La Russia svela i dati sulle riserve di gas e petrolio

Le scorte complessive di gas per la categoria ABC1 sono di 48,8 trilioni di metri cubi (Foto: Ufficio Stampa)

Le scorte complessive di gas per la categoria ABC1 sono di 48,8 trilioni di metri cubi (Foto: Ufficio Stampa)

Le cifre ufficiali sono risultate due volte superiori alle stime fatte dagli auditor stranieri. Per ottenere un quadro oggettivo, il Paese dovrà riformulare il suo sistema di classificazione in conformità agli standard mondiali

Il 5 luglio 2013 il primo ministro Dmitri Medvedev ha firmato un ordinamento per rimuovere il sigillo di segretezza dai dati sulle riserve di gas e petrolio. Mantenuti segreti fin dall’epoca sovietica sono stati pubblicati soltanto ora.

Le riserve di petrolio in Russia al 1° gennaio 2012 ammontavano a 17,8 miliardi di tonnellate per la categoria di riserve accertate (AB) e probabili (C1) e 10,9 miliardi di tonnellate per quelle valutative preliminari (C2). Le scorte complessive di gas per la categoria ABC1 sono di 48,8 trilioni di metri cubi, e 19,6 trilioni nella categoria C2.

Il ministro dell’Ambiente Sergei Donskoj ha dichiarato: “In un momento di lotta per gli investimenti il sottosuolo rappresenta un importante vantaggio concorrenziale e non ha alcun senso nasconderlo”. Ora il dicastero ha intenzione di pubblicare ogni anno i dati sulle riserve.

Il sigillo “top secret” sulle cifre delle riserve di gas e petrolio era stato apposto ancora ai tempi dell’Urss. L’Unione Sovietica non rientrava in alcuna organizzazione di controllo internazionale, pur essendo uno dei maggiori esportatori di idrocarburi. Secondo i dati dell’Opec, nel 1990, dall’Urss proveniva l’11,6 per cento dell’export mondiale di petrolio, mentre le quote più consistenti erano fornite da pochi altri Paesi: Arabia Saudita, Iran, Venezuela, Norvegia.

All’inizio degli anni Novanta, le ex aziende sovietiche vennero privatizzate e si ritrovarono in una situazione in cui dall’economia dei piani dovevano passare in modo operativo a un sistema di mercato del lavoro. Così per la prima volta le imprese fecero di propria spontanea volontà una verifica delle loro riserve.

Nessuno ovviamente mantenne segreti i risultati, tanto più che molti estrattori di gas e petrolio diventarono pubblici e quando ci si quota in Borsa è obbligatorio fornire simili informazioni; ufficialmente però i dati non erano stati pubblicati.

La decisione definitiva di svelare le informazioni è stata presa a febbraio 2013 dalla Commissione presidenziale del Tek (Complesso energetico e di combustibili).

Come riferito dalle fonti, l’idea era stata originariamente di Igor Sechin, presidente della più importante compagnia di estrazione petrolifera al mondo, la Rosneft (dal 2008 al 2012 sopraintendeva alla dirigenza del Tek). Sechin aveva più volte sottolineato che, nonostante la sua società fosse la più grande al mondo tra quelle pubbliche per riserve di petrolio, a causa della mancanza di una comunicazione ufficiale dei dati sulla Russia, l’azienda veniva sottovalutata.

Non possedendo informazioni ufficiali dal governo, gli auditor occidentali riportano cifre due volte inferiori. Secondo le stime dell’“Osservatorio statistico per l’energia mondiale” della compagnia BP, le riserve russe di petrolio alla fine del 2012 erano di 11,9 miliardi di tonnellate, mentre quelle di gas raggiungevano i 32,9 trilioni di metri cubi. Il resoconto evidenzia al primo posto il Venezuela, con 46,5 miliardi di tonnellate di petrolio, al secondo l’Arabia Saudita, 36,5 miliardi di tonnellate, e al terzo il Canada con 28 miliardi di tonnellate. Partendo dai dati pubblicati la Russia può rientrare tra i primi tre leader mondiali.

Se ne potrà parlare, però, soltanto quando le autorità della Federazione risolveranno la questione della non conformità del sistema vigente di classificazione agli standard mondiali; nella valutazione delle riserve dei giacimenti infatti il sistema post sovietico non tiene conto dell’economia di estrazione di gas e petrolio, mentre gli standard mondiali (PRMS e Sec) prevedono un giudizio di redditività dell’estrazione. “Per questo, secondo le norme internazionali le riserve di petrolio risultano inferiori, ma si tratta del greggio la cui estrazione porta sicuramente degli utili”, spiega Valerij Nesterov, analista di Sberbank Investment Research.

Oggi nei rapporti tutte le imprese russe utilizzano il PRMS e il Sec. Il Ministero dell’Ambiente russo propone un’alternativa e benché i dettagli non siano ancora stati resi noti, si precisa che il sistema si avvicinerà a quello mondiale e che la nuova classificazione è già stata destinata alla verifica nella compagnia petrolifera, mentre se ne ipotizza un’adozione integrale all’inizio del 2014.

Gli attori del mercato, va detto, non ne vedono il senso. “Lavoreremo comunque secondo gli standard PRMS, e il passaggio a una nuova classificazione richiederebbe spese aggiuntive. Per di più per gli auditor, almeno al momento, un nuovo documento non avrebbe nessuna legittimità” spiega un top manager della grande azienda petrolifera russa. Valerij Nesterov incalza: “Gli investor che vogliono lavorare in Russia hanno dati completi sugli attivi che li interessa. Anche per i giacimenti più piccoli hanno fatto una loro verifica”.

Igor Sechin è convinto che i dati pubblici sulle riserve permetteranno di attirare nel settore nuovi investor stranieri. Anche le autorità russe lo sperano. “La decisione di mantenere segrete le riserve di gas e petrolio era ridicola. Viviamo già da più di 20 anni in rapporti di mercato, qui da noi lavorano molti investitori stranieri e siamo interessati ad aumentarne la presenza, non abbiamo più niente da nascondere” sintetizza una fonte vicina al governo, chiedendo di rimanere anonima.

L'autore è un corrispondente di “Kommersant”

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