Dimmi, cosa? -  sarà un appuntamento

Una conversazione o una missiva?

È uscita per me la dama di picche

Oppure la dama di quadri, proprio lei?

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