Per tutti in vasca era Maciste. Un centrovasca grosso, potente, anche agile, di gran classe. Aleksandr Kabanov è considerato tra i migliori atleti sovietici tra gli anni Settanta e Ottanta. Assieme alla saracinesca umana, il portiere Evgenij Saronov, era la punta della Nazionale sovietica allenata dal maestro Boris Popov che vinceva l’oro olimpico ai Giochi di Mosca 1980.
Otto successi in altrettante partite. Avversari inondati di reti, un’orchestra che suonava in piscina. Per il coronamento di un dominio tecnico imposto dall’Urss, che partecipava per la prima volta alle Olimpiadi 1952, a Helsinki. E che portava nella spaziosa bacheca sovietica nei successivi 40 anni due medaglie d’oro, due d’argento, quattro di bronzo. E un oro, un argento e due bronzi ai Mondiali.
Kabanov, come in molti altri casi, si era avvicinato alla pallanuoto solo per caso, a poco più di dieci anni. Accompagnando il fratello maggiore Volodya in una piscina di Mosca, per gli allenamenti. Un anno dopo entrava nella squadra giovanile, nonostante l’età. Anche se in famiglia lo sport andava di moda. La mamma era ingegnere-sprinter sulla pista di atletica mentre il padre, soprattutto durante il servizio militare, giocava sia a calcio che hockey, in assoluto gli sport più praticati in Unione Sovietica. E sempre lui nel tempo libero portava a vedere partite i figli Volodya e Alexander.
Ma Maciste preferiva il basket. Che però alternava con la pallanuoto. In pochi mesi cresceva di 15 centimetri. Aveva talento sia sotto canestro che con costume e una canotta. “Non importa in che squadra giocasse Kabanov. Non era solo un centrovasca che faceva gol oppure un creatore di gioco. Era un leader nei momenti decisivi. In un momento poteva chiudere la partita” dirà di lui Boris Popov, il guru della pallanuoto sovietica. Kabanov sceglieva la piscina. Il passaggio al piano superiore avveniva nella generazione vincente della Moscow State University (MSU).
Poi l’esordio nella Csk Navy. E un altro balzo decisivo per la carriera di Kabanov avveniva in Italia, nei Giochi della Gioventù 1970. Protagonista assoluto nel successo finale dell’Urss. L’anno precedente Maciste era entrato a far parte della rosa titolare della Nazionale sovietica. Poi, il successo olimpico ai Giochi di Monaco 1972. Messi in fila team forti come Messico, Jugoslavia, Italia. E la nazionale italiana fu sconfitta dall’Urss anche nella partita inaugurale delle Olimpiadi, otto anni dopo. In quell’edizione casalinga, i sovietici battevano anche gli ungheresi, rivali storici. Il bis a Los Angeles non ci fu: il Cremlino restituiva con gli interessi il boicottaggio statunitense a Mosca.
Tutti i diritti riservati da Rossiyskaya Gazeta