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Credit: Niyaz Karim |
23 giugno 2013
La burocrazia, elefantiaca in Russia tanto quanto in Italia, indossa costume e infradito ed entra in piscina. Il caldo record di giugno a Mosca non dà tregua e, una domenica, mi sono chiesta cosa ci fosse di meglio se non andare a fare un tuffo in una piscina pubblica all'aperto, dato che non mi fido della balneabilità di laghetti e affini.
Ho fatto un'indagine un po' in giro, per trovare quella più comoda per vicinanza a casa: così tra The bassein a Sokolniki o quella del Centro Olimpico dello Sport Acquatico, la mia scelta è caduta sulla Tchayka a Park Kultury, una delle più famose e più antiche.
Me ne avevano parlato anche piuttosto bene: spazi separati per adulti e bambini e centro fitness; un paradiso, insomma, anche d'inverno, figurarsi con queste temperature.
La piscina scoperta Tchajka, a Mosca, aperta anche d'inverno (Foto: Ilya Pitalev/RIA Novosti)
Ma solo di un piccolo particolare i miei amici avevano dimenticato di avvertirmi, forse perché la ritenevano una cosa normale, ovvero munirmi di un certificato medico da presentare all'ingresso. Cosa che mi viene puntualmente chiesta al pagamento del biglietto giornaliero.
Non avendo un certificato a disposizione, ecco allora che passo la visita del medico in sede. E anche la burocrazia è appagata.
Al mio rientro a casa, raccontando alle mie coinquiline la giornata in piscina, ho fatto presente che avevano omesso nei loro suggerimenti un particolare importante, che, però, alla fine sembrava rappresentare una novità solo per me. Fare un certificato medico prima di un tuffo, dopo aver misurato la pressione arteriosa e controllato l'assenza di funghi sotto i piedi, per loro era la cosa più normale del mondo. Come i tanti permessi scritti e gli innumerevoli documenti che servono spesso per fare qualunque cosa a Mosca, anche per rilassarsi tra le onde.
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