Una bellezza divina non tramonta mai. E dieci anni di lontananza dai campi di tennis non hanno scalfito bellezza e fascino. Anna Kournikova, la Lolita delle racchette. Tra le tenniste più discusse, sottovalutate e meno amate dalle colleghe del circuito Wta.
Il pubblico di Roma se ne innamorò al Foro Italico nel 1997, agli esordi. Completino nero, lunga treccia bionda, bellezza e sensualità su un campo da tennis in terra battuta. Sei anni dopo diceva basta all’agonismo, ad appena 23 anni. Infortuni, forse poca volontà di allenarsi, di soffrire avanti e indietro da fondocampo, con una schiena malandata. Una debolezza mentale che ha dettato i tempi di una carriera controversa, con zero successi in singolare.
E alcuni lampi: una semifinale a Wimbledon, un quarto di finale agli Australian Open, una finale a Miami, l’ottava posizione nella graduatoria mondiale (nel 2000). E due titoli del Grand Slam in doppio, in Australia (1999 e 2002) con Martina Hingis. Non poco, considerando la fama cucita sulle spalle di Divina senza vittorie.
Troppo poco, invece, per un talento che aveva tutte le potenzialità per preparare il terreno a Maria Sharapova in vetta al tennis russo e mondiale. Anna Kournikova sarà ricordata soprattutto perché apripista di un movimento tennistico – le ragazze provenienti dal blocco ex sovietico – che in precedenza aveva espresso solo qualche stellina presto appassita. E che invece, dall’inizio del nuovo secolo, ha invaso i piani alti del tennis femminile.
Una vera occupazione. Da Elena Dementieva, Svetlana Kuznetsova, Anastasia Myskina. E soprattutto Maria Sharapova, bella e fashion quanto Anna, ma con una bacheca di successi, con i trofei del Grand Slam, con la prima posizione nella classifica mondiale. Tutte tenniste, esclusa la Sharapova, dal gioco monotema.
Potenza, qualità atletiche, recuperi da fondocampo, grugniti con decibel alle stelle. Ma la Kournikova era diversa. Aveva talento, il suo tennis era bello e divertente. Soprattutto con il rovescio bimane, il suo colpo migliore, con il serve and volley, una rarità nel panorama orientale, nonostante un servizio non irresistibile.
E la sua diversità veniva fuori anche fuori dal rettangolo di gioco. Tra copertine patinate, dettagli glamour sulla sua tormentata vita amorosa. Flirt, storie vere, l’amore lungo anni con il cantante Enrique Iglesias, figlio di Julio, su cui tabloid e riviste ricamano con frequenza.
Tutti i diritti riservati da Rossiyskaya Gazeta