Aleksandr Ragulin, il difensore perfetto (Fonte: Dmitri Donskoy / Ria Novosti)
Era perfetto. Impossibile da superare. Un punto di forza della Nazionale sovietica di hockey che ha segnato la storia negli anni Sessanta e Settanta. Aleksandr Ragulin è ancora un simbolo. Aveva mosso i primi passi sportivi nel calcio. Poi, l’hockey su ghiaccio, con l’esempio dei due fratelli che giocavano in seconda divisione sovietica. Tre medaglie olimpiche (1964, 1968, 1972), dieci titoli mondiali con l’Invincibile Armata sovietica, tra il 1962 e il 1973. E nove campionati centrati con il Cska Mosca. Mentre nel 1966 veniva eletto miglior difensore dei Mondiali.
Un campione che diventava mito. Molto amato, soprattutto dalle donne. E ricercato dalle più importanti franchigie della National Hockey League. In una decade sportiva dove i professionisti statunitensi e canadesi guardavano dall’alto verso il basso l’hockey europeo, nonostante la potenza sovietica e cecoslovacca. Ragulin non aveva mai pensato un secondo di lasciare l’Urss. Avrebbe potuto guadagnare cifre astronomiche, misurarsi con i migliori, cambiare la sua vita, quella dei suoi cari. Diventare una star nel torneo americano, anche nella formula a sei squadre, prima del 1967, “ma avrebbe voluto dire diventare un disertore, avrei tradito il mio Paese”.
Un gigante tutto d’un pezzo che non annusava il profumo dei dollari. Sui principali giornali sovietici veniva proposta la sua caricatura in formato cartone animato, un orso gigante invalicabile, con gli avversari in mazza e caschetto che erano letteralmente rimbalzati sul ghiaccio.
Il top della sua carriera, nonostante titoli mondiali e medaglie olimpiche appese al collo, ci fu alle Summit Series, sette sfide che opponevano Urss e Canada.
Il Signore degli Anelli che conquistò Roma
Ragulin doveva vedersela con Phil Esposito, totem della Nhl che con i Boston Bruins, nella stagione precedente, aveva messo a segno 76 reti, arrivando a concludere in porta 550 volte. Un cecchino che diventava mortale, di spalle e a pochi metri dal portiere. Per intenderci, al primato si è avvicinato negli ultimi anni solo il fenomeno russo Aleksandr Ovechkin ai Washington Capitals, con cento tiri in meno.
Ma Ragulin riusciva a limitare Esposito, uno scontro tra orsi che portava l’Urss a vincere tre delle sette partite, pareggiandone un’altra. Con i canadesi che erano fischiati dai loro sostenitori. E per il difensore sovietico, la conferma che avrebbe potuto sfondare in America e anche l’ingresso nella Hall of Fame dell’hockey.
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